Finalmente, dopo anni di attesa, riesco a recensire il musical “Lady Oscar François – Versailles Rock Drama”, per la regia di Andrea Palotto e portato in scena dalla compagnia teatrale Diverbia et Cantica.
Per informazioni: www.ladyoscarilmusical.it e www.facebook.com/DiverbiaetCantica
I FOTOGRAMMI SONO TRATTI DA "LADY OSCAR FRANÇOIS - VERSALLES ROCK DRAMA" PUBBLICATO NELLA COLLANA "FIABE IN MUSICAL" EDITO DA ©HOBBY&WORK. SONO QUI PUBBLICATI A SOLO SCOPO ILLUSTRATIVO E DIVULGATIVO, SENZA NESSUN SCOPO DI LUCRO.
 

TRAMA (attenzione SPOILER!)

I ATTO
Nella famiglia Jarjayes il generale attende pazientemente la nascita del nuovo erede, certo che sarà un maschio, al punto da garantire al re Luigi XV che sarà degno di ricoprire una carica militare a corte. Ma il parto non va come dovrebbe: non soltanto Marguerite dà alla luce una femmina ma muore poco dopo, lasciando Augustin nella disperazione. Questi, infine, decide di crescere Françoise come un uomo.
Dopo un breve intervallo in cui Robespierre lamenta le condizioni precarie del popolo di Parigi, la storia ritorna a Palazzo Jarjayes con “l’ingresso” di Oscar e André (interpretati rispettivamente da Alice Mistroni e Danilo Brugia) che, un po’ come nell’anime, un po’ come nel takarazuka, entrano in scena duellando e scherzando amabilmente, fino a quando non vengono interrotti prima da Nanny e poi dal generale Jarjayes che comunica alla figlia la sua nomina a capitano della guardia, con il compito di proteggere la principessa Maria Antonietta.  E qui ciò che forse emerge più del manga e dell’anime è il travaglio emotivo della nostra protagonista che, dopo una vita di scherzi e di giochi spensierati, deve decidere della sua vita. Come nell’anime, André cerca di farle capire che lei è una donna e non può rinunciare alla sua femminilità e a tutto quello che questo comporterebbe ma, ovviamente, lei sceglie infine di accettare l’incarico, consapevole delle aspettative paterne e del titolo nobiliare che si porta addosso.
Robespierre torna ad essere il narratore che, con l’ausilio di un teatro delle marionette, illustra il fidanzamento di Maria Antonietta e il delfino. Essendo la narrazione affidata a Robespierre, quest’ultimo da un’immagine decisamente grottesca dei reali: Maria Antonietta appare una sciocca viziata e Luigi un capriccioso imbecille.
A corte, Luigi XV, il Duca d’Orlèans e il generale Jarjayes attendono con ansia l’arrivo di Françoise a corte che arriva in ritardo scusandosi per essersi persa tra le meraviglie di Versailles. Nonostante tutto il re è soddisfatto dell’indole volitiva del/la giovane Jarjayes e si congeda con la Du Barry (che qui risulta ancora sposata con il conte Du Barry e non è la favorita, bensì una dama che è riuscita ad entrare nelle grazie del re) mentre il Duca d’Orlèans suggerisce ad André di stare attento perché ci sono rose che hanno spine appuntite: qui, insomma, nonostante l’aspetto da cicisbeo, il Duca d’Orlèans sembra mostrare una certa lungimiranza. Françoise si presenta ai suoi uomini che la osteggiano apertamente perché non intendono prendere ordini da una donna: lei propone loro una sfida, che alla fine vince, facendosi infine accettare.
Nel frattempo, a corte Maria Antonietta inizia a sentire il peso del suo ruolo: l’esser sempre al centro dell’attenzione non è sempre una cosa bella e, in un brano dalla musica leggera, quasi infantile, e dal testo semplice, emerge tutta la malinconia che la giovane prova per la madre e per la sua infanzia nonché lo smarrimento di trovarsi sposa di un uomo che non ama.
In una tipica giornata a corte, i nobili, Oscar, André e il generale Jarjayes, chiacchierano amabilmente e qui entra in scena Fersen che, per la prima volta, incontra Maria Antonietta. Nessun incontro all’Opera di Parigi, dunque, ma una semplice offerta da parte del conte di accompagnare Maria Antonietta alle danze, visto che il Delfino – che si entusiasma ahimé troppo della proposta del conte - si dichiara assolutamente incapace di farlo. Vedendo i due danzare, Oscar confessa ad André di essere sinceramente preoccupata per l’atteggiamento troppo confidenziale che Maria Antonietta manifesta al bel conte, anche se non è ancora successo niente di scandaloso. André cerca di rassicurarla, dicendole che non stanno facendo niente di male, che stavano solo ballando, ma per il comandante la regina, ricoprendo il ruolo ufficiale, ha dei doveri cui non può esimersi, mentre per André “i sentimenti non sono così diplomatici come la politica”. Secondo la donna, André non può capire perché non è un nobile: ad esempio, la gente del popolo può contrarre matrimonio con chiunque voglia mentre per i nobili è diverso perché ci sono delle responsabilità a cui sottostare, anche a costo di snaturare una parte della propria personalità. Alla fine, lo scambio di opinioni, che ha assunto dei toni seri, viene smorzato da Oscar che esce fuori di scena, invitando André a seguirla con un tono scherzoso.. cosa che l’attendente fa, giusto in tempo per accennare un l’incipit di un brano che canterà in un momento successivo e che esprime già chiaramente i sentimenti del giovane: “I sogni miei.. che non ti ho detto mai..”.
Il primo atto si chiude con il teatro dei burattini di Robespierre descrive, con toni comici e grotteschi, la morte di Luigi XV e l’ascesa al trono di Luigi XVI, mettendo in risalto l’incompetenza dei nuovi sovrani.

II ATTO
Il secondo atto si apre con un brano allegro che descrive le scappatelle di Maria Antonietta con il conte di Fersen, in barba al marito cornuto e inconsapevole di quel che accade sotto gli occhi. A chiusura brano, il teatro dei burattini descrive la gravidanza di Maria Antonietta suggerendo candidamente la possibilità (quasi certezza, dai toni usati) che il figlio non sia del re – ma ricordiamoci che qui il punto di vista è quello del popolo.
La scena si sposta in caserma. Le esercitazioni militari di Oscar ai suoi uomini vengono interrotti da Sophie (sorella di Bastien, rispettivamente gli altereghi di Diane e Alain) e dai familiari degli altri soldati, tra cui Nanny. Al termine del brano in cui quest’ultima illustra i bei tempi andati, Sophie chiede a Bastien chi sia quel giovane vicino al comandante, se è già impegnato e il fratello risponde che sì, in un certo senso, lo è..  I due fratelli escono poi di scena, sostituiti da Oscar che, mentre sta sistemando le armi con cui stava facendo esercitare i suoi soldati, riceve la proposta di Fersen che la invita a partecipare ad un ballo di corte: per evitare di destare sospetti circa la sua condotta con la regina vorrebbe farsi accompagnare da una bella donna come lei. Ovviamente Oscar, in un primo momento, cerca di rifiutare l’offerta ma, in parte per le insistenze del conte, in parte per la curiosità di indossare finalmente i panni che le spetterebbero di diritto, decide di accettare e si presenta al ballo senza nascondere la sua identità e, sotto lo sguardo felice di Nanny (che, in barba all’etichetta, presenzia al ballo di corte), quelli sconvolti e sorpresi del padre – che lascia la sala - e di André,  e quelli tristi di Maria Antonietta, inizia a danzare con il conte di Fersen.  E qui le quattro “rose di Versailles” eseguono forse la più bella canzone dell’intero repertorio, un brano a quattro voci che sottolinea: la tristezza di André che, nonostante sia consapevole che “prima o poi quel momento sarebbe arrivato”, non riesce ad accettare l’idea di Oscar con un altro e teme che la loro “speciale amicizia” possa concludersi; lo scombussolamento emotivo di Oscar, incapace di rimanere indifferente al carismatico fascino di Fersen e che si rende conto al contempo di come gli sguardi di Fersen sono tutti per Maria Antonietta che, dall’altro lato della scena, assiste in silenzio a quella danza sperando che il sentimento tra lei e Fersen continui a durare. Alla fine, Oscar recupera il suo autocontrollo e, comprendendo di non poter essere nient’altro che un terzo incomodo, ferita, lascia bruscamente la sala da ballo.
Successivamente, il Duca d’Orlèans, a colloquio con Fersen, gli suggerisce di lasciare la corte perché ormai tutti sanno della sua relazione con la regina e il conte, suo malgrado, dopo uno struggente addio, si congeda dalla regina, per non tornare più a corte.
Il teatro dei burattini di Robespierre, sempre con gli stessi toni ironici, ma stavolta con modi decisamente più efficaci, sottolinea le estreme differenze tra l’opulenza dei ricchi e la povertà del ceto sociale, nella speranza e nella consapevolezza che, presto o tardi, qualcosa cambierà.
La scena torna a Palazzo Jarjayes. Oscar e André duellano come al solito ma sia Oscar che André hanno la testa altrove. Ad una semplice battuta di Oscar sul fatto che André non riesce a reggere nemmeno una spada, André dice che forse sarebbe meglio che al suo posto ci fosse il conte. E da qui i due iniziano a battibeccarsi fino a quando Oscar dice che, dal momento che ha intenzione di lasciare la guardia del re perché vuole vivere come un uomo, potrebbe in effetti non aver bisogno che André le faccia ancora d’attendente, perché vivere come un uomo significa non appoggiarsi a nessuno. Al che André getta la spada dicendo finalmente le parole che conosciamo tutte: “Una rosa non sarà mai un lillà”. Oscar, furiosa, lo prende per il collo della camicetta, strattonandolo; André le blocca le braccia nel tentativo di calmarla e, alla fine, finisce con lo strapparle il famoso indumento, rivelandole le fasce che le costringono il petto e, di conseguenza, il suo essere donna. A differenza che nell’anime/manga, qui sembra che tutto accada casualmente e che André non abbia strappato la camicetta ad Oscar di proposito, tanto che al gesto non segue nessuna dichiarazione d’amore, anche se il passaggio non è molto chiaro perché Oscar pronuncia la fatidica frase “E adesso, che cosa vorresti farmi André?”. Il successivo brano “Una rosa non sarà mai un lillà” chiarisce tutti i non detti dei due protagonisti, di André, innamorato, che per anni ha cercato di celare in tutti i modi i suoi sentimenti e il cui tormento si manifesta nei versi della canzone “Ma lo capisci, ora!” e l’inaspettata scoperta di Oscar che “Non pensavo che per te io valessi tutto”.
Nel frattempo, in una taverna, Robespierre, Bastien e altri popolani, si lamentano per la carenza di vino e, più in generale, per la carenza di cibo, di soldi, etc. Gli animi, però, sono molto più in fermento, a causa del cattivo andamento degli Stati Generali, dello scioglimento dell’Assemblea nazionale ma, soprattutto, dell’intervento di Robespierre che, mettendo in discussione l’autorità del Re ed evidenziando la sua incapacità di affrontare la grave situazione, istiga gli altri ad agire. Improvvisamente entra André, ubriaco fradicio, sconvolto e triste per lo scontro avuto con Françoise, dichiarando a tutti di essere innamorato del comandante. Alla fine, si addormenta su un tavolino e Bastien suggerisce all’oste di portare una coperta perché il suo amico, quella notte, si fermerà lì.
Versailles. Oscar dice alla regina di voler lasciare la Guardia del Re. La regina, ovviamente, cerca di dissuaderla in tutti i modi, proponendole il doppio dei suoi emolumenti e quando Françoise dice che preferirebbe che quei soldi andassero alla povera gente, l’argomento di conversazione si sposta sulla considerazione che i parigini hanno della regina, sull’incapacità della famiglia reale di farsi amare dai propri sudditi. Maria Antonietta appare visibilmente dispiaciuta ma il suo pensiero è tutto rivolto a Fersen. Le due vengono interrotte dall’entrata del re, il duca D’Orlèans e il generale Jarjayes, a cui il re ordina di intervenire con l’esercito sulla folla che protesta di fronte al palazzo dell’Assemblea. Oscar interviene, suggerendo i danni dell’uso delle baionette ma nemmeno la regina da ascolto alle sue proteste e, quando tutta la famiglia reale, ferma nelle sue intenzioni, lascia la scena, Françoise supplica il padre di non eseguire l’ordine ingiusto che gli è stato impartito ma il padre, fedelissimo alla monarchia e grato ad essa per tutti gli onori che ha concesso ai Jarjayes, non può esimersi dall’eseguire gli ordini. Françoise, quindi, “si congeda” dal suo ruolo di comandante e, in un certo senso, anche di nobile, disconoscendo quasi la figura paterna e decidendo, finalmente, di unirsi al popolo. Inizialmente, l’ex comandante ha qualche difficoltà a farsi accettare dal gruppo di popolani in rivolta, nonostante ella dichiari di rinunciare al proprio titolo; viene accusata di voler fare “gli interessi di quelli come lei” e viene strattonata ma interviene André a difenderla. Françoise è stupita, perché non si aspettava di trovarlo lì ma André dichiara essere uno del popolo, uno di loro, e suggerisce agli altri di ascoltarla, di farla parlare e, se proprio non dovessero crederle, di prendere la vita di lui, al posto di quella di lei; a questo punto interviene anche Bastien, dicendo di conoscere la donna e che non ha tutti i torti a dire di cercare di mantenere la calma, affinché la vita di molti innocenti venga risparmiata. Robespierre si convince a rimandare la ribellione in strada e dà appuntamento a tutti alla Sala della Pallacorda. Mentre tutti si dirigono al luogo dell’appuntamento, Françoise e André rimangono in scena e ricordano i tempi andati, visibilmente dispiaciuti per quello che è accaduto, in particolar modo André.
“Credo.. si, insomma.. se mi guardo indietro, non c’è un ricordo che ti veda assente.. Tu ci sei sempre stato..”
“Se fuggire fosse stata la soluzione io l’avrei dovuto fare molto tempo fa..”
“André..? Mi abbracceresti? Come faresti con la tua donna?”
Ma il tanto atteso abbraccio viene interrotto da Bastien che dice al comandante che dalla Bastiglia si sentono rumori di spari e chiede cosa bisogna fare e, ovviamente, la risposta è che per i valori come la Libertà e l’Uguaglianza vale la pena di combattere. Durante gli scontri, André viene colpito e, tra le braccia di Françoise, dichiara di averla sempre amata.. la donna ha appena il tempo di dargli un bacio che André muore, impedendole di dirgli che anche lei lo amava. Intanto, si continua a combattere e, quando il generale Jarjayes, a capo delle truppe che si trovano nella Bastiglia, viene informato che i ribelli si “stanno organizzato in fretta e bene”, grazie alla presenza di Françoise, il padre non esita a puntare le armi contro la figlia e, al grido di “Fuoco!”, le luci si spengono e il musical si conclude, suggerendo senza mostrarlo, con un cono di luce su una rosa bianca, la morte di Françoise. 

 

CONSIDERAZIONI

Fare una valutazione assolutamente oggettiva non è forse tanto semplice, considerando il mio profondo senso di gratitudine “a priori” per la scelta di mettere in scena la storia di Lady Oscar e anche se, a causa della lunghezza e della complessità dell’intreccio della vicenda, il plot originale ha necessariamente subito delle riduzioni e dei rimaneggiamenti, sono tuttavia del parere che lo “spirito dell’opera” sia stato mantenuto, a dispetto del prodotto cinematografico del ’79 che, pur con tutti i vantaggi già illustrati nella sezione ad esso dedicato, non ha rispecchiato assolutamente la vicenda originale.
La sceneggiatura è abbastanza riuscita con chiari e – immagino – voluti riferimenti alla versione italiana dell’anime (“Una rosa è una rosa sia essa bianca o rossa”, “Se fuggire fosse stata la soluzione io l’avrei dovuto fare molto tempo fa..” tra gli altri); in particolare ho trovato molto gradevole l’ironico teatro dei burattini, magistralmente amministrato da Robespierre (e al cui attore interprete va tutta la mia stima e i miei complimenti) che non dà un’immagine positiva della famiglia reale ma, semplicemente, secondo il pensiero e la visione del popolo e, al di là dell’ironia pungente e indiscutibilmente divertente, trovo che sia un ottimo sistema per alleggerire i toni delle diverse scene. Per concludere con la sceneggiatura, mi duole ammettere che si sente la mancanza della fatidica scena d’amore che, certamente, non ci si aspettava nella sua completezza ma, quanto meno, con una maggior concretezza. Altra nota stonata (che non so se è un’impressione del tutto personale o condivisa), è la scena del famoso “strappo” della camicetta: mentre nel manga e nell’anime è un chiaro e voluto intento di André (che ovviamente se ne pente subito), qui non si capisce se accade per caso, nel tentativo dell’uomo di fermare l’aggressione di Françoise, o se è frutto di una deliberata scelta. Si entra in confusione perché, fintanto che Françoise rimane in scena, André non dice niente, non si scusa, non confessa i suoi veri sentimenti e, solo dopo che la donna lascia la scena, i due iniziano a cantare (si presuppone in ambienti diversi di Palazzo Jarjayes) il brano “Una rosa è una rosa” in cui sembra che Oscar capisca cosa André prova per lei. In compenso, il rapporto di amicizia tra i due è ben sviluppato: André e Oscar sono più affiatati ed è così che sarebbero nella realtà, secondo me.
Costumi, coreografie, musica e canzoni sono a dir poco eccezionali e emotivamente coinvolgenti. Queste ultime, riescono a sottolineare perfettamente l’emotività dei personaggi e il pathos delle scene.
Forse l’unica nota stonata sta nell’interpretazione di qualche attore che, pur essendo bravissimo (non essendo del mestiere, non me la sento di giudicare) non riesce, a tratti, ad adeguarsi al personaggio che interpreta, fermo restando che questa sorta di recensione è frutto della visione del DVD pubblicato in edicola e non di più rappresentazioni.

In conclusione, suggerisco caldamente a tutti la visione del musical, a cui mi sento di dare un 8 pieno.


Se non avete avuto occasione di reperire il DVD in edicola, potete richiederlo tramite il sito ufficiale della Hobby&Work dedicato a "Fiabe in Musical" www.hobbyeworkpublishing.it/opere/bambini-e-ragazzi/fiabe-in-musical