NOTE DELL'AUTRICE: Questa storia è la realizzazione di un mio piccolo desiderio: colmare alcuni vuoti narrativi dell'anime, relativamente a "chissà cosa pensa André in questo momento, anche se non viene detto?" e "Chissà perché Oscar si comporta così".
La vicenda che segue, ricalca più o meno fedelmente (con qualche licenza) la storia raccontata dall'episodio 20 in poi, con alcuni salti temporali, visto che la storia è incentrata sui due protagonisti. Le parti scritte nel colore più scuro e in corsivo sarebbero i pensieri di André.
Ancora la fanfiction è in fase di lavorazione, pertanto non so dove la farò concludere. Per il momento, vi auguro una buona lettura, sperando che questo mio ultimo lavoro vi sia gradito.

 

UNA VITA

Capitolo Primo

"Un Amore Impossibile"

 

«Io credo che Fersen non se ne renda conto, ma a Parigi e forse in tutta la Francia parlano di lui: sta diventando un personaggio molto impopolare» disse gettandole una mela rossa che la donna prese al volo guardandolo in modo da dirgli tacitamente di continuare.
Andava avanti già da qualche tempo la relazione clandestina tra il conte di Fersen e la regina Maria Antonietta. I due si incontravano nel buio dei boschetti dei giardini di Versailles, attenti a non essere visti da nessuno. Ma le cameriere e le dame di compagnia, che coprivano Maria Antonietta inventando improvvisi mal di testa e indisposizioni varie, avevano la lingua lunga e, presto, la notizia degli appuntamenti notturni tra il bellissimo svedese la regina di Francia divennero di dominio pubblico, a corte e fuori. Oscar lo sapeva, perché i soldati della guardia reale facevano il loro dovere e, pur mantenendo un certo riserbo che il loro comandante aveva loro ordinato di avere nello svolgimento del loro compito, le veniva riferito tutto quello che succedeva: era suo dovere sapere tutto quello che si verificava a corte per salvaguardare la sicurezza della famiglia reale.
«Corrono molte voci. Dicono che la regina Maria Antonietta si sia innamorata del bellissimo conte svedese, e che si incontrino furtivamente nei luoghi più impensati: a lungo andare tutto ciò può diventare molto pericoloso. Comunque, oggi ho notato uno strano sguardo negli occhi di Fersen».
Lei guardava oltre la finestra, senza vedere. Era incapace di sentirsi parlare di Fersen e del suo rapporto con la regina, guardando negli occhi André o chiunque altro senza manifestare il suo disagio.

Anche lui lo sapeva, certo. Nello svolgimento del suo incarico di perfetto attendente, aveva occhi e orecchie per controllare e proteggere Oscar e, inevitabilmente, questo gli comportava anche il conoscere i pettegolezzi che giravano a corte. Non aveva intenzione di iniziare il discorso e parlare di Fersen, come se non bastasse il fatto che lei lo vedesse ogni giorno a corte, oltre ai momenti in cui il conte veniva a farle visita. Ma doveva pur dirglielo, anche se sapeva che lei non ne era all'oscuro. Doveva sbatterle in faccia la verità nuda e cruda, così forse avrebbe smesso di pensare ancora a lui, a soffrire per un amore impossibile e a far soffrire lui, per tutto questo. Non era felice di quello che stava facendo e fissava la mela che aveva tra le mani con sguardo triste.

«Sembra che questo grande amore gli dia più sofferenza che gioia. Ecco, io ho l'impressione che si senta in colpa per quello che sta accadendo».
André non era stato il solo ad aver notato lo stato emotivo di Fersen. Quel pomeriggio era venuto a trovarla. Le aveva detto che non era venuto per parlarle di qualcosa in particolare, ma semplicemente per tirare di spada con lei, vista la sua grande abilità. Ma, infondo, le era stato chiaro come la luce del sole che sentiva un peso nel cuore e che una parte di lui avrebbe voluto confidarsi con lei; ma non aveva il coraggio di parlare, nemmeno con lei, sia per la gravità della situazione, poiché si trattava pur sempre della regina di Francia, sia perché si vergognava: non del suo amore, ma del tradimento nei confronti della corona francese e, più in generale, della sua posizione di amante.

«Doveva soffocare l'amore. C'è gente che ama una persona tutta la vita senza che questa persona lo sappia».

Ed era proprio vero, pensava Oscar.

Ecco, l'aveva detto, in un certo senso. C'è gente che ama una persona tutta la vita senza che questa persona lo sappia. Aveva dato voce ai suoi pensieri, sperando che lei potesse finalmente capire il vero significato delle sue parole. Stava parlando di Fersen, è vero, ma quest'ultima frase era rivolta più alla sua condizione che a quella del conte. Lo invidiava perché desiderava poter avere lo stesso coraggio che Fersen aveva avuto nel dichiarare il suo amore per la regina, nonché il coraggio di vivere un amore, per quanto potesse essere sbagliato per la società. Amareggiato nella consapevolezza che lui si sarebbe anche accontentato che il suo amore rimanesse clandestino, nascosto dagli occhi della gente e dalla società, che non avrebbe mai accettato un matrimonio tra una nobile contessa e il suo attendente, invidiava il conte il cui amore era ricambiato. Anche lui si accorgeva della sua profonda sofferenza, e forse era il prezzo da pagare per il coraggio di aver confessato alla donna amata il suo amore, nonostante la consapevolezza degli inevitabili ostacoli che avrebbero incontrato e, più in generale, dell'immutabile impossibilità di poter vedere trasformare la loro relazione clandestina in qualcosa di più concreto.
Lo invidiava, si, perché se solo lui avesse avuto la fortuna di nascere in una famiglia nobile, non avrebbe avuto gli stessi insormontabili ostacoli nel dichiarare i suoi sentimenti alla donna che amava. E il suo silenzio no, non era mancanza di coraggio, ma semplicemente prudenza, e rassegnazione, poiché sapeva che il suo ruolo di attendente era l'unica cosa che gli permetteva di starle vicino.
L'aveva vista improvvisamente voltarsi e lui aveva per una frazione di secondo sgranato gli occhi, un colpo allo stomaco, il fiato sospeso, nell'illusione che lei avesse finalmente capito il vero senso di quelle parole.

«Prendi la tua spada André, voglio battermi ancora» aveva detto lei saltando giù dal balconcino a piano terra. Voleva, doveva assolutamente fare qualcosa e l'unica cosa che poteva fare era dare sfogo ai sentimenti contrastanti di quel momento: il dolore di Fersen, il dolore della regina, che sapeva infelice della sua vita, l'incapacità di accettare come il destino potesse essere a volte così avverso verso le persone e, infine, il dolore per se stessa, per l'impossibilità di essere amata da chi voleva essere amata:
«André! Farò sul serio questa volta»
«Come vuoi, Oscar»

«Già.. io farei qualunque cose per te».

Anche per lui era liberatorio battersi e trasformare in dritte, rovesci, parate e affondi i suoi tumultuosi pensieri.

«Oscar dimenticalo.. dimentica il conte di Fersen. Voglio che tu non pensi più a lui, ti prego..!».


**

Camminava lungo la galleria degli specchi senza guardare il gruppo di donne che chiacchierava vicino ad una delle finestre che davano sul parco alle spalle dell'edificio principale. La regina aveva chiesto espressamente di lei. Quando oltrepassò la soglia delle stanze private della regina, questa chiese con la cortesia che contraddistingueva la sua personalità, di essere lasciata sola.
«Mi avete fatto chiamare, Maestà? Sono ai Vostri ordini».
Appena le dame di compagnia lasciarono la stanza, la regina guardò Oscar e scoppiò in lacrime:
«Madamigella Oscar, ho bisogno di voi. Oscar, io.. vorrei che faceste una cosa per me.. Siete la sola persona di cui mi fidi, so che non mi tradirete mai. Vorrei che gli diceste in gran segreto che non posso vederlo stasera.. Mi ero completamente dimenticata che devo essere al fianco di Sua Maestà che riceverà un ambasciatore di non so quale importante nazione. La mia presenza è indispensabile a corte, non posso assolutamente mancare. Voi dovreste farmi la cortesia di avvertirlo.. Vi prego Oscar, ditemi di si, altrimenti non avrò più la forza di guardarvi negli occhi».
«Vi prego, ora sollevate lo sguardo, Maestà. Sapete che non potrei mai rifiutare un favore che Voi mi chiedete».
«Madamigella Oscar, vi ringrazio. In questo momento voi siete l'unica persona che mi sia rimasta fedele».

La stava aspettando nel cortile di marmo insieme ai cavalli, quando la vide uscire dalle camere della regina con la testa bassa nell'atteggiamento tipico di chi ha la mente impegnata a operare delle valutazioni.
«Allora Oscar, dimmi.. che cosa voleva da te la regina».
Non gli aveva risposto, limitandosi a dirgli di precederla a casa. Sicuramente era qualcosa di particolarmente importante ma, soprattutto che richiedeva un massimo riserbo, se non gli aveva nemmeno accennato l'oggetto della conversazione, né avergli chiesto di accompagnarla. Tirando le somme era certa che si trattasse di qualcosa a che fare con il conte di Fersen, non era difficile capirlo. Pensò che era davvero un paradosso che proprio lei dovesse fare da messaggero tra la regina e Fersen.


Mentre galoppava forse più del necessario per raggiungere il palazzo del conte di Fersen, rifletteva sulle aperte dichiarazioni della regina. Non era certamente facile per lei ammettere ad Oscar di avere una relazione con il conte di Fersen, del suo comportamento immorale e riprovevole. Si era nascosta il volto tra le mani come una donna qualunque, dimenticando di essere la regina di Francia e di avere quindi il diritto tenere la testa alta di fronte a chiunque e qualunque situazione. Costretta a sposarsi per creare un'alleanza politica, la vita di Maria Antonietta non doveva essere delle più felici, ma questo non doveva impedirle di abbandonare il suo ruolo.
«E poi, soffre di più chi ama senza essere riamato» concluse, mentre si trovava di fronte al cancello di ingresso del palazzo del conte. Un attendente si avvicinò.
«Dite al conte di Fersen che ho un messaggio di estrema importanza da consegnargli»
«Non volete entrare, comandante Jarjayes»
Ma prima che lei potesse rispondere il conte aveva già raggiunto il suo domestico che, con un breve inchino si allontanò dal suo padrone
«Ditemi Oscar»
«Ho un messaggio per Voi da Sua Maestà la regina», diss'ella sottolineando espressamente Sua Maestà la Regina, guardando ovunque tranne il viso del conte «Improrogabili impegni di corte non Le consentono di essere presente stasera» proseguì guardandolo dritto negli occhi «e alla fine ha aggiunto questo: rimandiamo ogni cosa al ballo della prossima settimana».
«Vi ringrazio, madamigella».
C'era tristezza, rammarico e vergogna nel suo sguardo basso mentre pronunciava quelle parole e lei non poteva non accorgersene. Tirò le redini del cavallo per guidarlo dalla parte opposta e andò via senza dire una parola. Non c'era niente da dire, suppose.

**

Era già da più di due ore che la stava aspettando sotto il portico del portone principale del palazzo e intanto aveva iniziato a piovere e lei non aveva preso la carrozza. Sperava in cuor suo che non le fosse successo niente e si era pentito di non aver insistito nel chiederle dove di preciso si stesse recando. Ad un certo punto sentì il rumore degli zoccoli di un cavallo che si avvicinava sempre più. Salì in groppa al suo cavallo, il mantello di Oscar tra le mani, per raggiungerla. Quando la vide aveva la testa abbassata, quasi appoggiata al collo del suo animale. Si accorse che gli regalò un debole sorriso nel vederlo correre verso di lei con il suo mantello in mano, e non seppe dire se il volto bagnato era dovuto alla pioggia o a lacrime. La oltrepassò solo per tornare indietro e mettersi al fianco di lei, avvicinando i cavalli in modo che nel cingerla avrebbe potuto metterle addosso il mantello. Fu grato di vederla sorridere con gli occhi.

**

Quella sera nella Salone degli Specchi era stata organizzata una festa per la visita a corte dell'ambasciatore polacco.
Oscar raggiunse André nelle stalle, dove egli stava assicurandosi delle buone condizioni delle ruote della carrozza che avrebbe dovuto accompagnarla a corte.
«André, è inutile che prepari la carrozza: questa sera non prenderò parte al ballo di corte. Invierò un messaggio dicendo che sto poco bene. Questo è tutto» disse, e fece subito per andarsene.
«Oscar!»
«Non urlare così! Si potrebbero spaventare i cavalli».
«Oscar, si tratta di un ballo importante, vi prenderanno parte tutti i personaggi più influenti del regno, e tu quale comandante della guardie di Sua Maestà e quale erede della famiglia Jarjayes non puoi certo mancare».

Ovviamente era soltanto uno scusa bella e buona. Il motivo era un altro, ma era il caso di non essere troppo espliciti.

«Non mi piace l'idea di stare tra quella gente. Sai bene quello che accade in certi casi, André: Sua Maestà la regina sarà guardata con disprezzo da tutti i nobili presenti»
«Vedi, a mio avviso, è la ragione per cui dovresti andare al ballo». Aveva posato il martello e la raggiunse vicino lo stipite del portone «Tu sei l'unica sulla quale la regina possa contare. Anche il conte di Fersen la pensa così».
«No, no, è un ruolo che non mi piace, André, te lo giuro. Non voglio essere coinvolta in questa storia, lo capisci? Che cosa dovrei fare secondo te..? Minacciare con la spada tutti quelli che sparlano di loro? E tutti coloro che li guardano con tanto disprezzo..?»
«Potrebbe essere un'idea.. provaci, Oscar» disse lui sorridendo, per alleggerire l'aria pesante che si era creata e per smorzare la crescente rabbia che era montata nella donna, la quale preferì rispondere con una risata di sconfitta. Non riusciva a capire come facesse, ma riusciva sempre a calmarla in un modo o nell'altro.

Intanto a corte i nobili facevano a coppie o in piccoli gruppetti il loro ingresso, mentre il ciambellano faceva le presentazioni nominando le rispettive famiglie di appartenenza. Il conte di Fersen era già arrivato e si era sistemato in un angolo, vicino ad uno dei tanti tavoli disposti lungo i muri e le finestre della galleria, in modo da poter rimanere nell'ombra e osservare senza essere osservato. Sapeva che la sua sola presenza avrebbe certamente scatenato pettegolezzo ma, probabilmente, avrebbe dato motivo di chiacchiere anche se non si fosse presentato a corte quindi, a quel punto, era il caso che non mancasse alla serata, anche perché sarebbe stata l'ultima da lì a chissà quanto tempo. Nel pomeriggio aveva saputo della morte del Conte Lindberg, avvenuta sui campi di battaglia americani. Oltreoceano Inghilterra e America combattevano per i territori americani: da un parte, nel tentativo di mantenere il governo delle colonie che tanta ricchezza portavano alla vecchia Inghilterra, dall'altro lato, per l'indipendenza dei coloni americani, sottoposti ad un regime commerciale devastante per la loro economia. La Francia, per danneggiare economicamente la grande potenza britannica, contribuiva alla causa americana inviando truppe in guerra e Fersen aveva concluso che l'unico modo per placare le chiacchiere che avrebbero certamente danneggiato la regina Maria Antonietta, era quello di allontanarsi dalla Francia, riuscendo forse così anche a dimenticare l'amore che nutriva per lei.
Mentre pensava alla sua decisione e alle conseguenze, sentì improvvisamente i presenti zittirsi per l'arrivo della regina Maria Antonietta. Subito dopo, dall'altro capo della galleria, il ciambellano annunciò il Comandante della guardie reali Oscar François De Jarjayes.
Anche la regina Maria Antonietta spalancò i suoi grandi occhi blu nel vedere che il comandante Oscar, quella sera, presenziava al ballo in l'alta uniforme: ciò significava che prendeva parte alla serata in via ufficiale, e non per svolgere i suoi obblighi di comandante che, per quella sera, aveva affidato al tenente Girodel. La regina si diresse dritta verso Oscar che si inginocchiò in segno di saluto.
«Madamigella Oscar, è la prima volta che venite a corte per danzare. È forse un'occasione speciale questa?»
«Si, è vero Maestà, avete indovinato. Questa di oggi è un'occasione specialissima»
«E avete già deciso con chi danzare, madamigella? Con una dama o un gentiluomo?»
«Io avrei solo un desiderio questa sera, Maestà: danzare con voi»
Nemmeno la regina avrebbe potuto rifiutare un invito tanto gentile e galante dall'affascinante militare che aveva davanti. Oscar era una donna ma riusciva ad attirare su di sé non soltanto gli sguardi affascinati degli uomini. Le porse la mano che non teneva il ventaglio e Oscar si alzò e le disse sommessamente:
«Devo ballare con Voi tutta la sera, Maestà, e spero capiate il perché»
«Si, certo capisco»
Rimasero tutti affascinati dalla bellezza che derivava dalle due figure danzanti. Il conte di Fersen non poté trattenersi dal fare un piccolo brindisi nel vedere cotanta bellezza e, nell'apprezzare il perché Oscar stava facendo tutto questo. Adesso era più che sicuro della decisione presa.

La serata era stata più lunga del previsto e André stava guidando la carrozza verso casa. Ad un certo punto, in mezzo alla leggera nebbiolina dell'aria notturna, vide Fersen appoggiato alla sua carrozza: gli fece cenno di fermarsi e André tiro le redini del suo cavallo. Oscar, svegliata dall'assopimento in cui era caduta a causa della stanchezza e del movimento della carrozza, si affacciò del finestrino e, dopo aver visto chi era che bloccava la strada, si avvolse nel mantello dell'uniforme e scese per raggiungerlo.
«Grazie Oscar. Se non fosse stato per Voi io avrei danzato con la regina Maria Antonietta tutta la sera e questo sarebbe stato pericoloso. Avrei desiderato farlo, lo ammetto, ma se l'avessi avuta tra le mia braccia questa sera non sarei stato capace di nascondere i sentimenti che nutro per lei e le voci che circolano sarebbero diventate ancora più malevoli e allora sarebbe stato impossibile soffocare uno scandalo. Si, so che non sarei dovuto venire a corte questa sera, eppure l'ho fatto. Mi rendo conto che questa situazione è imbarazzante per lei. Già, proprio perché io le voglio bene veramente avrei dovuto fare qualunque cosa per evitare di giungere a questi estremi. Non avrei mai dovuto far trasparire i miei sentimenti. Con il mio comportamento l'ho esposta allo scandalo, l'ho fatta soffrire enormemente».
Aveva alzato la testa verso il cielo con l'aria sofferente di chi ormai non può tornare indietro. Oscar non riusciva a rispondergli, non sapeva cosa dirgli. Lasciò che continuasse.
André osservava da lontano per discrezione. Non riusciva a capire bene di cosa parlassero ma, considerando i recenti eventi, aveva sicuramente a che fare con la regina. Forse la stava ringraziando.
«Credo che ci sia soltanto una cosa ormai che mi resta da fare. Qualcuno dirà che sono un codardo, ma non mi importa. Oscar io.. io devo andare lontano, anche se mi dispiace. Devo andare molto, molto lontano».
La donna sgranò gli occhi: cosa stava dicendo? Cosa voleva dire che doveva andare molto lontano?
Il conte si voltò, alzò la mano in segno di saluto «Abbiate cura della regina. Addio Oscar» concluse dirigendosi velocemente verso la carrozza e intimando il suo cocchiere di partire velocemente per non lasciare il tempo all'amica di chiedergli spiegazioni.
«Fersen! Dove volete andare? Fersen!» ma non ebbe nessuna risposta. Si fermò vicino ad André che guardava la carrozza del conte correre via.

**

Anche stavolta Oscar guardava attraverso i vetri dalla finestra, con il sole che quasi l'accecava, una tazza di the che sorseggiava ogni tanto nella mano destra.
«In America... certo che è lontana! Non hai desiderio di rivederlo? Sai, dicono che la sua nave salpi tra qualche ora». Quando il giorno dopo si era recato a corte aveva subito sentito la notizia della partenza improvvisa e misteriosa del conte di Fersen per le terre d'America, mentre l'attendente di corte dava la comunicazione ufficiale alla regina
«Il colonnello Hans Axel, conte di Fersen, ha chiesto e ottenuto di far parte delle truppe che combattono in America, agli ordini del generale Lafayette. La nave sulla quale salperà lascerà oggi stesso il porto di Brest» .
In un certo senso era felice della partenza del conte, che avrebbe certamente messo fine alle chiacchiere di palazzo, almeno per un po'; ma non era solo per questo.
Attese per qualche minuto la risposta di Oscar, che non arrivò e si accorse che era già da un po' che non sorseggiava il suo the.
«Ah Oscar.. dimenticavo che devo ferrare i cavalli oggi».
Si alzò, per lasciarla sola. Si voltò per guardarla un'ultima volta. Poi uscì.

Maledizione, Oscar! Perché devi soffrire così tanto per lui? Non riesco a vederti in questo modo e dover rimanere in disparte e lasciarti piangere per lui.

La donna, finalmente sola, disse «Fersen, non morite..».





Fine Parte Prima

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