RIFLESSIONI SU LE ROSE DI VERSAILLES studio MAPPA

Ancora sulla scena della camicia
di Cetty

 

ATTENZIONE, CONTIENE SPOILER!

Comincia a diventare sempre più complicato trovare un titolo a queste riflessioni, che sorgono nella mia necessità di scrivere nero su bianco, di fare chiarezza nella marasma di pensieri e riflessioni. Chiedo venia.


Dopo aver visto e rivisto più volte il nuovo film Mappa, ho deciso di riprendere in mano il manga, complice il mio recente acquisto dell’edizione J-Pop, uscita diversi anni fa, di cui avevo inizialmente comprato solo la raccolta dei tre volumi contenenti i gaiden. Intanto, sento la necessità di dire quanto sia piacevole la lettura di questa edizione, tradotta in modo pregevole e con inserti di pagine colorate in modo sublime.
Ormai non mi sorprendo più: ogni volta che lo rileggo (di solito passano diversi anni tra una lettura e l’altra), riesco sempre a cogliere qualcosa di nuovo, qualche particolare che prima avevo considerato in modo diverso (alla luce probabilmente delle esperienze personali che si susseguono man mano nel percorso della propria vita) o, anche, come forse è accaduto in questo caso, aspetti che magari avevo considerato solo superficialmente nella fretta di arrivare ai punti salienti della storia. Anche in questa recente lettura, ho colto degli aspetti magari insignificanti nella struttura narrativa ma che, almeno nel mio universo di riflessioni sui personaggi, arricchiscono e sono utili ad inquadrare bene gli accadimenti.
La scena in questione è sempre la stessa, quella dello strappo alla camicetta.
Manga e anime divergono spesso in molti punti, alcuni in modo più netto, altri in modi più lievi, che apparentemente sembrano di poca importanza, tanto che magari nemmeno ce ne accorgiamo. Non so voi ma ammetto candidamente che mi succede.
Ho sempre pensato che nell’anime la scena sia molto più bella, anche se di breve durata e con meno dialoghi. La musica, l’eccellente doppiaggio, certamente sono punti a favore ma, in realtà, la mia preferenza è dovuta alla più realistica descrizione di questo momento. Per il 99% dell’episodio, vediamo un André sofferente per le difficoltà che inizia a percepire con l’occhio destro: lui non teme solo di diventare cieco, teme di non avere la possibilità di continuare la sua vita con Oscar e questo lo fa stare male. Deve tenere tutto dentro perché sa che se la cosa venisse fuori non potrebbe più starle al fianco come sempre e, per lui, quello è l’unico modo per poter restare vicino alla sua amata. A questo, si aggiunge il comportamento di Oscar: lascia la guardia reale per colpa di Fersen, sostiene di voler vivere come un uomo e di voler tornare ai tempi in cui era bambina ed era convinta di essere un maschio e, infine, gli comunica che lui non dovrà più occuparsi di lei come ha sempre fatto finora. André osserva tutto questo in silenzio e, dall’alto della sua esperienza, comprende l’inutilità di queste scelte (soprattutto quella di lasciare la guardia reale e vivere come un uomo): Oscar vuole fuggire dalla sua vita fino a quel momento, si è sentita umiliata da un Fersen che l’ha riconosciuta in quelle vesti di donna dove, oltre al suo corpo di donna, ha rivelato i suoi sentimenti d’amore. André sa che è impossibile fuggire da certi sentimenti e, a mio avviso, guarda certamente con biasimo questa Oscar che annaspa, convinta che quello sia l’unico modo per ridare dignità alla sua vita scegliendo di cambiare compagnia e di vivere appunto, come un uomo.
A tutto questo, come dicevo, si aggiunge la volontà di far da sola e di fare a meno di André. Per lui, quelle parole, sono l’ultima goccia che fa traboccare un vaso pieno di sofferenze e di paure. Ed è per questo che le dice l’ormai famosa frase sulle rose che non possono essere lillà, che anche se fa finta di essere un uomo non lo sarà mai. Non ne può più, lui, di vedersi questa Oscar che, quasi, sembra perdere di vista la realtà nel perseguire un fine che serve a dimostrare più a se stessa che agli altri che lei non ha bisogno di nessuno. Non ha intenzione di aggredirla, semplicemente, non riesce più a trattenersi nel dirle il suo pensiero. Poi, lei si arrabbia, gli domanda feroce una spiegazione a quella metafora, lui tace perché quello che ha detto è talmente ovvio che non occorre dare ulteriori spiegazioni, e lei lo schiaffeggia, lo prende per il colletto della camicia e lo avvicina a sé con aria minacciosa. L’improvvisa vicinanza di lei, il contatto fisico, la semioscurità in cui i due sono avvolti, fa sì che André, alla luce del suo stato d’animo, non resista al desiderio di darle un bacio e di cercare un contatto più intimo. Però, però, si ferma in tempo. Lo strappo è un atto certamente violento ma il suo essere così improvviso e assolutamente istintivo, ne ridimensiona il suo significato: André sostanzialmente agisce sì male, ma d’impulso. Non è un atto pensato. Si ferma subito, appena sente l’urlo di Oscar (la stanza è in penombra, quasi buia) e, quando lei gli chiede sopraffatta cos’abbia intenzione di fare, lui rinsavisce subito e spiega le sue ragioni, che non è un giustificativo di quello che ha fatto ma semplicemente gli confessa finalmente quello che prova. Il suo intento non era umiliarla per dimostrarle che l’uomo è lui (come qualcuno – pochi spero – potrebbero aver pensato) bensì spiegarle che prova per lei dei sentimenti molto forti. Fine.
Nel manga la situazione è decisamente ben diversa. Intanto, André non ha ancora problemi all’occhio destro. In realtà non si accenna nemmeno al fatto che abbia perso totalmente l’occhio: si dà per scontato che, avendo tolto la benda per salvare Oscar al Palais Royal, automaticamente abbia perso la vista dall’occhio sinistro ma non è presente nessuna scena in cui questa cosa viene confermata da un medico. Ciò che conta, in ogni caso, è che lui non ha ancora manifestato problemi alla vista. Questo è il primo punto. Secondo punto, lui non ha assistito al confronto tra Oscar e Fersen sul fatto che quest’ultimo abbia scoperto che lei è una donna. Nel manga tutto ciò accade lontano da palazzo Jarjayes. Infine, Oscar non ha ancora detto alla regina di voler lasciare la guardia reale (cosa che comunque la donna decide non sulla base di quello che accade con Fersen ma per i dialoghi sostenuti con il cavaliere nero/Bernard e, soprattutto, sull’idea che Oscar sia una bambola da esposizione, concetto rafforzato da uno scambio di battute con Girodelle che gli conferma che, di certo, per far parte di quel corpo di guardia così prestigioso anche la cura dell’aspetto fisico è molto importante). Dicevamo, alla luce di tutto questo, la condizione emotiva di André quindi è decisamente normale, non ha particolari sofferenze che nasconde nel suo cuore. Mancano quindi i presupposti essenziali di uno stato d’animo sofferto e alterato, incapace forse di subire nuove delusioni. Nel manga, quindi, André entra in camera di Oscar e si accorge che lei è al buio, lei lo invita ad entrare comunque sostenendo di non aver bisogno di una luce e, complice forse proprio l’assenza di luce che le permette di non essere vista, apre il suo cuore all’amico e ricorda il momento in cui André venne ad abitare dai Jarjayes e, dopo, si interroga sul perché si debba crescere e affrontare tutta una serie di sofferenze. André capisce che c’entra in qualche modo Fersen e, da subito, la incalza chiedendole se si sono visti e cosa sia successo. A differenza dell’anime, non ha assistito al dialogo tra Oscar e Fersen in cui l’uomo asserisce di averla riconosciuta, non sa nemmeno cosa sia effettivamente successo al ballo in cui Oscar ha deciso di partecipare in abiti femminili. Forse, il suo insistere nel chiedere spiegazioni può dipendere da domande che sicuramente si è posto e a cui non ha avuto risposta. Oscar tace e lui, senza oggettivamente nessun motivo, la prende per le braccia insistendo nella domanda. Lei giustamente non capisce il perché di tanta veemenza e lo minaccia di chiedere aiuto se non la smette immediatamente. Lui, per tutta risposta, dice che non gli importa che lei in quel momento abbia paura di lui, che può gridare quanto vuole e la bacia. Ora, già così è abbastanza evidente la differenza tra le due scene ma, soprattutto, la differenza tra ciò che spinge a quelle reazioni. È vero che subito dopo le confessa in modo dettagliato i suoi sentimenti, descrivendogli il suo stato d’animo di continuo tormento nello starle vicino senza poterla mai avere. In questo senso, le sue parole risultano molto più realistiche ed emotivamente travolgenti, per noi lettori (e ciò spiegherebbe quindi la preferenza di molti fans di questa versione piuttosto che quella dell’anime). Ma non finisce qui. Oscar rimane impietrita, non ha il coraggio di dire nulla, non vede nulla o vede molto poco (ricordiamoci sempre che sono al buio, un elemento che oggettivamente non avevo mai preso in considerazione fino a questo momento) e le parole di André certamente l’hanno scossa anche se, molto importante, lei già conosce i sentimenti di André per lei. Infatti, quando ha termine la guerra in America ma Fersen non fa ancora ritorno, i due vanno in una taverna nei bassifondi di Parigi, si ubriacano e fanno a botte (scena presente anche nell’anime, episodio 24, LO SCANDALO DELLA COLLANA) ma nel manga André, dopo, porta in braccio Oscar che appare semisvenuta, e dopo aver riconosciuto la fortuna che hanno avuto perché nessuno si è accorto che era una donna, considera quanto debba essere difficile per lei vivere come un uomo nonostante non lo sia, e la bacia appassionatamente. Oscar fa finta di niente ma piange, consapevole quindi che il suo amico soffre per lei come lei soffre per Fersen.
In ogni caso, se la scena si concludesse così, con una plateale dichiarazione d’amore, la situazione potrebbe anche essere accettabile ma André non riesce a fermarsi anzi, pare che aver trovato finalmente il coraggio di dichiarare i suoi sentimenti lo abbia quasi liberato da una serie di costrizioni mentali e si fa ancora più audace, la getta sul letto, continuando a dirle di amarla, nonostante il chiaro rifiuto di lei, le strappa la camicia. Solo quando Oscar piange, smette di dimenarsi e gli chiede cos’abbia intenzione di fare, lui finalmente rinsavisce, si scusa, promette che non succerà più niente del genere e dice che chiederà alla nonna di salire un lume.

Quando apre la porta della camera, viene investito dalla luce del corridoio, la vita gli viene meno e ha un attimo di esitazione. Oscar, che dovrebbe essere sconvolta e pensare totalmente a se stessa, si siede sul letto, le mani a coprire con il lenzuolo la parziale nudità del suo corpo e gli chiede angosciata cosa stia succedendo. Lui la rassicura che non è nulla e poi si domanda, tra sé e sé, come sia possibile avere difficoltà all’occhio destro che non dovrebbe avere problemi. Per anni mi sono interrogata su come Oscar possa quasi dimenticare quello che è appena successo, è molto più credibile nell’anime in cui, pur sinceramente perdonandolo, cerca di mantenere comunque le distanze. Come però di recente mi è stato fatto notare da un’utente della pagina FB del Palazzo della Rosa, è una bella cosa che Oscar non mostri particolare risentimento nei confronti di André anche perché, appunto, lei conosce già i sentimenti del suo amico per lei. Tuttavia, dovrebbe comunque essere scossa dalle modalità con cui André agisce nei suoi confronti: seppur motivati da sentimenti sinceri e puri, si tratta sostanzialmente di un’aggressione, scaturita da una semplice domanda a cui Oscar non ha voluto rispondere. Forse il fatto che tutto sia accaduto al buio fa sì che lo spiacevole episodio venga inconsciamente relegato da Oscar come sì un’esperienza spiacevole ma che si conclude quando rientra la luce nella stanza e rivede la figura rassicurante del suo compagno di infanzia che, ora che è di nuovo visibile ai suoi occhi, sembra quasi perdere i connotati di aggressore di poco prima? O, probabilmente, una vicenda del genere negli anni Settanta (anni in cui venne pubblicato il manga) era considerata più accettabile se a compierla è un uomo che comunque ti ama? Il lettore lo sa che i sentimenti di André sono sinceri e puri.

Alla luce di queste considerazioni, risulta più chiaro, secondo me, il motivo per cui, nel recente lungometraggio MAPPA, gli sceneggiatori abbiano preferito omettere questa scena e sostituirla invece con quella del vino avvelenato. Apparentemente, quest’ultima è più forte, più violenta negli intenti, meno giustificabile soprattutto ai giorni nostri in cui i casi di femminicidio sono ahimé all’ordine del giorno. E ho già detto che è giustificabile oggi soltanto perché sappiamo come va a finire e considerando che il manga viene realizzato oltre cinquant’anni fa. Tuttavia, a differenza di quella della camicetta, la scellerata decisione di André è qui motivata da una condizione emotiva di estrema sofferenza: da un lato i suoi problemi all’occhio che si aggravano sempre di più e gli fanno temere di non essere più in grado di poter stare al servizio di Oscar e, non ultimo, gli toglierebbero il piacere di vederla. Secondo aspetto, più grave, è la concreta paura di poterla perdere se lei sposasse infine Girodelle, come il padre caldeggia. Tra l’altro, anche se Oscar ha dichiarato da subito al padre a Girodelle che non ha intenzione di sposarsi, André non è presente alla scena e, anzi, in una delle visite di Girodelle a Palazzo Jarjayes, quando l’uomo non può fare a meno di riconoscere il legame tra i due e afferma che André è molto affezionato ad Oscar, quasi dipendente da lei, André taglia corto sostenendo che, da quel momento, sarà lui – Girodelle – ad occuparsi di Oscar dopo che saranno sposati.  E, poco prima, lo stesso Girodelle, dicendosi disposto a prenderlo a servizio presso di sé per permettergli di rimanere accanto ad Oscar, dà quindi indirettamente per scontato il matrimonio. Tutti discorsi certamente umilianti per l’uomo a cui si aggiungono le prese in giro di Alain in caserma. Quindi, la condizione emotiva di André è certamente tale da comprendere il perché gli sia passata l’idea dell’omicidio suicidio, che non vuol dire condividerne gli intenti o giustificarlo ma, semplicemente, capire che dietro un comportamento sbagliato c’è uno stato d’animo alterato e certamente di grande sofferenza, che non è lo stesso che lo spinge ad aggredire Oscar nella scena della camicetta. Di conseguenza, dovendo scegliere tra le due scene e non potendo far riferimento all’anime, ha forse più senso quest’ultima, seppur più grave.

Forse, l’ideale sarebbe stato quello di inserire la scena del bacio di André alla taverna, avrebbe spiegato che André ama Oscar e che lei, quanto meno, ne è sicuramente a conoscenza. Solo che non si fa cenno alla partecipazione di Fersen alla guerra in America e, nel lungometraggio, in generale, si approfondiscono poco i sentimenti di Oscar per Fersen che sono illustrati più come un turbamento emotivo dovuto sostanzialmente al fatto che lei è testimone di un amore così tormentato, forte e sofferto, quello di Fersen per Antonietta (in parole povere, come noi che amiamo André per il fatto che lui rappresenti il nostro ideale d’uomo alla luce del suo amore per Oscar, tutto sommato è la stessa cosa a voler essere concreti). Ma anche gli stessi sentimenti per André sono espressi, nel film animato MAPPA, in modo più sottile. Ma questo, mi sa, è un capitolo troppo grande che richiede, forse, una riflessione a parte.

 

Giugno 2025



Cetty

7 giugno 2025