LE PAROLE E IL SILENZIO

Parte Seconda

 

Disturbato dalla luce del sole che ormai illuminava tutta la stanza, André destandosi constatò con un sorriso che l’immagine che aveva chiara in mente non era l’ultima di uno dei suoi sogni ricorrenti, nei quali Oscar era presenza costante, bensì il ricordo degli avvenimenti della notte precedente, resi vividi dalla reale presenza di lei fra le sue braccia. Ne avvertiva il respiro regolare sul collo e il tocco soffice dei capelli sciolti a contatto con la guancia; ma soprattutto, lo inebriava sentire che, tuttora seduta di traverso sul letto, Oscar era abbandonata sul suo corpo: ne sentiva il calore, ne intuiva la femminilità come prima d’ora non aveva avuto l’opportunità di fare.. Si sentiva felice e appagato, quasi non avesse il coraggio di ambire a ottenere di più dalla sua vita. In fondo, le distanze che la nonna gli aveva da sempre raccomandato di tenere da Oscar, erano state già fin troppo ridotte! E sebbene nei suoi sogni avesse immaginato in infinite occasioni di tenerla stretta a sé, nella realtà si era sempre imposto di non andare oltre il limite e di tenere a freno i suoi istinti, anche se in qualche occasione era stato davvero sull’orlo di cedere.. Immerso nei suoi pensieri, André teneva ancora gli occhi chiusi, quasi evitando di svegliarsi completamente.

Fu allora che Oscar si mosse e, accorgendosene, André decise di restarsene nel suo stato di dormiveglia volontario. La sentì sollevare lentamente il capo e poi fermarsi; certamente lo stava osservando.. anzi, poteva avvertire il suo sguardo sul viso come una carezza delicata. Cosa stava pensando, adesso, Oscar? Forse era in imbarazzo? Era turbata? No, non doveva essere così, perché in questo caso, non avrebbe indugiato così a lungo prima di sollevarsi del tutto dal suo corpo.. Oscar scivolò delicatamente via dal suo abbraccio, facendo attenzione a non fargli male; André la sentì lasciare il letto, infilarsi la giacca dell’uniforme e muovere qualche passo in direzione della porta. D’un tratto, la sentì fermarsi, come titubante; poi di nuovo i suoi passi e questa volta sembrava stesse tornando verso il letto.

André desiderava capire cosa stesse facendo Oscar, ma per lui era anche importante lasciare che lei si sentisse libera di agire e temeva che mostrandosi sveglio l’avrebbe messa in imbarazzo, a disagio. Torturandosi nel pensare come fosse meglio comportarsi in quei frangenti, André si distrasse dal seguire i movimenti di Oscar.. Fino a quando non si accorse che lei gli era di nuovo vicina, molto vicina.. troppo, tanto da poter sentire i suoi capelli di nuovo a sfiorare i propri, e il suo respiro sul volto..

Le labbra di Oscar coprirono le sue, morbide e calde[i], con una delicatezza  e un pudore senza pari; il tempo per André parve fermarsi, o forse era quello che avrebbe desiderato. Un bacio leggero, timido ma chiaramente voluto; un timido segno che ad André diceva “quello che è stato, non è stato un caso”.

Poi, lei si alzò e si diresse a passo spedito verso la porta, al di là della quale già si intuiva l’andirivieni delle cameriere; Oscar lasciò la stanza e richiuse la porta dietro di sé, mentre André, finalmente libero di sollevarsi dai cuscini, restava confuso a rivivere il bacio di poco prima. Sentendosi restituito il gesto amorevole e sincero che tempo addietro, con la sua Oscar tra le braccia, non aveva potuto trattenersi di compiere[ii], avvertiva che, come aveva intuito nell’abbraccio di quella notte, il loro legame che durava da una vita, simbiotico per entrambi, ma profondamente asimmetrico, ora stava davvero evolvendo in qualcosa che tuttavia lui ancora aveva il timore di chiamare con il suo nome.

 

Lasciata la stanza di André, Oscar passò dalla cucina, cercando con lo sguardo la nonna. Non trovandola, attese qualche istante il suo ritorno, scelse una mela fra quelle disposte ordinatamente in un cestino su una credenza e iniziò ad addentarla, proprio come faceva sempre insieme ad André quando potevano fare colazione a casa, insieme.

Quando finalmente la nonna rientrò in cucina, ebbe un sussulto nel vedere lì Oscar, che era certa, avrebbe dovuto invece trovarsi in Caserma; e il suo stupore crebbe, misto a sincera preoccupazione, quando, guardando meglio la sua adorata madamigella, constatò in quale stato fosse: la vide palesemente stanca, con gli occhi ancora segnati dal pianto della notte, sebbene apparentemente sereni; notò come la sua uniforme fosse sporca, impolverata, in alcuni punti addirittura sfilacciata; i pantaloni erano macchiati in più punti, con le ginocchia segnate pesantemente, e gli stivali completamente graffiati e coperti di schizzi di fango seccato e di polvere. La nonna corse istintivamente verso di lei “Cosa vi è accaduto, madamigella Oscar? Siete sicura di stare bene? Venite, vi preparo un bagno caldo e..”

Nonna, io sto bene. Piuttosto, prenditi cura di André, che sta riposando nella sua camera. Io ora torno alla Caserma, ma farò in modo di rientrare questa sera. A più tardi!”

Dibattuta fra il desiderio di prendersi cura di Oscar e l’istinto di correre dal suo adorato nipote, l’anziana donna restò nel dubbio un attimo di troppo e Oscar ne approfittò per lasciare svelta la cucina e poi uscire dal palazzo.

Sapendo che il suo cavallo era rimasto alla Caserma della Guardia, insieme a quello di André, Oscar chiese ad uno degli addetti alla scuderia di preparare una carrozza per accompagnarla a Parigi. “Di solito non ho bisogno di chiedere nulla a nessuno” pensò sorridendo fra sé e sé “perché ho André che pensa a tutto per me.. André..” Oscar attese con impazienza che la vettura fosse pronta, passeggiando nervosamente nello spiazzo di fronte alla scuderia: non aveva tempo da perdere, perché se André l’avesse vista prepararsi a partire, avrebbe certamente cercato di seguirla, o addirittura di impedirle di lasciare il palazzo. Per fortuna, c’era la nonna: di certo la donna si era precipitata da André e ora si stava prendendo cura lui, tenendolo sotto assedio.

 

Oscar giunse alla Caserma solo nella tarda mattinata, perché lasciato palazzo Jarjayes aveva preferito passare prima dal dottore di famiglia per chiedergli di recarsi a verificare le condizioni di André. Al dottore non era però sfuggito che anche Oscar avesse bisogno di cure, e così, vincendo la sua iniziale reticenza, era riuscito convincerla a farsi visitare a sua volta, anche se le sue ferite si era poi rivelate meno preoccupanti di quanto si potesse immaginare a giudicare dalle condizioni della sua uniforme.

Oscar si fece lasciare dalla carrozza all’ingresso della Caserma; ora, entrando a piedi nell’ampio cortile dopo una notte così densa di avvenimenti e di emozioni, quel luogo austero le appariva quasi accogliente, un rifugio dove riflette sull’accaduto e magari riuscire a riprendere le forze.

Il suo inusuale ritardo non passò inosservato, né tantomeno il fatto che il Comandante fosse arrivato da solo. I soldati della Guardia, si erano infatti accorti già nella notte del mancato rientro di André nella camerata e, chiesto al colonnello d’Agout, avevano avuto conferma del fatto che nemmeno il Comandante  fosse tornato nel suo ufficio; perciò, preoccupati, avevano iniziato a tenere d’occhio l’accesso alla Caserma. Vedendola finalmente arrivare Alain istintivamente le si fece incontro: se da un lato era sollevato nel vederla finalmente in Caserma, dall’altro sapeva che l’assenza di André non poteva significare nulla di buono. In fondo, era preoccupato sinceramente per entrambi; ai suoi occhi, quei due erano davvero tipi incomprensibili.. La figlia del generale, una nobile che dalla Guardia Reale era finita inspiegabilmente a capo della Guardia Permanente e dei suoi rudi soldati, si comportava con loro come nessun nobile mai avrebbe fatto; mentre l’attendente con un occhio solo era un borghese innamorato senza speranza, pazzo al punto da rischiare la vita per la nobile che serviva da sempre! In entrambi c’era qualcosa che lo irritava, lo disorientava, e al tempo stesso lo attraeva..[iii]

“Comandante, cosa vi è accaduto? Dov’è  André? E voi, come state?” lo stato dell’uniforme del Comandante parlava da sé, ma Alain ora che era vicino a Oscar poteva tentare di immaginare la gravità della situazione. Non aveva mai visto il Comandante così visibilmente provato: gli occhi appesantiti che mal celavano il pianto della notte, erano cerchiati e denotavano stanchezza, così come il portamento che a fatica si manteneva fiero e composto; l’uniforme sfilacciata e macchiata tradiva il fatto che il Comandante si fosse trovata in mezzo ad una rissa o a qualcosa del genere, che non fosse rientrata a casa la notte precedente o che almeno non avesse potuto o voluto cambiarsi.

Tranquillo Alain, André è a casa e si riprenderà presto.. C’è stato un tumulto, questa notte..” Oscar informò sommariamente Alain dell’accaduto, lo ringraziò per il suo interessamento e si diresse verso il suo ufficio.

- L’avevo detto che quella  carrozza attirava l’attenzione! – pensò tra sé e sé Alain, senza però farne parola con il suo Comandante, a cui si rivolse invece con misurata gentilezza “Se doveste aver bisogno, siamo a vostra disposizione, Comandante; so bene che non sarebbe come con André, ma..”  Alain infatti comprendeva che l’assenza di André per il Comandante dovesse essere un problema, ma vide la donna allontanarsi rispondendo alle sue parole semplicemente con un gesto del capo, un ringraziamento silenzioso ed un accennato sorriso di cortesia; ad Oscar erano giunte quelle ultime parole, ma non era stata in grado di coglierne la sottile provocazione, o forse non aveva voluto farlo. Apprezzava sinceramente l’attenzione che Alain aveva dimostrato nei confronti suoi e di André, ma in quel momento, l’unico uomo che avrebbe voluto al suo fianco, non poteva essere presente, e lei preferiva starsene sola e fare a meno di ogni altro; così anche il Capo Squadra rientrò nella camerata, dove gli altro uomini lo stavano aspettando per avere notizie.

 

Nel suo spoglio ufficio Oscar si sentì protetta da sguardi indiscreti. Si mise alla scrivania, lesse alcuni documenti tra quelli riposti in ordine davanti a lei e sbrigò le formalità con forzato senso del dovere; poi, raccolte le pergamene sulle quali aveva lavorato, le sistemò in un unico plico, prendendole con entrambe le mani e dando due leggeri colpi sul tavolo per allinearle, proprio come faceva meccanicamente ogni qualvolta avesse terminato il suo lavoro alla scrivania. Da quando si era seduta, non aveva ancora osato alzare lo sguardo sul resto dell’ufficio ed era assolutamente consapevole della ragione di quel gesto: facendolo, sarebbe stata sopraffatta da quello che avrebbe visto; anzi, da quello che non avrebbe visto, ovvero, il suo André. Quante volte, infatti, lui restava in quell’ufficio, seduto pazientemente su una delle scomode sedie poste di fianco all’ingresso, attendendo che lei avesse terminato di sbrigare il suo lavoro allo scrittoio! Oscar si rese conto di quanto silenziosa e rispettosa fosse sempre la presenza dell’attendente, ma anche di quanto adesso fosse assordante il vuoto che ora vedeva davanti a sé.

Chiuse gli occhi, si abbandonò contro l’alto schienale della sua sedia e lasciò che il pensiero del suo amico occupasse interamente la sua mente: lo rivedeva seduto sul letto, di fronte a sé, con il suo sguardo dolce e paziente, trasparente e sincero, mentre lei gli sistemava la camicia addosso. - Come ho potuto armeggiare con la camicia di André senza rendermi conto che lui era lì, spogliato, di fronte a me? Cosa avrà pensato di me in quel momento? Certo, da bambini non ci facevamo tanti problemi, ma ora il corpo che ho visto non è più quello dell’amico con cui facevo il bagno nel fiume.. Eppure lui era sempre così calmo e misurato.. mi ha lasciato fare. Non si è opposto a nulla, senza vergogna, con infinita naturalezza. Di solito interviene quando sa che ho bisogno di un suo parere, di un suo gesto. Lui sa sempre quando ne ho bisogno, lo ha sempre saputo. Sa che io senza di lui non posso fare nulla, nemmeno un passo.. - e in preda a tutti questi pensieri, ben cosciente che presto avrebbe dovuto affrontare le risposte ai suoi dubbi, Oscar piegò il capo di lato e lasciò che il sonno le offrisse un po’ di sollievo.

 

Continua...

 

Fine Seconda Parte

Maddy (mail to emmevi_1976@libero.it)

 


[i] Sono le parole con cui Oscar si riferisce, nel manga, al ricordo del bacio di André dopo la rissa nella taverna, quando lei è semisvenuta tra sue braccia; volutamente, non si definisce quali labbra ora siano “morbide e calde”

[ii] Come prima, è il bacio dopo la rissa alla taverna

[iii] Nel manga Alain ha un rapporto tormentato sia con oscar che con André, prima di apprezzare entrambi; ho voluto conservare questo tratto del loro particolare legame