UNA TAZZA DI CAFFÈ
One shot, Slice of life

“Alain, ma è vero che il Grandier si è trasferito nel nostro quartiere?”

“Così, pare. Ma il signorino rimane silenzioso come prima.”

“Beh, se ha lasciato casa Jarjayes un motivo ci sarà.”

“Un motivo ci sarà, ma lui non ce lo dirà.”

Mastico un filo di paglia mentre rispondo all’interrogatorio degli altri ragazzi come se io sapessi qualcosa più di loro.

Certo, io e André siamo amici, ma il riserbo di quel ragazzo ha qualcosa di patologico.

Gros Jean scarta una carta che mi serve. Mantengo la mia faccia impassibile.

Poi Lazare se ne esce con: “Perché non andiamo a trovarlo?”

“Buona idea, piccoletto! Aghahah! Tutti ad inaugurare l’appartamento del Grandier! Sei d’accordo, Alain?”

“Beh, Gros Jean, se Maometto non va alla montagna…” E chiudo la partita stracciando gli altri.

*

François ha spulciato dei documenti in ufficio e ha trovato il nuovo indirizzo di André. È un quartiere popolare, questo, con il mercato, le osterie, il chiasso, la sporcizia, gli ubriachi ed i mendicanti. Però il Grandier lo ha preferito alla magione dei Jarjayes.

Mentre ci avviciniamo lo vediamo uscire dal portone del palazzo.

“Perfetto!” esulta Gros Jean. “Saliamo e gli facciamo la sorpresa di trovarci tutti in casa sua. E ci deve pure offrire la colazione, aghahah!”

La squadra B della Guardia Metropolitana sale le scale fino alla soffitta.

Ruotiamo la maniglia.

La porta si apre.

Entriamo ridendo e berciando.

Ci immobilizziamo sulla soglia.

*

Seduta nel vano della finestra c’è il comandante.

Indossa la camicia fuori dai pantaloni a culotte. Ha le gambe ed i piedi nudi, ripiegati sotto le cosce. I capelli sono scarmigliati. Lo sguardo sereno è volto alla finestra a cui è appoggiata con la spalla sinistra. Tra le mani a coppa tiene una tazza di caffè da cui sale un ricciolo di fumo. Gira tranquilla il volto verso di noi, senza mutare la sua espressione serena.

“Buongiorno, ragazzi.”

Giuro che non riusciamo a spiccicare una parola.

Lei scioglie le gambe e le slancia con grazia fino a toccare il pavimento. Si alza tenendo la tazza tra le mani. Non posso non notare che non deve indossare le fasce; la camicia ampia e morbida rivela le sue forme.

“Siete arrivati in tempo per la colazione. André è andato dal panettiere a prendere i croissant. Ed io, per la prima volta, non ho bruciato il caffè! Siete fortunati. Servitevi pure.”

E così dicendo ti siedi al tavolo di legno della cucina, ripiegando una gamba sotto l’altra e continuando a sorseggiare il caffè, che effettivamente manda un buon odore.

Gros Jean manda una risata delle sue, si serve il caffè e si siede al tavolo. Uno alla volta ci riscuotiamo tutti e lo imitiamo.

In quel momento la porta si apre ed entra André.

*

“I ragazzi ci hanno fatto una sorpresa per fare colazione insieme.” Dici placida, come se questa fosse una situazione abituale.

“Doppia sorpresa, stamattina; non hai bruciato il caffè!” se ne esce il Grandier con tutta la serenità del mondo, mentre si versa anche lui una tazza di caffè e lei gli sorride dal bordo della tazza.

Si siede al tavolo, vicino a lei, e ci guarda tranquillo.

Per un po’ riesco solo a bere il caffè. Restiamo tutti in silenzio.

“Se lo viene a sapere il Generale siete morti.” affermo senza inflessioni. È un dato di fatto.

“Già.” Lo dici con una voce dolce, femminile, mentre alzi lo sguardo dal caffè per fissarlo in quello di lui. È un attimo, ma abbiamo visto tutti.

“Noi… noi non lo diremo a nessuno…” Lazare ha le lentiggini in fiamme, ma da voce al pensiero di tutti.

“Lo so.” Di nuovo quel tono amabile e femminile che non ti avevamo mai sentito prima. Un tono da cui traspaiono certezza e tranquillità. Non ci ringrazi nemmeno. Lo sai e basta. Hai ragione. Maledizione, hai ragione.

 

 

 

Fine

Moonia (mail to: monia.guredda@gmail.com)