RIFLESSIONI SU LE ROSE DI VERSAILLES studio MAPPA
Sull'amore di Oscar e André
di Cetty
ATTENZIONE, CONTIENE SPOILER!
Ad un mese esatto dal rilascio di
Netflix de Le Rose di Versailles e alla luce delle molteplici
visioni (necessarie affinché si possa giudicare alla meglio un qualunque
prodotto e, confesso, alle quali sono stata anche costretta dai miei figli -
soprattutto della prima parte >.<), ho sentito ancora l'esigenza di fare
chiarezza su alcune cose.
Parto dall'assunto che io rientro nella categoria
di quei fan che, prevedendo l'impossibilità che in due ore di film si potesse
condensare una storia talmente ricca di eventi e sentimenti, si aspettava già
che non sarebbero potute essere presenti tutte le scene e, inevitabilmente, che
anche la stessa rappresentazione di quegli eventi narrati nel manga sarebbero
stati giustamente condensati e adattati in maniera adeguata alla durata,
appunto, del film. Come ho già esposto credo piuttosto ampiamente, sia nella
sezione dedicata al lungometraggio su palazzodellarosa.it, sia nei commenti
dell'omonima pagina e nel Lady Oscar Italian Fan Club, rientro nella categoria
di chi, pur riconoscendo le enormi pecche del film e, quindi, l'occasione
mancata per noi fans, tutto sommato ha ritenuto questo prodotto Mappa un
discreto prodotto, a tratti anche buono.
Tuttavia, una delle cose che ho
fatto - e non sono stata la sola - più fatica ad accettare è stata l'assenza di
una dichiarazione, di una confessione esplicita, da entrambi o anche solo da una
parte, dei sentimenti d'amore dei protagonisti che, quasi di botto, passano la
notte insieme dichiarandosi solo dopo reciproco amore. Abituata come sono
all'anime e, volendo, anche al manga, in cui questi aspetti sono ampiamente
esplicitati e trattati, la cosa mi ha totalmente spaesato ma, confesso, al
contempo l'idea mi intrigava, mi ha dato qualche spunto di riflessione sulla
possibilità che due persone che hanno vissuto tutta la vita così vicine, possano
capirsi su una cosa così importante senza che nessuno dei due lo espliciti a
parole?
Noi siamo il pubblico, abbiamo bisogno di sapere chiaramente come si
svolgono i fatti, abbiamo bisogno che i personaggi esplicitino in un modo o
nell'altro le proprie intenzioni, in maniera anche abbastanza chiara (almeno,
così sono io, infatti sono consapevole di essere spesso logorroica n.d.a). Ma
poi ho cercato di approfondire, di pensare come potrebbero pensare loro e ho
realizzato che, anche se avrei preferito più chiarezza, non è del tutto fuori
luogo, forse, l'assenza di una o più dichiarazioni. Il che non vuole certamente
giustificare la scelta di sceneggiatura, assolutamente. Continuo a pensare che
sarebbe bastato veramente poco per essere più espliciti.
Tuttavia ho cercato di capire se
possa essere una scelta così campata in aria come inizialmente mi è sembrato che
fosse. Per capirlo meglio, è necessario avere chiaro alcuni punti.
Per prima
cosa, in questo lungometraggio la vita di Oscar e André non è visitata
da nessun personaggio che possa in qualche modo insinuarsi nel loro modus
vivendi. Lo stesso Fersen, ad un certo punto, non si vede neanche più. Oscar e
André sono qui come due rette parallele: è vero che non si incontrano ma
continuano in loro percorso in modo stabile, senza nessun tipo di evento che
possa loro distrarli dal loro percorso di vita, che possa minare la loro
amicizia (persino nella scena del vino!) e, cosa ancora più interessante e non
da sottovalutare, il fatto che Oscar ribadisca ad André la preziosità della sua
presenza accanto a sé, che gli è grata per il suo supporto, perché grazie a lui
può fare quello che vuole e, forse le parole più importanti, quelle che gli
rivolge quando André le porta il vino avvelenato in cui, ripercorrendo la sua
vita fino a quel momento, realizza che in ogni momento importante c'è lui, c'è
sempre stato lui. Che di per sé è una cosa piuttosto ovvia ma il fatto che senta
il bisogno di dirlo indica non soltanto la consapevolezza di quello che dice ma
anche la volontà di farlo presente alla controparte, come se volesse usare una
sorta di metalinguaggio per dire altro: mi viene in mente l'inizio de LA STORIA
FANTASTICA in cui il giovane servo Westley, in risposta ai comandi di
Bottondoro, le risponde sempre e solo "Ai tuoi ordini" fino a quando lei si
rende conto che il giovane, in realtà, vuole dirle altro. Nel caso di Oscar
quasi certamente, almeno fino ad un certo punto della storia, è una cosa che fa
senza intenzioni particolari ma poi, da Girodelle in poi, la situazione cambia.
Dice ad André che qualunque cosa sia accaduta la sera prima (si riferisce al
vino) lui gli è sempre stato vicino e lei vuole che anche in futuro sia così,
che vuole continuare ad averlo vicino. Indirettamente è anche un modo per
rassicurarlo che non si sposerà mai ma più che focalizzare il suo messaggio su
questo ("Non mi sposerò mai, con nessuno", nel manga, "Credo che non mi sposerò
tanto presto", nell'anime) , gli ribadisce che vuole averlo vicino, una
necessità che non deriva da un supporto materiale ma più da una necessità
emotiva che, se vogliamo, è una novità questo suo dire e ribadire la volontà che
la loro relazione non cambi, che per lei è assolutamente un qualcosa di ovvio e
scontato (nel senso buono del termine). Poi sarà durante il dialogo con
Girodelle che avrà chiaro quello che ha nel suo cuore. Prima risponde alla
domanda diretta di Girodelle che non sa se ricambia l'amore di André, che non ci
ha mai pensato perché il loro rapporto è sempre stato talmente indissolubile da
impedirle di capirne o interrogarsi sulla sua reale natura ma, quando conclude
di non poter essere felice sapendo che André non lo sarebbe se lei si sposasse e
che per questo, non può assolutamente accettare la sua proposta di matrimonio,
dichiara implicitamente di tenere talmente tanto a lui che tale sentimento non
può che considerarsi amore (tanto che Girodelle ribadisce la natura concreta e
profonda dei suoi sentimenti per lo stesso motivo di lei ossia che se lei fosse
infelice anche lui lo sarebbe e, quindi, non può che ritirare la sua proposta
per lo stesso amore che prova per lei).
Prima di andare oltre, bisogna
ritornare indietro e analizzare: come fa Oscar ad avere certezza dell'amore di
André? A differenza di manga e anime, non è presente l'esplicativa scena della
camicetta e nemmeno quella antecedente al ritorno di Fersen dall'America in cui
Oscar e André fanno a botte in una taverna di Parigi e André le ruba un bacio
dicendo di amarla "così tanto" mentre la porta tra le braccia, lei
apparentemente semi incosciente ma in realtà abbastanza in sé da commuoversi,
affranta probabilmente dall'essere oggetto di amore e di sofferenza per André
esattamente come Fersen lo è per lei in quel momento. Dicevamo, qui gli unici
indizi che lei può avere per comprendere i sentimenti dell'amico sono il
ribadire che lui le starà sempre accanto, come ha sempre fatto (anche se questo,
se vogliamo, è pure il suo dovere in quanto attendente) ma è probabilmente la
noncuranza con cui lui le dice che è disposto a sacrificare il suo occhio in
qualunque momento per te, subito dopo essere stato ferito a dare
maggior chiarezza ad Oscar del tipo di sentimento che lui prova per lei. In un
mondo in cui le parole hanno un significato più profondo di quello letterale,
parole del genere accompagnate da mani che si stringono, seppur in un contesto
di sofferenza fisica da un lato e di volontà di consolare la stessa sofferenza
dall'altro, è comunque molto esplicita, tant'è che Oscar si alza e va via senza
riuscire a dare una risposta, un commento, e lascia la stanza prima di crollare
sentendosi in colpa per quello che è successo. A questo, si aggiunge la scena
madre, la scena del vino avvelenato, la scena in cui parole quasi non ce ne sono
e sono i gesti a parlare. Salto sulla descrizione che ormai tutti avranno visto.
Mi preme focalizzare l'attenzione su André, sul modo in cui ansima spaventato
per quello che stava succedendo, le lacrime inarrestabili e la necessità di
farsi forza, preceduta quasi ad un crollo fisico sul corpo di lei, prima di
trovare la forza di rialzarsi e raccogliere i pezzi di vetro sul tappeto, in
totale silenzio. L'unico indizio per Oscar, l'avvertimento gridato del "non
bere!" e, subito dopo appunto, l'atteggiamento certamente sconvolto del suo
attendente che lei osserva con attenzione in tutti i suoi movimenti, e mostra
alla donna la misura della sua disperazione. Inoltre, per Oscar la scelta di non
amare nessuno è in un certo senso dipendente dalla sua scelta di vivere come un
soldato: amo molto la scena in cui riflette sul senso della sua vita fino a quel
momento, sulle note di RETURN TO NOTHING, sul suo rinunciare a
mostrarsi come donna a Fersen per seguire una certa strada se poi quelle stesse
persone - in questo caso il padre -
le chiedono di fare altro. Per André no. Lui, se volesse, potrebbe
tranquillamente avere una sua vita e continuare ad essere un attendente ma non
lo fa. E questo, insieme a tutto il resto, può essere sufficiente a spiegare
come Oscar sappia dell'amore di André. Del resto, nonostante le differenze di
ceto sociale, sono cresciuti insieme e, qui più che nelle altre versioni, vivono
in un mondo in cui loro stanno al centro e tutto il resto sono da contorno.
Anche Fersen, come ho già detto in altre sedi, è qui tutto sommato rappresentato
come realmente è: un amore idealizzato. Oscar si innamora dell'ideale di amore
che Fersen, con i suoi tormenti, il suo spirito di sacrificio, il non volersi
sposare per amore della sua amata, rappresenta. Anche la scena del ballo, priva
di un dialogo esplicativo tra i due che porti poi all'allontanamento di Oscar
dalla sala da ballo, è coerente con questa visione. Mentre stanno danzando
Fersen per un attimo distoglie lo sguardo da lei guardando in un punto
imprecisato di lato, probabilmente la stessa regina, e non le parla. È come se
Oscar si rendesse improvvisamente conto del non senso della sua presenza lì,
vestita con abiti che non le appartengono e per un uomo che ha occhi e cuore
rivolti ad un'altra persona; e decida quindi di fuggire via, domandandosi come
le sia venuto in mente di fare quello che ha fatto. Poi Fersen scompare dalla
scena e scompare dall'universo di Oscar. André, invece, è sempre lì con lei. Per
lui non deve essere diversa da com'è. Lui c'è e la supporta in tutte le sue
scelte, come lei stessa riconosce quando entrambi varcano per la prima volta la
soglia della caserma della guardia francese. Lui non prova a cambiarla, a dirle
cosa fare. La sua costante presenza e supporto e aiuto parlano da sole.
Ho
sempre pensato che il motivo per cui Oscar non sia capace di riconoscere il suo
amore per André dipende molto dal modo in cui è cresciuta: soltanto quando
inizia a mettere in discussione i precetti in cui è cresciuta - legge Rousseau
anche nel manga - si libera di quei paletti mentali che non le permettevano più
che altro di dare un nome alle cose, di dichiarare a se stessa che lei può
accettare e contraccambiare André. Nel mondo in cui è cresciuta era
inaccettabile un amore non clandestino tra ceti diversi che si aggiunge al suo
pensare di dover rinunciare all'amore per il suo tipo di vita. La prima volta
che legge La Nuova Eloisa infatti, non ne era stata particolarmente
colpita. Soltanto rileggendolo dopo, quando cambia la sua percezione della
realtà, cambia anche il suo modo di comprendere la vicenda e, adesso, ne capisce
i contorni tragici e toccanti.
Nel manga e soprattutto nell'anime, un ruolo
cruciale in tal senso lo svolge Alain e, in generale, l'ambiente dei soldati (ma
anche il tragico capitolo su Diane). Qui l'ambiente militare dei soldati della
guardia francese non sembra fornire la stessa guida per Oscar che comunque, dal
primo momento, a differenza di manga e anime, è decisa a farsi trasferire
proprio in questo reparto perché vuole capire la gente del popolo, vuole capire
cosa succede e fare qualcosa per loro. Il ruolo di chiarificatore viene qui
affidato a Girodelle e alla sua domanda diretta in cui chiede ad Oscar se
ricambia l'amore di André per lei (le fontane che d'improvviso sgorgano acqua,
apertura degli argini, ne è una chiarissima metafora). E infatti, subito dopo,
Oscar parla col padre ringraziandolo per il modo in cui l'ha cresciuta e
dichiarando la sua intenzione di vivere sostanzialmente come ha sempre fatto ma,
stavolta, per suo volere. Oscar si libera finalmente da quelle catene mentali e,
finalmente, si sente libera di agire.
La scena della fontana rappresenta per
entrambi una piccola svolta, nel senso che i due si spingono un pochino più in
là rispetto alla compostezza con cui si rivolgono l'un l'altro fino a questo
momento. André si rifiuta categoricamente di rimanere a palazzo quando lei dovrà
andare a Parigi con i soldati e la prende per il polso, dicendole che lui non la
lascerà mai, che è la sua ombra e non può esistere senza di lei (praticamente
più chiaro di così c'è solo TI AMO) e lei, accettando a questo punto le sue
intenzioni, risponde per l'ennesima volta che vuole che non la lasci mai, per
non farle perdere il coraggio. Qui mi ricorda molto in realtà la scena
dell'episodio 37, dopo che Oscar ha appena avuto la certezza che André è quasi
totalmente cieco e cerca un modo per convincerlo a tornare a casa con lei (qui
però sa più di pretesto per giustificare la sua richiesta mentre nel film Mappa
è un voler ribadire l'importanza per lei di averlo vicino). Poi, a dispetto
delle previsioni (e riprendendo una bellissima scena del manga che però accade
prima) lei gli si appoggia contro, affermando quanto sia accogliente e gentile.
Ci si aspetterebbe che lui rispondesse in qualche modo a questo gesto così
inaspettato ed esplicito, per i dettami di Oscar, ma non lo fa. Si scegliere di
indugiare su un punto diverso, sulla difficoltà di lui di focalizzare i tratti
del volto di lei. Deludente sì, ma coerente con un André che, fino alla fine,
sta sempre al suo posto, che non osa mai varcare una soglia che teme di non
avere l'onore di poter varcare. Come lui stesso dice, prima, si accontentava di
starle vicino così e lui, in qualche modo, se lo fa bastare. Adesso però
quest'atto così semplice ma esplicito di Oscar gli permette di riconoscere che,
quanto meno, anche lei gli è vicina in un modo diverso rispetto a prima. Non si
è sposata, gli ha detto che vuole continuare ad averlo vicino come è sempre
stato in quello che può definirsi come una specie di rapporto di amore
platonico, assolutamente esclusivo da entrambe le parti. La scena d'amore
avviene sostanzialmente quella stessa notte, dopo la cena a sua volta preceduta
dal dialogo alla fontana. Non c'è stato altro da dire in mezzo. Poi la
situazione cambia. Quando lei gli si propone, lui a quel punto non può e non
vuole più, giustamente, rimanere al suo posto, anche quando lei si fa prendere
dall'inspiegabile ma comprensibile paura di vivere quel momento. Il resto lo
sappiamo già e c'è poco da dire perché è la stessa bellissima scena del manga.
Alla luce di tutto questo, è possibile quindi accettare una mancanza che mi era sembrata talmente importante da farmi saltare i nervi? Più sì che no a questo punto, almeno per me, almeno per ora.
Cetty
31 maggio 2025