LE PAROLE E IL SILENZIO

Parte Quinta

 

Dopo una notte tormentata, la mattina Oscar si era alzata prima del solito, aveva consumato la colazione in tutta fretta e si era recata alla Caserma per immergersi nel suo lavoro nel tentativo di allontanarsi il più possibile dalla realtà amara che la sera precedente si era trovata a condividere con André e che da tempo sentiva pesarle ad ogni respiro. In realtà, sebbene ammettesse con se stessa di desiderare di incontrarlo e di vederlo, quella mattina si era imposta di evitare di farlo, perché temeva che trovandosi di fronte a lui non avrebbe saputo trattenersi e avrebbe finito per abbandonarsi alle sue emozioni, come aveva fatto la sera precedente, tra le sue braccia. Non poteva certo immaginare che lui, comprendendo il suo stato d’animo, l’aveva seguita in silenzio e l’aveva osservata mentre si allontanava in tutta fretta dal palazzo Jarjayes in sella a César.

Per André era così iniziata una giornata in cui, ne era certo, la lontananza da Oscar e l’impossibilità di svolgere tutte le mansioni di cui sempre si era occupato, causata dall’avere un braccio immobilizzato, l’avrebbero portato ad un continuo rimuginare, fino a scivolare lentamente nella disperazione, e magari uscire di senno. Ne era certo, quella sarebbe stata una giornata interminabile e solo il pensiero del rientro di Oscar poteva sollevare il suo animo, dandogli la speranza che si potessero ripetere occasioni per passare del tempo da solo con lei, di rivivere le emozioni che il sentirla così vicina a sé gli avevano procurato la sera precedente.

 

Oscar, subito dopo aver rivolto un distratto saluto al Colonnello d’Agout, si era chiusa nel suo ufficio celandosi agli sguardi indagatori dei suoi uomini. Nella sua fortezza aveva letto dispacci, risposto a lettere, organizzato turni, preparato ronde, verificato rapporti e scritto relazioni … aveva il polso irrigidito e la mano indolenzita dal continuo reggere la piuma e tracciare eleganti segni sulla carta … Nel pomeriggio, come sua abitudine, aveva seguito personalmente le esercitazioni dei suoi soldati nel cortile della Caserma dimostrandosi esigente e rigida come sempre, anche se i suoi occhi apparivano persi, quasi velati da una sorta di inquietudine che nessuno riusciva a leggere completamente.

Alain l’aveva osservata di sottecchi e si era sinceramente preoccupato per il suo Comandante. Si era trovato a duellare proprio con lei, durante l’addestramento e, pur dovendo mantenere alta l’attenzione per evitare di ferirsi, si era reso conto che la donna non era ancora riuscita a riprendere il controllo di sé. Aveva ancora impressa nella mente l’immagine della donna sconvolta che l’aveva lasciato nel suo ufficio prima di lasciare la Caserma lasciando le sue frasi incomplete: quella che aveva affrontato poco prima con la spada non era molto diversa da quella donna. Sembrava determinata, motivata e decisa, come sempre, ma anche preoccupata, quasi distratta. Alain non poteva certo abbandonarsi a tali pensieri durante l’addestramento, perché Oscar era pur sempre una spadaccina temibile, e glielo aveva già dimostrato in più di una occasione, eppure vederla così diversa lo aveva quasi divertito. Era certo che la storia dell’ex-attendente ferito c’entrasse qualcosa, ma sapeva che né da lui, né tantomeno da lei, sarebbe riuscito a farsi raccontare i particolari! Tra quei due c’era sempre stato un rapporto inspiegabilmente stretto e inclassificabile: non erano propriamente comandante e soldato, né militare e attendente; non nobile e servo; non si mostravano semplicemente amici, né tantomeno potevano permettersi di essere qualcosa di più; sembravano in sintonia come fratelli, ma si tenevano a debita distanza, ed erano comunque un uomo e una donna con un rapporto strettissimo, indefinibile e al limite dell’accettabile tra persone di ceti diversi come erano loro. Lei nobile e intoccabile per nascita, ma così protesa verso un servo così educato e colto, che dei plebei non aveva altro che il nome … come se il loro legame fosse l’unico, irripetibile e inaccettabile punto di contatto fra due mondi distinti e inconciliabili. Li aveva osservati spesso insieme e la loro sintonia era evidente, quasi irritante; lui la seguiva con un istinto protettivo che andava oltre il ruolo dell’attendente e dell’amico; era arrivato insieme a lei in quella Caserma e l’aveva difesa da subito dagli attacchi dei soldati che l’avevano rifiutata nel suo ruolo di Comandante di brigata[i]; l’aveva confortata di fronte alle loro insolenze e insubordinazioni, mostrando chiaramente la sua disperazione quando aveva temuto di non poterla aiutare e proteggere adeguatamente. Aveva accettato le percosse quando i soldati l’avevano preso di mira per il suo ruolo di servo dei nobili e inveito contro chi non aveva rispettato il suo essere donna[ii] … Lui chiaramente la amava più della sua stessa vita. E ora agli occhi di Alain anche l’altero comandante dimostrava la debolezza tipica di chi prova sentimenti che vanno oltre la normale e comprensibile apprensione per un amico … Quasi, la cosa lo divertiva, ora. E forse un po’ di invidia per André la provava … perché le attenzioni di quella donna non erano certo cosa da poco. In cuor suo faticava ancora ad ammetterlo, ma Oscar era senza dubbio una donna eccezionale.

 

Giunse a Palazzo Jarjayes dopo una lunga e impegnativa giornata da Comandante di brigata, così come aveva fortemente voluto che fosse, ma dovette ammettere con se stessa che il pensiero del momento del rientro a casa si era imposto nella sua mente in modo inesorabile, in ogni istante per tutto il giorno. Si diresse verso le scuderie, smontò da cavallo e si fermò un istante sull’ingresso, tenendo le redini di Cesar, aspettando che i suoi occhi si abituassero alla penombra dell’ambiente. Dal buio completo iniziale, cominciarono ad emergere forme a lei ben note: i box dei cavalli, gli attrezzi per il governo degli animali, i finimenti ordinatamente riposti sui sostegni fissati alla parete e il fieno pulito che formava un cumulo alla sua sinistra. Le scuderie erano silenziose; poteva avvertire solo il respiro dei cavalli già sistemati nei loro box e il rumore dei loro zoccoli sul pavimento. Il suo sguardo si posò sui due spazi vuoti, quello di Cesar e di Alexander, il cavallo di André, che era rimasto alla Caserma prima della sera dell’agguato alla carrozza. Avrebbe dovuto occuparsi di lui, del modo di riportarlo a casa …

Era assorta in quei pensieri, mentre conduceva Cesar al suo box e si accingeva a togliere la sella dall’animale.

“Posso occuparmene io, Oscar?” la voce di André la fece trasalire.

“Con un  braccio solo …?”

André sorridendo la raggiunse, si chinò accanto a lei e, per quel che poteva fare, la aiutò a slegare la sella a Cesar; la sollevarono insieme e la sistemarono sul suo supporto, muovendosi insieme, l’uno accanto all’altra.

André cercò lo sguardo di Oscar, nel tentativo di comprendere come si sentisse. Lei sembrava un po’ imbarazzata, ma gli sorrise.

“Oscar, come ti senti?”

“Bene …”

Lui non sembrava convinto, ma non volle contraddirla e proseguì: “Oscar, ricordi che avremmo dovuto andare dal dottor Lassonne?”

“Sì, André – e iniziò a vagare con lo sguardo sul pavimento, attorno a sé – ma …”

“Sono certo che tu sia stata molto occupata, oggi – la interruppe André conciliante – ma ti chiedo di cercare di rientrare prima, uno dei prossimi giorni. Magari, se possibile, domani stesso.”

“Domani …, domani farò il possibile … ma …” continuava a guardare il pavimento, incerta.

“Oscar, guardami – il tono di André si fece fermo, mentre le posava la mano sulla spalla per richiamarla a sé – tu sai di averne bisogno, vero? Ieri sera noi abbiamo preso un impegno, ricordi?”

Oscar ora aveva lo sguardo in quello di Andrè e il solo sentirlo così vicino e premuroso, le aveva sciolto il cuore. Non aveva certo voglia, né coraggio, di affrontare la visita dal dottore Lassonne, ma il ricordo dell’impegno preso con André le rese più accettabile il pensiero di affrontare la sua situazione.

“Hai ragione. – ammise lei – Perdonami. Io non ci avevo più nemmeno pensato. – e in effetti lei aveva pensato solo ad André e al momento di tornare a casa, da lui – Ma domani farò del mio meglio per rientrare in tempo perché possiamo andare nello studio del dottore.”

André restò un po’ perplesso, osservandola con un sopracciglio sollevato. Non era certo che potesse fidarsi della sua parola, questa volta. “Oscar, facciamo così: io avviserò il dottor Lassonne e gli chiederò di recarsi qui a palazzo a metà pomeriggio e tu farai in modo di rientrare perché possa visitarti.”

“E controllerà anche il tuo braccio …”

“Certamente.” Così dicendo l’aveva fatta girare su se stessa e, mantenendo la mano sulla sua spalla destra, la stava accompagnando verso il cortile, con aria soddisfatta. “Ora dico alla nonna di prepararti un bagno caldo.”

 

Nella sua camera, dopo il bagno caldo, Oscar se ne stava in piedi di fronte allo specchio. Da quanto tempo non si preoccupava del suo aspetto dopo essersi vestita, pur sapendo di non avere impegni ufficiali? Sì, certo, ogni mattina controllava che tutto fosse perfetto, dopo aver indossato l’uniforme; e quando doveva presenziare a cerimonie o incontri ufficiali, verificava di essere all’altezza della situazione, in ogni dettaglio. Ma ora? Non aveva impegni, né ospiti in visita, né uscite in programma ma per la prima volta si era istintivamente fermata per osservare il proprio aspetto e questo la sorprese. E la sorprese anche l’immagine che ci vide riflessa: si accorse di aver scelto, per quella serata in casa, una camicia di seta bianca, leggermente aperta davanti, con ruches delicate sullo scollo e maniche vaporose strette da polsini con un leggero ricamo bianco. Con quella camicia, così delicatamente ricercata e poco maschile, aveva indossato un paio di pantaloni blu dal tessuto lucido, sulla cui alta vita aveva avvolto a più giri una stola di seta bianca annodata sul lato. Le calze di seta bianca, fermate da un nastrino sotto il ginocchio, e le scarpe nere, eleganti ma non eccessive, che aveva preferito agli stivali, completavano il quadro. Si arrese all’evidenza: nonostante indossasse camicia e pantaloni, l’immagine che le restituì lo specchio era veramente poco maschile. Continuò a osservarsi, posando lo sguardo sui suoi fianchi, magri, ma evidentemente arrotondati, e poi sulle gambe che apparivano lunghe e tornite anche se fasciate dai pantaloni. Alzò lo sguardo alla sua camicia, che mostrava, nonostante le fasce, la forma appena accennata dei seni. Mosse d’istinto il capo per smuovere i capelli, che cadevano sulle spalle sciolti in una cascata di ricci biondi; li raccolse con le mani per sollevarli e raccoglierli sulla nuca, si girò di poco per osservare come le stessero così … ma si rivide simile alla sera in cui si era vestita con l’abito elegante per recarsi al ballo con Fersen e d’istinto li lasciò ricadere sulle spalle, quasi infastidita dal quel ricordo. Quella era Oscar. E per la prima volta, si accorse che, in fondo, l’immagine che vedeva nello specchio era quella in cui sentiva di riconoscersi, e non una figura sotto cui nascondersi. Si era lasciata condurre dall’istinto, e invece dei soliti abiti, la sua scelta era caduta su quella mise un po’ ricercata, ma quasi femminile, perché … Perché? Perché voleva sentirsi così … se stessa, quella sera? Si era guardata allo specchio, si era trovata femminile e ne era rimasta inconsapevolmente soddisfatta. Perché? Era arrossita, a quel pensiero e si era sentita a disagio e quasi intimorita accorgendosi che la risposta alle sue domande si era profilata nella sua mente insieme all’immagine di una persona …

“Oscar, sei pronta?”

La voce di André la fece trasalire. Non l’aveva sentito bussare. Ma ora era lì fuori dalla sua stanza che la chiamava … la cena doveva essere pronta, ormai. “Sì, André. Sono pronta. Entra pure.”

Lui aprì la porta e mosse titubante un passo nell’appartamento di Oscar, cercandola con lo sguardo nell’ampio salotto “Oscar, dove sei? Ti sei nascosta?” Silenzio. “Dove diavolo ti sei cacciata? Vuoi che venga a …” le chiese ancora con aria divertita e il sorriso sulle labbra, ma le parole gli morirono in gola quando Oscar lo raggiunse dalla camera adiacente “Eccomi, sono pronta …” . L’espressione sorridente di André aveva lasciato il posto ad una di sorpresa quasi estasiata, che gli fu difficile nascondere.

“Oscar … Hai impegni questa sera?” l’abbigliamento così curato di Oscar gli aveva fatto pensare che lei avesse in programma un’uscita ufficiale o che attendesse visite …

“Io no, perché? Tu ne hai?” gli chiese tra il divertito e l’imbarazzato, notando la sorpresa di André e comprendendo il motivo di tale atteggiamento.

“Io? Degli impegni? … N-no …”

“Bene, allora potremo passare la serata davanti al camino a bere un po’ di buon vino, o fare una passeggiata in giardino! Dai scendiamo a cenare!”

André lasciò che Oscar uscisse dalla stanza e la seguì senza parlare. Scesero le scala dell’ingresso e si diressero alla cucina, dove avrebbero cenato con la nonna, mentre lo sguardo di André non riusciva a lasciare la figura che lo precedeva e i suoi sensi erano rapiti dal suo delicato profumo e dalla visione che lo precedeva. Negli anni vissuti a Palazzo Jarjayes accanto a Oscar, aveva imparato a nascondere i suoi sentimenti e a celare ogni moto del suo animo, ma in quei momenti, ad un passo soltanto da Oscar, vedendola così curata e femminile, gli fu davvero difficile controllarsi. Possibile che lei si fosse abbigliata così nonostante sapesse di trascorrere la serata in casa? Possibile che lo avesse fatto per lui? Scosse la testa … meglio non farsi illusioni … Era consapevole dell’inesperienza di Oscar in fatto di seduzione, intesa come arte tutta femminile per attirare l’attenzione di un uomo, ma si rendeva perfettamente conto del fatto che il suo abbigliamento non era quello che sceglieva tipicamente per una serata qualunque da trascorrere a casa, in tutta tranquillità; e sapeva anche che Oscar non era una donna come tutte le dame che aveva visto a Versailles atteggiarsi in modo eloquentemente sensuale per attirare l’attenzione di giovani avvenenti.

Ah! Quante volte anche lui stesso era stato oggetto di attenzioni speciali e proposte neppure troppo velate da parte di donne nobili a corte! Quanti occhi languidi si era visto addosso, quando frequentava la reggia in qualità di attendente di Oscar … E quanti sguardi più o meno furtivi si era visto rivolgere anche dalle cameriere … Si rese conto di quanto la donna che ora stava camminando davanti a lui fosse differente da ognuna di quelle che avesse mai incontrato in vita sua: Oscar era unica, per bellezza, certo, ma anche e soprattutto per coraggio, integrità morale e correttezza; era intelligente e colta, sensibile … e unica anche nei suoi modi, nel suo essere.

 

Come la sera precedente, cenarono insieme alla nonna, in cucina, ma dopo la cena Oscar non si ritirò nelle sue stanze; la serata era fresca, ma meno della precedente, e all’orizzonte il cielo era ancora tinto degli ultimi bagliori rossastri, così avvicinandosi ad André lei chiese:

“Ti andrebbe una passeggiata in giardino?”

“Certamente, Oscar. Ti prendo il mantello … e sono da te.”

Lo aveva colto di nuovo di sorpresa: era questo che stava pensando André mentre saliva la scalinata dell’ingresso con grandi falcate per andare a prendere il mantello di Oscar. Da quanto non si concedevano una passeggiata serale in giardino? Sicuramente da prima del loro ingresso nella Guardia Permanente … da prima della scelta insana di Oscar di vivere come un uomo … da prima di quella drammatica sera in cui lei lo aveva allontanato definitivamente da sé e dalla sua vita e lui aveva finito per perdere il controllo … Oscar gli aveva chiesto di fare una passeggiata insieme a lei, proprio come facevano spesso quando tra loro confidenza e fiducia non erano ancora stati strappati dal dolore e dal suo dichiararsi a lei. Erano tornati legati come prima? André non si dava pace: Oscar sembrava trasformata … no, non era come prima. Perché sebbene tra di loro ci fosse sempre stata complicità e confidenza, tuttavia i contatti fisici erano sempre stati ridotti all’osso. Ora, invece, lei sembrava non fuggire di fronte a lui; non sembrava intimorita e nemmeno pareva intenzionata a evitare che lui si avvicinasse a lei come e più di prima …

Tornò da lei e le porse il mantello “Mi spiace, ma con una mano sola non riesco ad aiutarti ad allacciarlo …” le disse con un po’ di imbarazzo; poi con un po’ di difficoltà si sistemò il suo sulle spalle, trattenendo i lembi del bavero con la mano. Lei gli sorrise.

“Vieni qua, ci penso io” e avvicinandosi a lui gli prese i lembi dalla mano e chiuse anche il fermaglio del suo mantello, senza prestare attenzione allo sguardo imbarazzato di André.

“Ti ringrazio, Oscar.” Riuscì a malapena a dirle lui.

Cosa stava succedendo? Lei si prendeva di nuovo cura di lui, come quando lo aveva medicato …

 

Uscirono in giardino, passeggiando fianco a fianco lungo i vialetti di ghiaietto della tenuta, dirigendosi verso ovest, arrivarono fino al limitare del giardino, dove iniziava il boschetto. Erano giunti fino a quel punto discorrendo tra loro, ricordando aneddoti divertenti di quando da bambini si cacciavano nei guai e poi venivano puntualmente puniti dalla nonna per le loro marachelle, raccontandosi qualche raro episodio che li aveva visti separati e soffermandosi sui momenti più belli che avevano condiviso. Oscar, quella sera, sembrava stare meglio e anche la tosse le aveva dato tregua; i suoi occhi brillavano alla luce fioca del sole ormai tramontato e il sorriso rendeva splendente il suo volto. André non poteva staccare lo sguardo da lei e stava vivendo quella passeggiata come un dono inatteso.

Fu mentre erano fermi, in piedi uno di fronte all’altra, che Oscar vide André assottigliare lo sguardo nel tentativo di mettere a fuoco un’immagine all’ingresso della tenuta Jarjayes che aveva attirato la sua attenzione; vedendolo guardare oltre le sue spalle, Oscar, si voltò per comprendere cosa avesse visto l’amico. La sua vista nitida non le lasciò dubbi e André vide chiaramente dipingersi sul suo volto un’espressione di sorpresa mista a delusione e sgomento.

“Ma quella è … la carrozza di Girodel …” la voce di Oscar sembrava spezzata e André a quelle parole restò senza fiato. Girodel era tornato a palazzo! Lui, che aveva chiesto al Generale la mano di Oscar … se era tornato a palazzo, non poteva certo essere un buon segno. André sospirò profondamente.

“E’ bene che rientriamo. E’ chiaro che Girodel è qui per te …” le parole uscirono meste.

“Non voglio vederlo.” la voce di Oscar era ferma come mai prima, era il Comandante, ad aver parlato.

“Oscar, sai che non puoi rifiutare di vederlo … lui è … insomma, è il tuo …”

“Non dirlo nemmeno per scherzo, André!” lo interruppe lei con impeto. “Se quel damerino incipriato ha il permesso di frequentare questo palazzo, lo deve a mio padre, non certo a me. Sai che lui non è niente, per me. Niente!”

“Oscar, la nonna sa che sei uscita in giardino. Sa che sei qui fuori e che sei con me. Glielo dirà e manderà qualcuno a cercarti. O peggio, verrà lui …”

“Io non voglio vedere quel tizio. Se uscirà a cercarmi qualcuno … beh, allora non ci troverà.”

André la guardò con sguardo interrogativo, aspettando che lei si spiegasse meglio.

“E’ quasi buio, André. Tra poco non ci potranno scorgere, se ci inoltreremo tra gli alberi …” il suo tono era quello di una supplica.

“Cosa?!? Vuoi nasconderti di notte tra gli alberi, mentre vengono a cercarti?! E cosa racconterai, più tardi? Prima o poi dovremo rientrare …” André, suo malgrado, cercava di farla ragionare, anche se contro voglia.

“Ti prego … aiutami André … Non voglio vederlo! Non questa sera …” gli si era avvicinata, mentre lo implorava di aiutarla a stare lontano da Girodel, fino ad appoggiare gli avambracci al suo petto, unendo le mani sotto il suo mento.

André era spiazzato, sorpreso e indeciso sul da farsi … ma quella di Oscar gli sembrava una pazzia …

“André …” gli si era avvicinata ancora di più appoggiandosi a lui, sfiorando il suo mento con il naso e spingendolo leggermente indietro.

“Questa ci costerà cara …” André aveva ceduto alle sue insistenze, l’aveva afferrata per un polso e, scuotendo la testa, la stava conducendo verso il boschetto, facendo attenzione a dove mettere i piedi. Conosceva quella zona della tenuta come le sue tasche, ma l’attenzione non poteva mai essere troppa … “Ma, ti prego Oscar, comincia a pensare una scusa convincente per la nonna e soprattutto, per Girodel e il Generale …”

Oscar lo aveva seguito quasi saltellando, con l’entusiasmo di quando, bambina, lo affiancava nelle sue avventure e nei suoi “fuori programma” verso zone poco frequentate della tenuta.

Non dovettero inoltrarsi troppo tra gli alberi, prima di trovare un luogo tranquillo e protetto in cui sistemarsi: alcuni alberi frondosi cresciuti piuttosto vicini tra loro, offrivano un angolo riparato, attorniati com’erano da folti cespugli di sottobosco. Si fermarono tra quei tronchi, constatando che quel luogo offriva loro un angolo quasi completamente buio, coperto agli occhi di chi arrivasse dal giardino, ma dal quale potevano godere della vista completa dei vialetti di accesso a quell’area del parco. Sedettero a terra in silenzio, uno di fronte all’altra, appoggiando la schiena a due tronchi. André aveva le gambe distese e la schiena contro il tronco, mentre restava voltato verso il palazzo, cercando di scorgere eventuali movimenti attorno ad esso. Oscar, invece, teneva le gambe piegate, abbracciando le ginocchia per stare più calda, osservando l’amico.

La sua sagoma scura, ora era appena illuminata dalla luce della luna e il gioco di chiaroscuro che si creava tra i suoi ricci scuri e sul suo profilo avevano rapito la sua attenzione. Restarono in un silenzio sospeso, in attesa.

“Oscar …” André richiamò la sua attenzione.

Oscar si voltò verso il palazzo: una sagoma alta e slanciata percorreva lentamente, con passo incerto, lo spiazzo coperto di ghiaietto bianco che girava tutto attorno al palazzo. “E’ lui …” disse Oscar  con un fremito.

“Oscar, hai freddo? Stai tremando …” André l’aveva vista rannicchiarsi stringendosi le ginocchia con le braccia e ora aveva notato un lieve tremore. Lei gli rispose con un’alzata di spalle, senza negare. “Dai, vieni qua con me” e così dicendo allargò le gambe e piegò le ginocchia, quindi la fece sedere davanti sé, in modo da poterla circondare con il braccio libero, coprendola anche con il suo mantello. Oscar si sistemò nell’abbraccio di André appoggiando la schiena al suo petto e il capo alla sua spalla, godendo del calore di quel nuovo contatto, mentre lui cercava di non farsi distrarre dal controllare i movimenti dell’uomo che ora si aggirava lungo i vialetti che portavano al boschetto. “Qui sei anche meno visibile …”

L’uomo proseguì la sua lenta passeggiata solitaria scrutando attorno a sé per cercare di scoprire tracce della donna che, dopo gli accordi presi con il Generale, era a tutti gli effetti la sua fidanzata; non riusciva a comprendere dove potesse essersi spinta a quell’ora e nel buio, visto che la governante gli aveva assicurato che Oscar era uscita a piedi, con un mantello sulle spalle, per fare una breve passeggiata. Ormai aveva percorso tutti i vialetti del giardino e si era spinto fino al limitare del boschetto. Dubitava che lei avesse potuto addentrarsi tra gli alberi … nessuno sarebbe così incosciente! Eppure … Restò immobile qualche istante, titubante, scrutando nel buio tra i tronchi. Infine, decise di rientrare a palazzo, senza perdere altro tempo.

Oscar e André avevano seguito in silenzio tutti i movimenti di Girodel, evitando persino di respirare quando il conte si era avvicinato al loro nascondiglio, cercando di abbassarsi ulteriormente, schiacciandosi quasi a terra, durante il suo passaggio a pochi passi da loro. Si era fermato, tentennando sul da farsi e spostando per alcune volte il peso del corpo da un piede all’altro. André aveva avuto l’impressione che l’uomo fosse rimasto fermo a fissare nella loro direzione, e il suo cuore aveva perso un battito in quel momento; purtroppo la sua vista incerta no aveva potuto dargli definitiva conferma alla sua supposizione … ma poi, con grande sollievo di entrambi, l’avevano visto allontanarsi e, con passo più spedito, dirigersi verso il palazzo. Non avevano osato rompere il silenzio per lungo tempo, anche dopo che la sagoma di Girodel era scomparsa dietro l’angolo del palazzo, probabilmente per rientrare dall’ingresso principale.

Infine, dopo un tempo che era sembrato infinito, si erano lasciati scappare una risata, quando avevano finalmente visto la carrozza lasciare la tenuta Jarjayes, per tornare da dove era venuta. Oscar rideva ancora, quando André le parlò con tono calmo e premuroso: “Oscar, ora è meglio rientrare … niente ci impedisce di farlo, ormai, e qui rischi di prendere freddo.”

“Hai ragione, André …” gli rispose lei “ma io qui ci stavo bene davvero …” notando nello sguardo dell’amico una infinita tenerezza.

Si alzarono, ripulendo i loro mantelli dalle foglie e dalla polvere, e raggiunsero il palazzo camminando quasi abbracciati, nel tentativo di André di riparare il più possibile Oscar dalla ormai fredda aria della notte coprendola anche con il suo mantello. Non ebbero bisogno di parlarsi, perché il contatto di quella passeggiata notturna aveva avuto il potere di comunicare tra loro tutto quello che in quel momento avrebbero potuto dirsi.

“André! Ragazzaccio che non sei altro! Ti sembra questa l’ora di far rientrare Madamigella?! E ti sembra il modo di riaccompagnarla?!” la nonna si era precipitata ad accoglierli non appena li aveva scorti avvicinarsi all’ingresso, inveendo contro André.

“Nonna, abbiamo passeggiato a lungo e non ci siamo accorti che fosse così tardi …” tentò di difenderlo Oscar “e poi André tentava solo ti ripararmi dal fresco della notte …”

“Se avesse voluto ripararti dal fresco della notte, questo screanzato di mio nipote avrebbe dovuto riportarti indietro ad un orario decente! Sai che hai ricevuto la visita il conte Girodel? Ti ha atteso a lungo, ed è venuto a cercarti anche in giardino, senza riuscire a trovarti! Dove ti aveva portato, questo disgraziato? Se lo venisse a sapere il Generale … lasciare il conte in attesa così tanto, da convincerlo ad andarsene! Che affronto, che onta! E ricorda che, nella sua infinita generosità, il conte mi ha chiesto di non far parola al Generale di quanto è accaduto questa sera!” la nonna sembrava una furia …

Entrambi avevano dovuto impegnarsi seriamente per fingere di essere sorpresi alla notizia della visita di Girodel e ora non sapevano nemmeno come giustificarsi di fronte alla nonna, che non lasciava loro il tempo di intromettersi nella sua sfuriata.

Cercando di placare la sua collera, André portò la mano alla schiena di Oscar e la spinse delicatamente verso la scala “Vieni, ti accompagno in camera e poi ti porto della cioccolata per riscaldarti …” e voltandosi verso la nonna, con un sorriso disarmante aggiunse “ci pensi tu a prepararla, nonna cara?”

Alla nonna, la vista del sorriso del nipote fece morire le parole rabbiose in gola e, scuotendo il capo, la donna si diresse verso le cucine. Quei ragazzi non finivano di combinare guai, nemmeno da cresciuti!

 

Fu quando André rientrò in cucina che la nonna riprese il suo sermone, rincarando la dose, visto che chiaramente, l’unico responsabile dell’accaduto, era suo nipote. “André, mi avevate detto che uscivate per una breve passeggiata … e invece guarda a che ora hai riportato a casa Madamigella Oscar!”

“Nonna, abbiamo fatto una passeggiata … poi Oscar voleva …”

“Madamigella Oscar! Come ti permetti! André!”

“Va bene … ma lei non era poi così stanca e …”

“Sì, ma avrete pur visto la carrozza del conte arrivare a palazzo, no? Avresti dovuto accompagnarla subito indietro!”

“Ecco  … ehm … io non ci avevo fatto caso … probabilmente  eravamo sull’altro lato del parco … e Oscar …”

“Madamigella Oscar!”

“Sì, Madamigella Oscar, ha voluto sedersi un po’ …”

“André, niente scuse. Sei stato un incosciente. E ricorda che stai esagerando. Non siete più due bambini! E lei è fidanzata con il conte Girodel. Il Generale è stato fin troppo generoso ad aspettare fino ad ora; tu sei solo un servo e non dovresti permetterti certe libertà, con Madamigella Oscar. Devi stare al tuo posto! Dovresti saperlo! E in ogni caso, cerca di non dimenticartelo.” Nanny aveva finalmente terminato di preparare la cioccolata per Oscar e chiuse la sua ramanzina mettendo il vassoio nella mano del nipote, che ormai la ascoltava a capo chino.

“Su, sbrigati. Portale il cioccolato …”

 

Di ritorno alle stanze di Oscar, con la cioccolata calda, André aprì piano la porta, chiamandola “Oscar, posso? Ti ho portato la cioccolata … ma fatico a bussare” la sua espressione si era fatta mesta, dopo le parole della nonna.

“Vieni, André. Ti aspettavo.” la sua voce arrivava lontana, probabilmente dalla stanza da letto.

André entrò fermandosi sulla porta del salotto di Oscar, con il vassoio in mano. “Te lo appoggio qui” le disse, mentre lasciava il vassoio su un tavolino giusto accanto all’ingresso e la cercava nella stanza, senza però riuscire a trovarla e accennando ad uscire.

“Eccomi, André” e lui la vide comparire dalla porta della camera da letto mentre, con le braccia sollevate, Oscar terminava di raccogliersi i capelli dietro la nuca con un nastro; “Dove stai andando? Dai, vieni a sederti qui con me” e si accomodò su una poltrona di fronte al caminetto acceso.

“Se ti va, possiamo restare un po’ giù nel salottino …” le propose André, al quale l’idea di sedersi lì, nel suo salotto, davanti al camino, metteva un po’ di disagio.

“Dai, André! Non farmi scendere di nuovo! Vieni qui, tranquillo …” lei sembrava davvero così ben disposta nei suoi confronti …

Tranquillo! – pensò André. Da quanto non restava in quelle stanze così liberamente? Beh, da quella notte … quella in cui lei l’aveva allontanato da sé e lui l’aveva fatta finire sul letto … provava ancora un immenso senso di colpa per quello che aveva fatto. Ma ora Oscar sembrava aver superato anche questo …

André portò il vassoio a Oscar e sedette di fronte a lei, porgendole la sua tazza di cioccolata, e restando in silenzio a osservarla.

“Tu nonna ha rincarato la dose, vero?” Oscar si era accorta dell’aria dimessa di André.

“Non ti puoi immaginare quanto, Oscar.”

“Su, André … sappiamo entrambi che le passerà presto …”

André ripensò in silenzio alle parole della nonna, al fatto che lui non dovesse mai dimenticare la propria posizione di servo, all’accenno al fidanzamento di Oscar … No, quello proprio non riusciva ad accettarlo! Lui che l’amava da una vita e aveva condiviso con lei la sua esistenza, non aveva diritto nemmeno a dichiararle pubblicamente i suoi sentimenti … mentre quel damerino dalla voce melliflua, aveva ricevuto la benedizione del Generale e ora poteva addirittura definirsi “fidanzato” di Oscar …

Oscar riuscì a leggere nell’atteggiamento taciturno di André tutta la sua frustrazione per la comparsa del conte e comprese quanto dovesse soffrire per la scelta del Generale. Dopo un lungo silenzio, durante il quale entrambi si erano persi nel pensiero di quello che era accaduto prima e dopo l’arrivo del conte, fu Oscar a trovare il coraggio di parlare.

“André, ascoltami: non pensare che per me sia facile affrontare la decisione di mio padre. Sai bene che non provo niente, che non potrò mai provare niente, per Girodel e che mi sembra assurdo che mio padre mi proponga di diventare la moglie di un uomo che ho comandato fino a pochi mesi fa … di un mio sottoposto!”

“Beh, se la metti su questo piano, solo il generale Bouillé ha delle chances, con te, Oscar …” intervenne lui con fare leggermente ironico.

Lei restò un attimo spiazzata, ma non si fece scoraggiare da quelle parole.

“Sai a cosa mi riferisco, André. Anche se lo conosco da anni, non ho mai visto, né mai vedrò in Girodel, niente altro che un mio soldato!”

André soffocò un sorriso amaro … era questo che pensava del conte? E allora cosa avrebbe potuto pensare di lui, che era stato il suo attendente personale e ora era un suo soldato semplice? Tutte le sue gentilezze, le attenzioni, il timido bacio … Riprese fiato e cercò di risponderle, come poteva.

“Oscar, se sei davvero certa di quello che dici, allora dovresti cercare di incontrare il conte, invece che evitarlo … sarebbe la soluzione più ragionevole.”

Oscar restò spiazzata. In fondo, pur non volendo cedere alla proposta del padre, non aveva mai considerato la possibilità di farlo affrontando direttamente il conte! Girodel aveva chiesto la sua mano, diceva di amarla sinceramente … forse … forse avrebbe potuto comprenderla? In fondo, per come lo conosceva, Girodel si era sempre rivelato un uomo corretto, nonostante la sua iniziale reticenza ad accettare di battersi in duello con lei, era stato proprio lui a riconoscere il suo valore e il suo essere all’altezza del ruolo di Capitano delle Guardie Reali per proteggere la principessa …

“Forse hai ragione, André. Dovrei parlare a Girodel …”

André la osservò intensamente, forse sollevato nel vederla disposta ad affrontare la questione, ma nel suo osservarla, notò in lei un velo di stanchezza che prima non aveva scorto.

“Oscar, ma tu stai bene?”

Si sollevò dalla poltrona avvicinandosi a Oscar e posò la mano sulla sua fronte, scostando delicatamente la frangia da essa; Oscar si perse in quel gesto delicato, socchiudendo gli occhi nel vederlo così vicino a sé. André non era convinto … “Mmmh …” Tolse la mano dalla fronte di Oscar e questo le procurò un leggero moto di delusione nell’animo, ma subito il suo cuore parve fermarsi, nel vedere l’amico chinarsi su di lei e il suo viso farsi vicino al proprio. Oscar chiuse gli occhi d’istinto, deglutendo rumorosamente, e sentì il contatto delle morbide labbra di André, che si erano sostituite alla mano sulla sua fronte. Sentiva ancora il suo profumo così vicino a sé, tanto da farle girare la testa … cercò di reprimere un fremito, sperando che lui non si accorgesse dell’agitazione che le aveva provocato il suo gesto … Ma lui sembrava tutto assorbito dalla preoccupazione per la sua salute, o forse cercava di non lasciarsi distrarre da altro.

“Forse sei un po’ calda … deve esserti venuta la febbre, Oscar. E tremi … Ti faccio controllare dalla nonna, così ti potrà portare un medicamento per far scendere la febbre” e ora si era messo di fronte a lei, con lo sguardo fisso negli occhi azzurri di Oscar e fare perentorio “ma ricorda la promessa che mia hai fatto nelle scuderie: domani rientrerai presto e ti farai visitare  dal dottor Lassonne.”

Oscar era persa nella contemplazione del viso di André e quasi non l’aveva nemmeno ascoltato …

“Allora, Oscar?”

“Ehm … sì André. Farò come vuoi. Domani …” e rimase tentennante, senza sapere come proseguire.

“Domani rientrerai presto dalla Caserma e qui troverai il dottor Lassonne per la visita.” Ripeté lui più lentamente.

“Ecco, esatto. Farò come dici …” disse annuendo.

“Così va meglio, Oscar” disse André soddisfatto posando la mano su quella di Oscar, appoggiata al bracciolo della poltrona “Ora scendo ad avvisare la nonna. Ma tu vai a letto e riposati … Ti ho già tenuta alzata fin troppo, questa sera … Buonanotte Oscar!” e sorridendole prese il vassoio della cioccolata e si diresse alla porta.

“Buonanotte, André …”  Oscar lo vide che, con la punta dello stivale, scostava l’uscio che era rimasto leggermente aperto al suo ingresso, per poi scomparire nel corridoio. Seguì ad occhi chiusi l’incedere dei suoi passi fino a che non riuscì più a udire nessun rumore; chinò il capo ripensando alla piacevole sensazione che le aveva donato il contatto con le sue labbra e il poter sentire il suo buon profumo così vicino a sé, quando lui aveva cercato di valutare se lei avesse febbre e al solo pensiero avvertì, come le era accaduto poco prima, una sorta di stretta alle viscere, un tremore, un fremito nascosto che ormai da qualche tempo non riusciva a controllare quando era in presenza di André, o il suo pensiero si faceva particolarmente vivido. Questa specie di brivido ricorrente era qualcosa di nuovo e sconosciuto, per lei che aveva fatto da sempre dell’autocontrollo il suo tratto distintivo e, in qualche modo, la disorientava. Poteva intuire che si trattasse di una sorta di istinto da sempre nascosto nel suo cuore e nelle sue viscere, che ora si era fatto prepotente e indomabile. Era un moto del suo animo che agiva indipendente dalla sua volontà e che si imponeva a sé in modo da non poterlo più ignorare. Lo sentiva crescere e muoverla senza che lei potesse rifiutarsi; era un bisogno, una necessità, come l’aria quando manca il respiro. Tutto questo la sconvolgeva, ma la faceva sentire viva, stranamente consapevole di essere il balìa di qualcosa di estremamente suo, non deciso o imposto a lei da altri, e nemmeno dalla parte razionale di sé e per questo, non aveva più intenzione di soffocarlo. Il senso di vuoto che la coglieva lontano da lui, la preoccupazione perché lui stesse bene, perché fosse al sicuro, ogni qualvolta lo sapeva esposto ad un qualunque pericolo, che si era imposta prepotente e straziante la notte dell’agguato a saint Antoine; la percezione di completezza del proprio animo quando lui le era accanto; i segnali inequivocabili che il suo corpo le mandava risvegliandosi al solo pensiero di lui … tutto la riconduceva ad André e ad una consapevolezza nuova della portata del suo legame con lui.

Si alzò dalla poltrona, per prepararsi per la notte, aspettando l’arrivo della nonna, con un sorriso malcelato sulle labbra e una nuova stretta nelle viscere.

 

  

Continua...

 

Fine Quinta Parte

Maddy (mail to
emmevi_1976@libero.it)


[i] nel manga, André si arruola su indicazione del Generale, per proteggere Oscar nel suo nuovo ruolo di Comandante della Guardia Permanente e in più occasioni deve intervenire per evitarle problemi con i soldati e soprattutto con Alain

[ii] André dice “voi non capirete mai la sua femminilità” scatenando le ire soprattutto di Alain che lo deriderà apertamente per il suo amore per Oscar definendolo “galoppino”