LE PAROLE E IL SILENZIO

Parte Settima

 

Il dottore aveva lasciato la stanza di Oscar ormai da un po’ tempo, ma i due erano ancora fermi, legati in un abbraccio che sembrava non dover mai trovare fine.

Non appena Lassonne era scomparso chiudendo l’uscio dietro di sé, Oscar aveva nascosto il suo viso nel petto di André in cerca di conforto, di protezione, di una certezza che solo il suo sostegno poteva donarle, lui, l’unica certezza della sua vita. Solo due sere prima, proprio lei gli aveva chiesto di non lasciarla sola, nell’affrontare la malattia, ma mai avrebbe immaginato quale sarebbe stata la portata del suo bisogno di conforto; l’entità del suo smarrimento, in quei momenti, era già ben oltre quello che avrebbe potuto aspettarsi. Solo tra le sue braccia riusciva a resistere … a trovare la forza di reggere alla disperazione.

Il dottore aveva confermato i loro dubbi, in merito alla sua malattia e aveva ribadito più volte e con estrema fermezza la necessità che lei seguisse fin da subito le sue indicazioni, per poter sperare di vincere lo spettro della tisi. Lassonne, come suo solito, aveva iniziato a scrivere fittamente sul suo voluminoso taccuino, riempiendo una serie di fogli con le istruzioni per le cure di Oscar; ci aveva messo del tempo, mentre Oscar e André avevano atteso pazientemente, a capo chino e mano nella mano, sentendo, ad ogni pagina che si aggiungeva alle altre già scritte, il peso al cuore farsi più gravoso. Entrambi sapevano che in quei fogli manoscritti e nella loro determinazione a seguire quanto ci avessero letto, stavano la vita di Oscar e ogni possibilità di rimanere ancora vicini il più a lungo possibile.

Rimasti soli, accarezzandole una spalla dolcemente, André si era poi staccato un istante da lei, aveva raccolto il voluminoso plico lasciato a loro disposizione dal medico e riordinato nervosamente i flaconi con alcuni medicamenti per Oscar; poi era tornato da lei, questa volta stando alle sue spalle, cingendola in un nuovo delicato abbraccio, perché potessero leggere insieme quanto scritto, dal primo fino all’ultimo foglio, quello del congedo dalla vita militare per motivi di salute.

“Domani consegnerai la lettera di congedo, Oscar …”

“Domani?! Ma André …” aveva rizzato la schiena cercando di ribattere.

“Oscar, il dottor Lassonne è stato chiaro: non c’è tempo da perdere! E non ne perderemo …” André aveva parlato al plurale, perché la salute di Oscar riguardava direttamente anche lui, e lei non se ne stupì. Lo aveva guardato intensamente, desiderando di avere la meglio su di lui, perché le era difficile ammettere che avrebbe dovuto cedere all’idea del congedo … anche se sapeva bene che André aveva ragione. “E credo che dovresti partire, proprio come ha scritto il dottore, per stabilirti in un luogo dalle condizioni climatiche più adatte alla tua convalescenza. Non so … forse la Normandia … o la Bretagna …”

“Non voglio partire, André …” Oscar si era voltata verso André e lui aveva lentamente sciolto il suo abbraccio, posandole le mani sulle braccia e puntando il suo sguardo su di lei, sorpreso dalla sua reticenza.

“Oscar! Il clima di Parigi non è certo quello mite della costa … qui sarebbe tutto più difficile!”

“Non voglio, André. Posso curarmi anche qui …” lei non sembrava voler cedere.

“Ma devi farlo secondo le indicazioni del dottore, e lui insiste perché tu viva in un luogo dal clima favorevole”

“André …”

“Oscar, ti prego … devi curarti … e seguire tutte le indicazioni del medico …”

“André, io …”

“Oscar, devi farlo!”

“André io ho dei doveri, in Caserma …”

“Il congedo esiste proprio per questo, Oscar!”

“Sì, ma in questa situazione instabile,  è importante che io …”

“Oscar! Nomineranno un altro al tuo posto … la Caserma non rimarrà certo scoperta!”

“Sì, ma mio padre …”

Oscar non parlava più, ma i suoi occhi erano legati allo sguardo di André, che a fatica soffocava la sua agitazione, mista allo sgomento per il non riuscire ad accettare che lei non volesse seguire le indicazioni del medico … Lei pensava solo al fatto che lui non avrebbe potuto seguirla, perché ormai arruolato nei soldati della Guardia Permanente, … perché il congedo riguardava lei sola … André restava in attesa di un suo cenno, cercando di comprendere le sue motivazioni, il perché del suo rifiuto a partire; nella sua mente si affollavano le sole ipotesi che il suo cuore poteva suggerirgli … quelle che si rivelavano, purtroppo, timori dolorosi per il suo animo. Pensava che Oscar non volesse allontanarsi da Versailles, dalla Regina, dal Generale o, peggio, da Fersen …

Oscar, dimmi perché non vuoi partire … io credo che tu mi stia nascondendo il vero motivo … Ti prego, fidati. Voglio aiutarti, come mi hai chiesto tu. Non voglio giudicarti …” la voce di André adesso era un sussurro e il suo sguardo implorante … e Oscar non seppe resistere al trovarsi ad un palmo da quello sguardo di smeraldo che non faceva che provocarle brividi …

“André … se io partissi … se lasciassi Parigi per curarmi …” lui la guardava invitandola a continuare “io dovrei lasciare qui …” ma per lei sembrava impossibile essere più chiara, diretta … anche perché nemmeno nel suo cuore la motivazione era ancora così chiara …

Ecco - pensò André - avevo capito … i miei timori erano fondati …

“… io dovrei separarmi … da … dalle persone … cioè, da una persona … per me … importante.” la voce di Oscar si era fatta sempre più fievole, fino ad essere impercettibile e i suoi occhi bassi, mentre il respiro di André si era bloccato, perché nella sua mente un unico nome si riproponeva, dolorosamente e con insistenza - Fersen …

André cercò i suoi occhi stringendo un po’ la presa sulle sue braccia e abbassandosi per scrutare il suo sguardo “Oscar, non devi temere … avviserò io, a Versailles …”, perché lui, in cuor suo, era certo di essere pronto ad affrontare anche questo, per lei …

Oscar ora aveva sgranato gli occhi “Versailles?” gli chiese titubante, allontanandosi un passo sa lui.

“Sì, Oscar, farò in modo che siano informati … potrete restare in contatto … comunque … Anzi, se lo vuoi, porterò io stesso delle lettere, tra la costa e Parigi …, dovunque tu decida di andare …”

Oscar era stata sorpresa dalle parole di André; possibile che lui non avesse capito? Credeva veramente che a lei importasse della Regina o di chi altri? E questo malinteso le diede un po’ di coraggio, le fece avvertire la necessità di parlare più chiaramente con lui, o almeno di provarci; aveva ripreso “Ascoltami, André …, ti prego …”.

Lui aveva notato il suo sguardo mutato e si era interrotto, per ascoltarla.

“André, io … non lascio nessuno, a Versailles …” l’espressione di André si fece sorpresa “… io non voglio lasciare la Caserma … la Caserma della Guardia Permanente …” per poi divenire quasi incredula, mentre il viso di Oscar si faceva rosso di imbarazzo.

Nella sua mente, André passò in rassegna una ad una l’immagine di ciascuno dei soldati della Guardia, assottigliando lo sguardo e cercando di comprendere di chi stesse parlando Oscar. Certo, sapeva che tra loro esisteva un legame speciale, ma gli era impossibile credere che lei stesse parlando proprio di lui. Eppure, ai suoi occhi, Oscar non sembrava aver dimostrato mai di avere particolari legami o preferenze con uno dei suoi compagni … Questi pensieri, se possibile, turbarono il povero cuore di André, forse ancor più dell’idea che Oscar volesse evitare di partire per non allontanarsi da Versailles e dal conte di Fersen, perché lo gettarono in un nuovo baratro di incertezza.

Intanto, in quegli attimi sospesi, Oscar si rese conto dello sgomento di André, della sua difficoltà a comprendere le sue parole, e per togliersi dall’impiccio cercò di aggiungere “… e poi tra pochi giorni si apriranno gli Sati Generali e io ho già molti incarichi in programma … turni di guardia all’assemblea … non posso abbandonare il servizio proprio ora …”

André si riprese faticosamente dalla confidenza raccolta poco prima, cercando di concentrarsi sulle parole di Oscar, che continuò “Forse potrei iniziare le cure indicate dal medico rimanendo in servizio e … alleggerendo la mia presenza in Caserma … magari inserendo qualche giorno di riposo … ma continuando a svolgere il mio dovere. Il colonnello d’Agout sarebbe in grado di sostituirmi, durante i giorni di riposo, non credi? E io potrei comunque assumere i medicamenti prescritti dal dottor Lassonne, sia qui che in Caserma …”

André era ancora pensieroso e la osservava visibilmente dubbioso.

“André, comincerò in questo modo … potrò comunque curarmi. Mi aiuterai, vero?” e così dicendo gli si era avvicinata di nuovo e aveva preso le mani di André nelle sue, guardandolo speranzosa “Poi vedremo se ci saranno miglioramenti … e comunque dopo gli Stati Generali, lascerò il servizio e mi concentrerò sulle mie cure … Te lo prometto.”

Lo sguardo di André era basso, ora, fisso sulle loro mani unite; poi d’un tratto alzò agli occhi su quelli di Oscar. Aveva deciso di cedere alle sue insistenze, ma non era convinto di quella scelta. Forse, in cuor suo, ora André aveva bisogno di chiarezza e sperava che, tornando in Caserma e osservando là Oscar, avrebbe potuto trovare le risposte alle sue domande. Con un sospiro profondo, le disse: “Va bene, Oscar. Facciamo come vuoi tu. Ma solo se davvero starai a riposo, seguirai le cure e … soprattutto ti terrai controllata, e io ne sarò sempre informato. Continuerai a farti visitare. Se le tue condizioni non dovessero migliorare … allora prenderemo altri provvedimenti e programmeremo la tua partenza.”

“Oh, grazie, André!”  il sorriso si era illuminato sulle labbra di Oscar, che con un gesto istintivo si portò le mani al petto, stringendo ancora tra le sue quelle di André “Lo sai che è importante, per me … domani rientrerò in Caserma e parlerò al colonnello …” solo a quelle parole Oscar ripensò al fatto che rientrando in caserma non avrebbe potuto farlo con Cesar … Con tutta l’agitazione per la visita di André, la sua, le parole del medico e le decisioni da prendere in merito alle sue cure, Oscar si era completamente dimenticata della sorpresa che aveva per André … Così aveva interrotto le sue parole e André ora la fissava con fare interrogativo.

“Oscar, cosa c’è?”

“Vieni, André. Seguimi!” E sotto lo sguardo sorpreso di André, Oscar si era mossa da lui lasciando le sue mani e dirigendosi verso la porta che conduceva al corridoio. André era rimasto fermo, senza fiatare. “Cosa fai lì impalato, André? Vieni, voglio mostrarti una cosa.” Oscar aveva poi lasciato la sua camera, certa che lui l’avrebbe seguita.

 Cercando di scuotersi dalla sorpresa per l’incomprensibile mutamento nel comportamento di Oscar, André la seguì spedito in corridoio, fino a raggiungerla. Camminava un passo dietro a lei, senza chiederle nessuna spiegazione, ben sapendo che non ne avrebbe avute. Lei scese la scala e oltrepassò l’ingresso del Palazzo; aggirò la fontana e percorse il vialetto di ghiaietto bianco, dirigendosi sicura verso le scuderie. Mentre André cercava di comprendere cosa avesse in mente Oscar, l’immagine della donna, davanti a lui, rapiva la sua immaginazione  con il suo incedere elegante, accarezzato dalla luce rossastra del tramonto e dalle ombre dei fusti degli alberi lungo il vialetto.

Fermatasi all’ingresso della scuderia, Oscar si voltò verso André, immobile ad un passo da lei. “Entra.” Lo esortò con tono quasi di comando.

Senza fiatare, André varcò il portone d’ingresso della scuderia, esitando solo un istante per abituarsi alla penombra dell’ambiente. Il suo sguardo corse d’istinto ai box affiancati dei loro due cavalli, dove notò immediatamente che mancava il bianco mantello di Cesar … “Alexander!” esclamò piacevolmente sorpreso. André si mosse d’istinto verso il suo stallone, che lo accolse con un nitrito di saluto, mostrando di gradire le sue carezze. “Oh, Oscar, ti ringrazio …”

“Oggi ho visto Alexander nella scuderia della Caserma, e mi sembrava triste … ho pensato che una cavalcata gli facesse bene … e che ti avrebbe fatto piacere vederlo.”

“Oh sì, Oscar, non immagini quanto! E poi ora posso tornare a cavalcare e a prendermi cura di lui …” André continuava a accarezzare il muso di Alexander e Oscar si affiancò a lui, accarezzandolo a sua volta.

“Sai, Alexander è stato molto docile … con me. Si è lasciato condurre come non mi sarei mai aspettata … conoscendo il suo temperamento.”

“Dimentichi che l’ho addestrato io, Oscar?” le chiese André con un sorriso.

“No, André, non lo dimentico … ma so bene che non si è mai lasciato cavalcare da altri, se non da te!”

“Beh, allora … forse ha i miei stessi gusti …”  André si morse la lingua al vedere l’espressione imbarazzata di Oscar. La penombra della scuderia aveva coperto il rossore del suo viso … ma gli occhi blu sgranati erano ben visibili …

“E hai pensato a come rientrare in Caserma, domani? Non hai Cesar … tornerai con Alexander?” André cercò di cambiare discorso, comprendendo di aver esagerato nell’essersi lasciato sfuggire il commento poco prima. Oscar sembrò rimanere un attimo perplessa …

“Non importa, Oscar. Ci penserai … Ora rientriamo, perché la cena sarà quasi pronta … e la nonna sarà furiosa se non ci trova già in cucina. Dopo la sfuriata di ieri sera, preferisco non farti fare più ritardi ingiustificabili!”

Oscar seguì André che rientrava a Palazzo; percorrendo il vialetto gli si affiancò prendendolo per un braccio: “André …”

“Dimmi, Oscar.”

“Preferirei non dire niente, dell’esito della mia visita, per ora …”

André le sorrise comprensivo “Capisco … Ma sarà più difficile curarti … quando io non sarò con te, quando resterò in caserma e tu qui a casa, dovrai farlo da sola …”.

“Farò del mio meglio, André. Te lo prometto. Terrò i medicamenti nella mia camera … non me ne dimenticherò. O cercherò di rientrare a casa solo se ci sarai tu … e tenere i medicamenti in Caserma …”

“Un mese, Oscar. Non di più. Se le tue condizioni non miglioreranno, prenderemo ulteriori provvedimenti … Va bene?”

Oscar annuì decisa “Un mese.” E insieme si diressero alle cucine, per consumare la cena con la nonna.

 

A tavola insieme alla nonna, non fu facile per nessuno dei due soddisfare la curiosità della vecchina in merito al controllo di salute di Oscar, e nemmeno placare il suo disappunto per non aver gradito una tazza di the insieme al dottore, dopo la visita; tuttavia riuscirono a convincerla a non insistere oltre e a disimpegnarsi da lei convincendola che avevano da discutere questioni legate al rientro in Caserma e all’imminente apertura degli Stati Generali … Lasciando la cucina e abbandonando la nonna alle sue incombenze, i due la sentirono che si lamentava ancora rivolgendosi ad André “… e non farla uscire in giardino, questa sera! Altrimenti, te la vedrai con me!”.

 

In effetti, gli eventi e le emozioni del pomeriggio avevano affaticato Oscar, e André ne era consapevole, così si diressero al loro salottino del piano terra. Entrando nell’ambiente, André lasciò passare Oscar davanti a sé, per chiudere la porta alle sue spalle e permetterle di decidere dove accomodarsi; la osservò aggirare le poltrone e sedersi, come due sere prima, sul divanetto.

“Ti prendo del vino, Oscar?” era quello che le chiedeva quasi ogni sera, dopo cena, quando avevano la possibilità di restare a casa.

Oscar attese un istante, titubante. “Forse sarebbe meglio evitare … il dottore ha detto che non dovrei bere alcol, giusto?”

André le sorrise annuendo. “Brava. Vedo che ti stai impegnando davvero …” e si diresse al camino, ravvivando il fuoco, per poi fermarsi di fianco ad esso, appoggiandosi alla mensola. Poi riprese “Non mi hai detto se ci sono novità in Caserma …”

“Tutto nella regola, André. Ma se non rientri rapidamente, finirà che Alain imparerà a prendersi cura di Cesar al tuo posto!” gli rispose Oscar in tono scherzoso.

“Alain?” André ripeté il nome quasi con preoccupazione. “Cosa c’entra, Alain?”

“Beh, nonostante il suo caratteraccio, devo dire che si è rivelato piuttosto attento, in questi giorni … Voglio dire, che si è reso disponibile, nei miei confronti, comprendendo che mi sarebbe mancato il tuo appoggio … credo. E mi è sembrato sempre molto preoccupato, per te … E’ un ottimo soldato …”.

André si fece scuro in volto, temendo che i suoi dubbi del pomeriggio fossero fondati … -  Forse era Alain il soldato che sarebbe mancato ad Oscar? – Se lo chiese mentalmente, ripromettendosi di tenerlo d’occhio … quanto meno per capire meglio le parole di Oscar. Sapeva bene di non poter avanzare diritto alcuno su di lei … ma il pensiero di poter essere sostituito da qualcun altro, gli fece mancare il fiato e sudare … il solo immaginarsi che Oscar ora provasse dei sentimenti per un uomo, come per Fersen, lo faceva stare male, così come la possibilità che lei si abbandonasse tra braccia non sue … Quei pensieri lo fecero agitare e si sentì pervaso da un calore improvviso.

“Vieni a sederti, André!” gli disse Oscar indicando con la mano destra la seduta accanto a sé, sul divanetto “Perché lì mi sembra che faccia troppo caldo …”

André si riscosse dai suoi pensieri avvicinandosi a lei e accomodandosi sul divanetto e rivolgendole un sorriso un po’ teso.

Rimasero così, in silenzio, come erano abituati a fare da tempo, perché da sempre la compagnia reciproca era sufficiente a riempire le loro serate in casa. André pareva assorto in chissà quali pensieri e osservava la danza della fiamma sui ciocchi di legno, sostenendosi il capo leggermente piegato, con il braccio sinistro appoggiato allo schienale, il gomito destro sul bracciolo e le gambe accavallate elegantemente.

Lei, che era alla sua sinistra, aveva appoggiato la spalla destra e il capo allo schienale del divanetto, sfiorando con la tempia il braccio di André, tenendo le braccia conserte e le lunghe gambe accavallate. Oscar non riusciva a staccare lo sguardo dalla visione del suo amico, abbandonato sul divano e illuminato dalla luce tremolante del camino; ripercorreva il suo profilo come una carezza, certa che così assorto come lo vedeva, lui non si sarebbe voltato molto presto e quindi, non si sarebbe accorto di lei. Le tornarono alla mente le emozioni provate nella carrozza, di ritorno dopo l’agguato a saint Antoine e la visione che aveva potuto godere del suo volto, sfiorandolo dolcemente. Era rapita dal movimento ritmico del suo petto, coperto solo dalla leggera camicia bianca che, leggermente aperta, ora lasciava scorgere una piccola, invitante, porzione della sua pelle. E poi aveva fissato gli occhi sulla grande mano che André aveva appoggiato sulle gambe, che riusciva ora a intuire forti e muscolose anche attraverso la stoffa dei pantaloni. Vide poi le dita della mano di André iniziare a tamburellare ritmicamente sulla gamba e restò per qualche istante a fissarne il movimento come ipnotizzata, finché non si riscosse e si voltò, accorgendosi che André la stava osservando con sguardo sornione …

“Cosa c’è, Oscar?” … e da quando mi fissi così? – avrebbe voluto aggiungere … rendendosi conto di averla sorpresa in un atteggiamento insolito, per le sue abitudini.

Ma questa volta fu Oscar a sorprenderlo per la sua audacia “Beh, visto che ora puoi cavalcare … pensavo che forse mi potresti accompagnare tu con Alexander alla Caserma, e poi riportare a casa il mio cavallo … o potremmo portare solo Alexander …” In realtà la stessa Oscar si sorprese delle sue parole … ma di fronte allo sguardo provocatorio di André, non aveva saputo frenare l’istinto e aveva parlato liberamente, forse anche troppo … dando voce alla prima idea che le aveva suggerito la sua mente.

André si raddrizzò sul divano, mettendosi a sedere in modo più composto, forse per riaversi dalla proposta inattesa di Oscar e cercando una risposta a quelle parole. La guardò senza riuscire a mascherare la sua sorpresa, con un mezzo sorriso.

“Allora? Mi accompagnerai? O forse hai altri programmi?” la sua voce era quasi scherzosa … come insinuasse qualche dubbio sul fatto che lui non volesse accompagnarla.

“Beh certo, Oscar. Mi sembra una buona idea. Ma ne sei sicura? Non preferisci che venga a prenderti magari qualcuno dalla Caserma?” il dubbio … quel dubbio non gli lasciava pace.

“Qualcuno dalla Caserma?!? Ma chi vuoi che …” Oscar rimase evidentemente spiazzata dall’idea di André, che se ne accorse e riprese subito a parlare.

“Ma … se ti fa piacere … ti accompagnerò io, molto volentieri.” Ed era vero: la proposta di Oscar gli aveva fatto davvero piacere … e soprattutto, lo aveva sorpreso, piacevolmente sorpreso.

 

Oscar era ormai da parecchio nel suo letto, nel vano tentativo di dormire.

Dopo il breve scambio di battute con Andrè nel salottino, la nonna aveva fatto il suo ingresso e, con un tono che non avrebbe ammesso repliche, le aveva praticamente intimato di salire in camera sua, dove un bagno caldo era già pronto, visto che prima di cena non c’era stato il tempo di prepararlo a causa della visita del dottor Lassonne e del ritardo con cui lei e il nipote si erano presentati dopo la partenza del medico … Insomma, era chiaro che la nonna non aveva tollerato il fatto di essere stata esclusa dal momento di verifica con il dottore e forse il suo comportamento era anche motivato dal vedere che André e Oscar negli ultimi giorni sembravano aver riacquistato la sintonia di un tempo … cosa che davvero lei non poteva tollerare. Dopo il bagno, la nonna l’aveva aiutata a prepararsi per la notte e l’aveva subito messa a letto come quando era bambina, quasi assicurandosi che Oscar non pensasse più a scendere per incontrare di nuovo suo nipote.

Incontrare di nuovo André … beh, Oscar, a dire il vero, era proprio a lui che stava pensando. A impedirle il sonno erano proprio i ricordi di quegli ultimi giorni che, dopo l’agguato a saint Antoine, avevano risvegliato nel suo animo un groviglio di emozioni che non ricordava di aver mai provato. Dopo l’angoscia del vicolo buio in cui l’aveva portata il conte di Fersen, Oscar aveva riconosciuto in sé un filo che la legava ad André, qualcosa di inspiegabile e innato, ma soprattutto qualcosa che non riusciva a controllare completamente, né a spiegarsi. In quei giorni si era spesso sorpresa a pensare a lui, anche quando proprio non avrebbe avuto motivo di farlo: nel suo ufficio della Caserma, come durante gli allenamenti o mentre era al galoppo in sella a Cesar. Insomma, anche se lui non era presente, in realtà, lei si rendeva conto di aver sempre come latente, nella mente, la sua immagine, il suo sguardo, il suo sorriso; con una punta di incredulità, constatò che spesso quell’immagine di lui che la accompagnava, si imponeva anche quando la sua attenzione avrebbe dovuto essere rivolta ad altro. Cosa le stava accadendo? E soprattutto, stentava a riconoscere se stessa in quelle decisioni avventate che si era colta a prendere senza nemmeno pensarci un attimo! Come le era uscita dalle labbra  la richiesta che lui l’accompagnasse alla Caserma, l’indomani? Si sentì avvampare all’idea di avergli proposto di portarla su Alexander, anche se in realtà la cosa non le sarebbe dispiaciuta, doveva ammetterlo. Beh, non avrebbe fatto altro che attendere l’indomani e vedere cosa avesse scelto di fare André.

Tutti quei pensieri, l’avevano persino distratta dall’angoscia provocata dal responso della visita del dottor Lassonne. Lo spettro della malattia, di fronte alle emozioni che stava provando, sembrava quasi meno inaccettabile; paradossalmente, le era parso di aver altro a cui pensare! Tutto questo, finché la tosse non era tornata e il respiro si era fatto di nuovo spezzato e pesante … I colpi di tosse sembravano non voler cessare … poi, tra un colpo e l’altro, riuscì a udire una voce lontana che chiamava il suo nome “Oscar! Cosa succede? …” una voce, la sua voce …

Oscar era riuscita a mettersi seduta sul letto, mentre i colpi di tosse non cessavano, e quando aveva alzato lo sguardo, aveva visto comparire Andrè sulla soglia della sua camera da letto. Lui era rimasto lì, fermo, incerto se avvicinarsi a lei o meno, ma lo sguardo di Oscar gli era parso implorante e ad un suo timido gesto della mano, André aveva abbandonato ogni indugio e, raggiungendo il letto, l’aveva sorretta mettendosi alle sue spalle. Le aveva coperto la bocca con il suo fazzoletto, le aveva impedito di piegarsi su se stessa, aiutandola a riprendere fiato, e quando l’aveva vista più calma, si era affrettato ad accarezzarle il capo, togliendole da viso i capelli che glielo avevano coperto, mossi dai singulti durante la crisi di tosse.

Infine Oscar aveva lentamente ripreso fiato; finalmente, con calma, si era voltata verso di lui, che sedeva ancora alle sue spalle; “Oh, André …” la sua voce tradiva tutta il suo imbarazzo per essersi trovata in quelle condizioni di fronte a lui …

“Perdonami, Oscar …” André si era reso conto di essere entrato nelle sue stanze senza il suo permesso … e di essere andato fino alla sua camera senza che lei glielo avesse chiesto, così si era alzato dal letto con uno scatto istintivo e aveva mosso qualche passo in direzione della porta, a testa bassa “… io stavo controllando le candele del corridoio … e ti ho sentito tossire, così …”. Oscar lo guardava con gli occhi arrossati, gonfi di lacrime trattenute e lui si era sentito sotto accusa “ Ti chiedo perdono, Oscar … io non volevo … davvero …”

“No, André” la voce di Oscar era dolce e il suo tono aveva sorpreso André, che si era fermato guardandola sollevato “io … ti ringrazio … Tu, non devi preoccuparti per essere entrato … Mi ha fatto piacere che tu …”

André le si avvicinò lentamente, e con dolcezza le mise una mano sulla fronte, per controllare se le fosse tornata la febbre “Sei un po’ calda … Hai già preso il medicamento, questa sera?”. A quel gesto, Oscar chiuse gli occhi, annuendo lentamente. “Bene, allora dovrebbe comunque tornare tutto a posto … Allora, io posso andare …” André spostò la mano dalla fronte di Oscar lasciando scivolare due dita sulla sua guancia in una leggera, timida carezza, fino a fermarsi sotto il suo mento. “Buona notte, Oscar ”.

“Buonanotte, André. E …” Oscar gli sorrise timida, portandosi le coperte fino  al collo per coprirsi alla vista di André “… grazie.”. E vide André lasciare in silenzio la sua stanza, salutandola con un ultimo cenno del capo e nascondendo il fazzoletto in una tasca.

Oscar sospirò profondamente, rimettendosi stesa nel letto e nascondendo il viso nel cuscino – Ecco, adesso sarà ancora più difficile, prendere sonno

 

 

 

Continua...

 

Fine Settima Parte

Maddy (mail to
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