NOTE DELL'AUTRICE: Questa storia è la realizzazione di un mio piccolo desiderio: colmare alcuni vuoti narrativi dell'anime, relativamente a "chissà cosa pensa André in questo momento, anche se non viene detto?" e "Chissà perché Oscar si comporta così".
La vicenda che segue, ricalca più o meno fedelmente (con qualche licenza) la storia raccontata dall'episodio 20 in poi, con alcuni salti temporali, visto che la storia è incentrata sui due protagonisti. Per chiarire i due punti di vista dei personaggi principali, ho ritenuto opportuno, in certi casi, usare un colore più scuro per André.
Ancora la fanfiction è in fase di lavorazione, pertanto non so dove la farò concludere. Per il momento, vi auguro una buona lettura, sperando che questo mio ultimo lavoro vi sia gradito.

 

UNA VITA

Capitolo VI

UNA MARIONETTA COMINCIA A CAMMINARE[1]

 

Che la sua vita fosse un enorme paradosso, l’aveva intuito quando aveva dovuto scegliere se comportarsi per sempre come una donna, rinnegando l’educazione militare ricevuta praticamente da sempre o seguire le ambizioni paterne e diventare così un personaggio importante alla corte di Versailles, un valoroso militare, degno erede dei Jarjayes.

Ma questa le superava tutte!

E infatti si era sentita del tutto sconvolta quando aveva appreso la notizia dalla nonna di André, una volta tornata a casa dopo essere riuscita, con immensa fatica, a far si che i soldati sotto il suo comando sfilassero in suo onore.

Non era tanto per la formalità della rivista in sé, quanto per una questione di principio: doveva farsi rispettare.

In ogni caso, al momento, l’unica cosa a cui riusciva a pensare era: perché Girodel avrebbe voluto sposarla? Cosa mai poteva trovare in lei, così diversa dalle donne normali?

Eppure qualcuno avrebbe facilmente risposto alla sua domanda, ma non era il caso di pensarci ancora..

In ogni caso, nonostante fosse stata innamorata del conte, non aveva mai preso in considerazione il matrimonio, quanto meno, nel significato tradizionale del termine: per il padre era un soldato, un uomo, e sposarsi avrebbe significato mettere via la divisa e tutta la sua vita fino a quel momento e, considerando che il genitore l’aveva destinata alla carriera militare, non riusciva proprio a capire come potesse aver accettato che Girodel iniziasse a frequentare la sua casa come suo pretendente ufficiale.

E le veniva da ridere a pensare come lei l’aveva accolto in casa sua, in maniera cameratesca, da buoni amici insomma, mentre lui le si rivolgeva con parole e gesti tanto affettati da lasciarla senza parole, semplicemente perché proprio non si aspettava quel tipo di atteggiamento.

Con che coraggio avrebbe potuto sposare un uomo a cui aveva dato ordini fino a qualche settimana prima?

«Non so perché ma a me viene solo da ridere»

 

*

 

L’avanzare della primavera portava con sé più frequenti giorni sereni mentre l’aria cominciava ad abbandonare la rigidezza per diventare ogni giorno più tiepida e, quel giorno, una leggera brezza le rinfrescava il collo, incanalandosi attraverso il colletto della divisa. Si sentivano gli uccelli cantare e le strade maleodoranti dei quartieri più poveri di Parigi sembravano addolcirsi di profumi primaverili provenienti dalla campagna circostante. Sarebbe stata una giornata magnifica se solo non avesse dovuto occuparsi di indagare sull’omicidio del marchese di Nardienne, ucciso all’interno della sua carrozza mentre correva verso la tenuta vicino la reggia.

Ormai Parigi stava diventando una città veramente pericolosa. Le risse, i saccheggi e i furti nelle botteghe alimentari erano ormai fatti di tutti i giorni e, negli ultimi tempi, come se la situazione non fosse già abbastanza grave, si verificavano strani e inspiegabili omicidi tra i nobili.

Finita di preparare la lista di chi sarebbe stato in servizio quel giorno, aveva chiamato l’appello appena fuori i cancelli della caserma e dato gli ultimi ordini ai suoi uomini. Poco prima di andare però, era stata fermata da un’inaspettata visita.

«Oscar.. sono venuto a scusarmi per il mio comportamento dell’altra volta»

«Non occorre»

«Avrei desiderio di parlare con voi stasera, è possibile?»

«Questa sera il dovere mi terrà lontana da casa, mi dispiace»

Aveva liquidato così la conversazione, sperando che Girodel non provasse a presentarsi comunque in caserma.

Non aveva nessuna intenzione di sposarlo, men che meno illuderlo.

 

*

 

«André?»
«Si?»
«Attento. I miei compagni non si fidano di te. Ormai tutti sanno che per molti anni tu sei stato l’attendente di quella donna che veste in uniforme. C’è chi è convinto che tu sia una sua spia. Beh.. in ogni caso cerca di stare molto attento quando sei solo».

 

Sarebbe stato un bel problema, questo. Come avrebbero potuto sapere loro, capire perché aveva deciso di arruolarsi. Non era certamente per fare la spia.

 

Dietro di lei di due o tre file di soldati, la guardava sul suo cavallo bianco, la testa verso il basso, chiaro segno di stanchezza. Era ormai il tramonto ed erano tutti sfiniti.

 

«Comandante! Il duca di Monsabart è stato appena ucciso all’Opéra»

Un altro?

«Presto! Venite con me! Dobbiamo circondare l’Opéra!»

E così dicendo, voltò il cavallo per dirigersi verso il luogo designato ma non sentì nessun nitrito di cavalli dietro di sé e si voltò con sguardo interrogativo.

«Ma cosa fate?! Muovetevi! Non avete sentito l’ordine del vostro comandante?!» aggiunse il colonnello, visibilmente stravolto.
«E se vi diverte andarci, perché non ci andate da solo comandante?»
«Non tocca a noi prendere gli assassini! »
«E poi è l’ora del rancio, abbiamo fame!»
«All’Opéra preferiamo le sciantose!» 

Ridevano tutti. Solo André rimaneva in silenzio e continuava a guardarla con rammarico, mentre il tizio col fazzoletto rosso assumeva una atteggiamento più contenuto, nonostante fosse anche lui visibilmente indifferente agli ordini ricevuti.

Sarebbe stato inutile punirli e non era con le punizioni che voleva farsi ascoltare. Non gli era stato detto chiaramente, ma aveva saputo che i soldati della Guardia Francese avevano scritto una lettera di reclamo perché non andava loro a genio un comandante donna. Non ne aveva fatto parola con nessuno, nemmeno col padre, sperando di non essere sollevata dall’incarico: in fondo le sarebbe servito solo del tempo, soltanto del tempo. 

Era così difficile ottenere un po’ di fiducia?  

Ordinò al colonnello di recarsi sul posto con due uomini, per accertarsi che la polizia non avesse bisogno di rinforzi. In effetti, la Guardia Francese non aveva l’incarico di occuparsi degli omicidi e, probabilmente, lei e i suoi uomini sarebbero stati solo d’intralcio.

 

*

 

All’ingresso di casa, venne accolta dalla balia che la informò che il generale aveva chiesto di lei. Sperava che non fosse successo niente di grave, che non avesse ricevuto il congedo forzato da Bouillé e, senza aspettare un minuto di più, salì le scale verso lo studio del padre. 

«Padre, anch’io vi debbo parlare»
«Molto bene, siediti allora»
«Vi invito fermamente a non concedere la mia mano al giovane De Girodel perché, padre, io non intendo sposare nessuno»
«Calmati Oscar, adesso calmati. Parliamo di ogni cosa con calma, ti dispiace?»
«Bene»

E, così dicendo, prese posto sulla poltrona, di fronte al padre.

«So che hai dei problemi con i soldati della guardia»
«È vero, ma non è una cosa grave. Si.. in fondo succede spesso che un nuovo comandante incontri degli ostacoli, la prima settimana. Questi ostacoli sono uno stimolo per me. È più interessante che comandare la Guardia Reale: lì non c’erano mai problemi»

Ma non poté finire di parlare, perché vide il padre coprirsi il volto tra le mani e, per la prima volta, lo vide piangere.

«Perdonami Oscar. Perdona tuo padre. Solo adesso ho capito di aver sbagliato allevandoti come un maschio: mi sento molto in colpa. La mia testardaggine ti ha impedito di gustare le gioie che provano tutte le ragazze, di conoscere la vera felicità. Ho sbagliato, Oscar. Spero solo che non sia troppo tardi per ricominciare»

Nonostante la situazione, le parole dell’uomo la fecero sorridere con dolcezza; e prese una rosa bianca dal vaso che aveva di fronte.

«Vedete padre, l’educazione tipicamente maschile che mi avete impartito non mi ha certo fatto dimenticare che sono una donna. Infatti, l’uniforme che indosso non mi ha impedito di innamorarmi di un uomo»

Vide il padre trasalire per un attimo.

«Penso di dovervi ringraziare per avermi allevata come un figlio: in questo modo mi avete permesso di svolgere mansioni che non sono alla portata delle altre donne»
«Si, Oscar. Ma ti ho impedito di provare le gioie che rallegrano tutte le altre donne. A questo punto dovresti toglierti l’uniforme, vivere come una donna, e gustare così tutte quelle cose che io ti ho impedito di avere per un mio assurdo capriccio! Ora, ti prego di non dimenticare che sei una ragazza, una ragazza molto bella. Voglio che tu, che tu sia finalmente felice Oscar. Se non vuoi sposare il conte De Girodel troveremo qualcun altro che ti piaccia. Sai, il generale Bouillé mi ha promesso che presto darà un ballo in tuo onore»

Ma lei già non gli prestava più attenzione: i petali della rosa che aveva tra le mani facevano un profumo così intenso da indurla alla distrazione. E poi, le parole del padre le sembravano così insensate, così fuori luogo, fuori tempo.

Però, certo, tutto le era più chiaro, adesso. Il generale Bouillé, comandante supremo dell’esercito, aveva ricevuto la lettera di reclamo dei soldati e, per chiudere la questione in maniera più o meno pacifica, aveva organizzato un ballo in suo onore affinché si accasasse, con il benestare del padre, e non desse più problemi in caserma.

Lei però non era un burattino e non avrebbe fatto scegliere agli altri la strada che aveva intenzione di percorrere, non più.

 

*

 

L’occhio continuava a dargli qualche problema, specialmente quando doveva soffermare lo sguardo in una qualche operazione specifica come la manutenzione delle armi nella stanza buia dell’armeria: la sua fortuna era che, grazie ai molti anni al servizio dei Jarjayes, aveva una buona conoscenza delle armi e, nel caso di alcune, avrebbe potuto smontarle e rimontarle ad occhi chiusi. In quei giorni le aveva visto indossare una faccia strana. Era stanca, si vedeva. Forse era la sua settimana, che le dava qualche disturbo in più del solito, ma quasi sicuramente quello stato d’animo era legato alla difficoltà di comandare degli uomini che si rifiutavano di obbedirle. Se avesse potuto, avrebbe cercato di aiutarla, anche a costo di spaccare la faccia ad uno ad uno a tutti i suoi compagni; ma sapeva che sarebbe stata una cosa inutile e che, in ogni caso, lei voleva affrontare la situazione da sola, senza appoggiarsi a nessuno. E lui rispettava questa sua scelta, preferendo rimanere in disparte, fino a quando lei avrebbe voluto così. 

«André!»
«Che c’è?»
«Hai una visita»
«E chi può essere?»

 

*


«Nonna!»
«Ti ho portato delle maglie di lana»
«Ti ringrazio, che pensiero gentile»
«Bello scherzo arruolarti nei soldati della Guardia senza dirmi niente! Quando avrai una licenza..? Non vedo l’ora di riaverti a casa, credimi André»
«Senti nonna, appena mi sarà possibile verrò a trovarti. Sai che cos’è che mi manca tanto? I piatti che mi prepari tu: qui si mangia molto male»
«Bene! Così impari a fare pazzie!»
Rise di cuore André: la nonna era sempre la solita. Poi la vide rabbuiarsi.
«Che c’è? Perché sei diventata triste?»
«Ecco.. vorrei dirti una cosa André ma.. non so se faccio bene a farlo»
«Su avanti»
«Bene, d’accordo. Dunque, - si sistemò gli occhialini sul naso - corre voce che madamigella Oscar si sposerà molto presto.. Almeno, questo è il desiderio del padre..»

Se un macigno gli si fosse precipitato addosso, gli avrebbe fatto meno male. Sentì la testa svuotarsi e l’anima lacerarsi. Smise di respirare e tutto prese a girargli intorno, nonostante fosse rimasto praticamente immobile.

«Si sposerà..?!»

Cerco di concludere la conversazione tentando di celare il disagio: salutò velocemente sua nonna e, quando la vide scomparire, corse verso le camerate. Non che ci fosse motivo di correre, ma una strana ed incontrollata frenesia l’aveva travolto, tanto da non accorgersi degli uomini di fronte agli alloggi che gli impedivano di entrare. Non c’era nessun’altro nei dintorni.

«Stavamo aspettando giusto te, André»
«Che cosa volete?»
«Parlare ad un verme che ha fatto per anni il servo ai nobili»

E, così dicendo, l’uomo lo prese per il colletto della divisa e lo avvicinò a sé.

«Così, sei stato l’attendente di quella donna in uniforme che hanno mandato qui a darci ordini»
«Io dico che è una spia»
«Secondo me va a raccontarle tutto quello che facciamo, tutto quello che diciamo di lei»

Un pugno colpì André dritto nell’addome, facendogli perdere l’equilibrio e il respiro.

«Credo che adesso ci divertiremo un po’ con te, ragazzo»

Il militare diede un pugno ad André che, indebolito dal colpo precedente, cadde sui fucili allineati sul muro.

«Ma non so se tu ti divertirai molto»

Si rialzò André, mentre un rivolo di sangue gli colava dall’angolo della bocca.

«Non crediate che io resti con le mani in mano. Vi assicuro che sono un osso molto duro, ragazzi».

Assunse un’espressione omicida mentre, prendendo in mano uno dei fucili, si lanciò addosso al gruppo di uomini, puntando verso di loro il calcio dell’arma.

 

Il suo corpo reagiva da solo, rispondendo ai colpi ricevuti. I pensieri gli davano la forza di colpire, colpire, e colpire ancora, con rabbia cieca e furiosa, mentre sentiva il sapore metallico del suo stesso sangue tra i denti, senza pensare alle conseguenze dei suoi colpi e, in fondo, poteva anche permetterselo: cinque contro uno non era il massimo della correttezza.

Oscar si sarebbe sposata e sarebbe andata per sempre via da lui.

Col passare degli anni aveva benedetto la scelta della donna di vestire i panni di un uomo perché, se avesse avuto lo stesso destino delle sorelle, a quindici anni si sarebbe sposata, avrebbe abbandonato la famiglia d’origine e non si sarebbero mai più visti, se non per le occasionali visite alla famiglia. Invece in questo modo – anche se riconosceva l’egoismo del suo pensiero – l’aveva avuta tutta per sé, anche se non nella maniera in cui lui avrebbe voluto.

Adesso si sarebbe sposata, avrebbe indossato abiti femminili, mostrando al mondo intero quanto fosse meravigliosa, sarebbe andata via da lui.

Un altro avrebbe posato lo sguardo innamorato su di lei.

Un altro che non era lui avrebbe sfiorato la sua guancia e preteso di baciarla.

Un altro che non era lui avrebbe sentito il suo nome gridato dalla bocca di lei, mentre faceva l’amore con lei, guardandola nel profondo dei suoi occhi azzurri, più grandi nell’estasi del piacere e poi, l’avrebbe accarezzata, stanco, e tenuta vicino a sé[2].

E avrebbe avuto figli, una famiglia tutta sua e una vecchiaia da condividere con un altro.

Che non era lui.

E la rabbia e l’ingiustizia di quel mondo che non gli permetteva, semplicemente perché gli mancava un titolo nobiliare, di chiederla in moglie, gli dava la forza di colpire ancora, e ancora, nonostante non riuscisse quasi più a vedere dove e su chi arrivavano i suoi pugni, e a sopportare i colpi ricevuti e a rialzarsi di nuovo e attaccare ancora, e ancora. Poi, con le lacrime che adesso sostituivano l’ira che aveva in corpo, in preda ai dolori e incapace di rimanere in piedi, cadde sul pavimento di pietra, sfinito.

 

*

 

Mentre scriveva sullo scrittoio del suo ufficio, aveva sentito delle urla e dei passi veloci lungo il corridoio. Non comprendendo il perché di tutta quella agitazione, aveva posato il calamaio e si era diretta verso il luogo dove tutti si dirigevano, cercando di capire cosa fosse successo. Quando arrivò di fronte la porta dell’armeria, i soldati erano già spariti. Ciò che vide la fece bloccare dinanzi la porta. C’era solo André, a terra e, accanto a lui, Alain.

 

«Su, coraggio, rimetti in piedi. Ma cosa fai?»
«Oscar.. ti prego.. non ti sposare.. ti prego, Oscar..»

Alain si voltò e lo sguardo che la donna si sentì addosso aveva un misto di stupore, incredulità e comprensione.

«Ma certo..! Adesso capisco tutto! Credo che vi ami comandante»

Preferì non rispondere e si maledisse per l'incapacità di sostenere il suo sguardo, preferendo abbassarlo sul corpo di André.

«Bene, allora vi lascio soli. Credo che sia meglio che vi occupiate voi, di André. In ogni caso, vi ama tanto da rischiare la vita per voi».

E uscì dalla stanza, ridendo: se l’erano presa con André perché essendo stato l’attendente di quella donna, temevano che facesse la spia per suo conto e invece, al di là di ogni immaginazione, il vero motivo era un altro..

Avrebbe risolto lui la questione, una volta per tutte.

Era il minimo per quel giovane e per il coraggio che stava dimostrando[3]

La donna rimase sola con André.

 

Oscar ti prego.. non ti sposare.. ti prego.. Oscar..

 

L’anima le si era gelata. Era mai possibile che André soffrisse così tanto al punto da farsi pestare in questo modo, pur di sfogare la sua frustrazione..?

Ritornò con la mente a tanti anni prima quando, in quella malfamata taverna di Parigi, lei aveva scatenato una rissa sfogando la sua ira, la sofferenza per non avere notizie di Fersen.

 

Credo che vi ami comandante.

 

Perché l’aveva detto come se fosse la cosa più  normale del mondo? Come se fosse un’ovvietà, una cosa scontata, che André l’amasse.

 

In ogni caso vi ama tanto da rischiare la sua vita per voi.

 

Si mosse verso l’uomo, aiutandolo a sollevarsi.

«André..» sussurrò mentre l’aiutava a girarsi e farlo sedere, appoggiandoselo contro e, istintivamente, gli sfiorò con la mano le escoriazioni del volto.

«O.. Oscar..?» rispose l’uomo, un smorfia di dolore, alzando la testa e aprendo l’unico occhio su di lei, tra le cui ciglia era ancora imprigionata una lacrima. Voltò bruscamente il viso. 

Non devi vedermi così. 

Come ti hanno ridotto..? 

«Mi.. mi dispiace André..»

«Non preoccuparti, va tutto bene»

Era la prima volta gli parlava in tono pacato, dimenticando le riserve che aveva avuto fino a quel momento.. e André rimase colpito nel rivedere la donna che conosceva. Provò ad alzarsi ma le forze gli vennero meno, così lei gli mise un braccio intorno alla vita mentre si faceva appoggiare quello di lui attorno al collo, per aiutarlo ad arrivare all’infermeria.

La mente di André era vuota, occupata a farsi forza per non gravare troppo addosso ad Oscar che, stoicamente, lo stava aiutando come meglio poteva. Non riusciva a pensare a niente, solo, un dolore profondo, come di crollo, di svuotamento, gli riempivano il cuore.


Aiutò André a stendersi nel lettino dell’infermeria.

«Occupatevi di lui. Quando avrete finito di medicarlo, riportatelo nella sua stanza. Grandier è in malattia» disse al medico militare. Poi, rivolgendosi al suo amico:

«André, quando ti sentirai meglio, torna a casa. C’è una licenza di una settimana che ti aspetta nell’ufficio del colonnello D’Aguille». Gli diede le spalle.

«No.. non è necessario..»

«Questo è un ordine, soldato» concluse, quasi scappando via dalla stanza, perché stava per crollare. Uscita dalla pesante atmosfera di quella stanza, trovò la forza per recarsi nell’ufficio del colonnello per firmare la licenza e poi, fattasi prendere il suo cavallo, attraversò i cancelli aperti della caserma.

 

Non fece in tempo ad uscire che si ritrovò davanti il maggiore De Girodel.

«Madamigella Oscar.. Permettete che vi accompagni a casa?[4]»

Il sole stava tramontando e l’aria si era irrigidita quel tanto che bastava a procurarle qualche brivido. O forse non era la temperatura a darle i brividi.

Non riusciva a smettere di vedere davanti a sé André a terra, coperto di lividi e la voce, rotta dal pianto, che la supplicava di non sposarsi.

Non l’aveva mai visto piangere e soffrire in quel modo e vederlo così l’aveva spiazzata. André, che era sempre stato una roccia.. Appariva così indifeso che, dopo la subitanea paralisi, sarebbe corsa in suo aiuto senza pensarci due volte, se non ci fosse stato Alain e le sue “illuminanti” rivelazioni.

Forse, tra tutte le persone che aveva conosciuto in vita sua, André era l’unico che gli era stato sempre vicino, che l’aveva trattata sempre con rispetto – rispetto quello vero, quello umano, non quello derivante dalla posizione sociale – a parte quell’unica volta che era esploso, rivelandole i sentimenti che per anni aveva taciuto.

In merito a quella vicenda, a posteriori, aveva compreso che quella sera lui era arrabbiato e furioso perché lei gli aveva detto che non aveva più bisogno di lui, trattandolo come una cosa che si prende e si butta a seconda della situazione e non come il vero amico che per lei era sempre stato. Poi era stata la vicinanza a far scattare quella molla altrimenti, ne era certa, André non l’avrebbe mai aggredita.. Proprio lui, che era la calma fatta a persona, l’unico capace di farla ragionare nei momenti collera.

Ascoltava molto distrattamente le parole del conte, poiché una parte di lei era altrove, nonostante facesse di tutto per accantonare, momentaneamente, quella scena così dolorosa.

L’uomo le stava dicendo del perché avesse deciso di chiederla ufficialmente in sposa al padre, che le era mancata dopo che lei aveva lasciato le Guardie Reali.

 

«Oscar io vi amo, vi amo tanto..»

 

Eppure, nonostante la dolcezza dei toni, quelle parole non erano quelle struggenti e disperate che ricordava[5].

 

Io ti amo.. ti ho sempre amata..

 

«Perdonate madamigella Oscar, ma credo che sia giusto che voi mi diciate qualcosa. Nutro per voi dei sentimenti molto profondi e penso di meritarmi una risposta»

«Si certo, credo anch’io che sia giusto. Ebbene Girodel, dovete dimenticarmi. Dimenticarmi in fretta»

«Che cosa?!»

«Scusatemi tanto, ma debbo andare adesso»

 

*

 

Il giorno dopo, André era già in grado di stare in piedi. Aveva il volto coperto di lividi, indolenzito per ogni piccolo movimento a causa delle cicatrici che gli tiravano sul labbro inferiore, su uno zigomo e su un sopracciglio. Per non parlare del resto del corpo.

Si era recato all’ufficio del colonnello che gli aveva detto che sarebbe potuto uscire dalla caserma alla fine del turno di guardia pomeridiano.

La nonna era stata particolarmente affettuosa con lui, senza prima esimersi però dal rimproverarlo bonariamente per la sconsideratezza, alla sua età, di fare ancora a botte come un ragazzino e lui , piuttosto che raccontarle i veri motivi della lite in armeria, aveva accondisceso ai suoi rimproveri senza darle giustificazioni.

La mattina successiva si era svegliato di buon ora, abituato com’era agli orari della caserma e, uscito dalla sua stanza, si diresse verso le cucine, per lo stesso percorso che aveva fatto per anni. Stavolta però, mancava qualcosa, mancava lei, che era in caserma. Probabilmente si sarebbe dovuto abituare a quella casa, vuota, senza di lei, ma pensarla con un altro uomo e in un’altra vita, continuava a devastarlo.

 

*

 

Alla fine aveva accettato di partecipare al ballo che in generale Bouillé aveva organizzato in suo onore allo scopo di trovarle marito. Come avrebbe potuto dire di no al padre, che aveva praticamente rischiato la vita per colpa di quei maledetti che l’avevano aggredito mentre il generale Bouillé gli aveva offerto un passaggio dalla reggia verso casa?

Sarebbe stato molto più felice nel vederla sposata, le aveva detto, piuttosto che sapersi vendicato per l’errore di essere stato ferito, e lei aveva ceduto. Per il bene del padre. Le aveva fatto quasi tenerezza, vederlo entusiasta di sapere che lei avrebbe partecipato a quella serata, riempiendolo di speranze future.

 

Quand’era arrivata a casa, col cuore in gola e il terrore di non rivedere più suo padre vivo, i nervi avevano ceduto, l’adrenalina anche ed era crollata sulle ginocchia, sollevata, poiché la ferita non era grave e suo padre non era in pericolo di vita.

E André era lì, accanto a lei, a casa per la licenza che gli aveva dato, a porgerle un fazzoletto con la proverbiale discrezione che lo caratterizzava, e che lei tanto apprezzava in lui.

E se suo padre avesse saputo quanta sofferenza gli stava causando, ordinandogli di accompagnarla a quel ballo, l’indomani sera, in cui Oscar sarebbe stata ammirata da tutti i gentiluomini, forse non gliel’avrebbe chiesto.

Si era voltata senza volerlo, a spiare la sua reazione e mai le fu tanto chiara l’amarezza della voce di André che, rivolgendosi a suo padre, ma senza riuscire a sostenerne lo sguardo, si rimetteva ai suoi ordini.

Oh si, avrebbe partecipato a quel ballo in suo onore, ma avrebbe riservato qualche sorpresa al caro vecchio Bouillé..

 

**

 

«Oscar, continui domani, dobbiamo andare»

«È ancora presto: c’è tempo»

«No, non ce n’è. Dal momento che dobbiamo tornare a casa perché tu possa cambiarti d’abito»

«Senti, non è necessario che tu venga con me»

 

Non colpirmi basso, Oscar. Non voglio la tua pietà.

 

«È un impegno che ho preso con tuo padre, Oscar, e lo voglio mantenere».

«No! Posso andarci anche da sola!»

E così dicendo, si alzò dalla sua scrivania, fissando negli occhi André, rimasto sorpreso dalla furia con cui gli si era rivolta. Gli passò accanto, allungando la mano verso la maniglia della porta. L’aprì e, sulla soglia:

«André io.. Io sono convinta che non mi sposerò tanto presto»

E lo lasciò così, dentro il suo ufficio, mentre André continuava a guardare la porta da cui era uscita, incapace di decifrare le parole e quel tono così stranamente dolce che non si aspettava di sentirsi rivolgere.

 

Sta’ tranquillo André.

 

**


Oscar entrò nel salone in cui Bouillé aveva fatto preparare tutti i tavoli, con le pietanze più prelibate che un generale di nobile e antica casata possa offrire ai suoi ospiti. Un quartetto d'archi pronto ad eseguire i brani più in voga mentre gli ospiti stavano in trepidante attesa ed eccitazione perché, finalmente, avranno occasione di vedere per la prima volta l'algido ex-comandante delle Guardie Reali vestito da donna.

E invece, la figura che si presenta in sala indossava un'uniforme blu e un attento osservatore avrebbe certamente notato che non era stata nemmeno stirata per l'occasione e che i polsini della giacca apparivano consumati dall'usura. I capelli privi di una qualsiasi forma di acconciatura, scendevano lungo le spalle, arruffati, scompigliati, perché aveva raggiunto il palazzo del generale al galoppo sul suo cavallo.

Si mise in mostra il comandante, così com'era. 

 

Io sono Oscar François De Jarjayes

 

Lo sguardo truce, di chi è abituata a stare al comando.

Alcuni uomini presenti in sala, incuriositi, le si erano avvicinati mentre lei addolciva il suo sguardo e, con un senso dell'ironia che aveva raramente usato perfino a corte, invitava gli altri a convenire con lei che si trattava di un ballo molto strano poiché non c'erano dame con cui danzare.

Bouillé aveva ancora il monocolo attaccato all'occhio, una faccia di indescrivibile stupore, quando la donna, con permesso, si congedò lasciando gli ospiti in sala. Sciocchi illusi.

 

 

Fine Parte Sesta

Cetty (mail to: cetty_chan@virgilio.it )


 

[1]Traduzione del titolo dell’episodio 29 nell’edizione giapponese.

[2] Per questo frammento dovrei ringraziare Claudio Baglioni e la sua stupenda “E tu come stai?” che mi ha ispirato in tal senso ^__^.

[3] Secondo il mio punto di vista, almeno nell’anime, il fatto che André si innamori di Oscar è un grande atto di coraggio, la cui eventuale riuscita può essere vista come un traguardo “sociale”. Anche per questo, credo, Alain è veramente contento di Oscar e André. Proverbiale in tal senso è la scena post-esplosione durante la visita del re di Spagna in Francia.

[4] In realtà il maggiore De Girodel dice “Permettete che cavalchi con voi?”. Però quest’espressione non mi piaceva molto e induce a supporre diversi interrogativi sulle vere intenzione di Girodel ^_^! Pertanto, ho preferito fare di testa mia.

[5] Sicuramente buona parte di voi si renderà dell’evidente somiglianza col manga, anche se ciò che ricorda Oscar, e che paragona con quello di Girodel, non sono le parole bensì un bacio. La grande difficoltà è raccontare passo per passo come Oscar cominci a cambiare i suoi sentimenti nei confronti di André. Mentre nel manga questo aspetto è molto più chiaro, coadiuvato inoltre da alcune vicende che avvengono contemporaneamente, nell’anime determinati accadimenti si verificano in tempi diversi (ad esempio: la frequentazione di Girodel di Palazzo Jarjayes accade in contemporanea all’assalto alla carrozza) e il percorso che porta Oscar fino all’episodio della carrozza non è chiaro.