LE PAROLE E IL SILENZIO

Parte Prima

 

La carrozza procedeva spedita nella notte sulla strada che deserta; al contrario di quella lussuosa e profumata che dalla caserma della Guardia Permanente li aveva portati in centro e che ora giaceva ribaltata, tra le fiamme non ancora spente, questa carrozza era spoglia, forse addirittura spartana, scricchiolante e impolverata, ma aveva attraversato la città nell’indifferenza dei passanti, proprio come aveva sperato Oscar quando l’aveva scelta perché li portasse fuori Parigi, lontano dai disordini. All’interno della vettura, Oscar era seduta sul rigido sedile blu scuro, dall’imbottitura consumata e al suo fianco André, ancora privo di sensi, era quasi sdraiato, con il capo sulle sue gambe. Aveva tentato da sola di sollevare il corpo di André per caricarlo sulla vettura, ma provata dalle percosse e dalle emozioni, le forze non le erano state sufficienti; così aveva chiesto aiuto al cocchiere, un uomo basso e robusto, che da solo aveva sollevato André e lo aveva sistemato nella carrozza senza chiedere spiegazioni.

Oscar non si dava pace e mentre scrutava il volto dell’amico sperando nel suo risveglio, ripercorreva confusamente tutti i momenti che avevano sconvolto quella serata: il viaggio attraverso le strade di Parigi, in silenzio accanto ad André; le grida al di fuori della carrozza e poi il brusco arresto; il suo amico estratto a forza dall’abitacolo, ingurgitato dalla folla urlante che agitava bastoni, mentre lei sentiva solo la voce di André che chiamava il suo nome; gli strattoni della gente che l’avevano a sua volta tolta dalla carrozza e le percosse che le avevano tolto la forza di reagire.. erano stati momenti interminabili e le era impossibile stabilire con certezza per quanto tempo fosse rimasta in balia dell’ira di quella gente. Nei suoi ricordi c’era un vuoto che non riusciva a colmare; ricordava solo di aver aperto gli occhi e di aver riconosciuto la voce e il volto di Fersen che, nella penombra del vicolo, la sorreggeva e chiamava il suo nome perché si risvegliasse. Ma quello che ora ricordava con maggiore chiarezza era l’angoscia che aveva avuto il sopravvento quando si era resa conto che André non era lì con loro; era stata sopraffatta dal terrore che la folla infuriata lo avesse portato via e che.. non aveva potuto nemmeno formulare quel pensiero! Si era liberata dalla stretta di Fersen e aveva iniziato ad urlargli in faccia "Avete visto André.. il mio André è in pericolo! Il mio André è in pericolo!” … Era sconvolta da tutti quei concitati avvenimenti, ma quello che ora più la turbava era constatare che aprendo gli occhi e trovandosi tra le braccia del conte di Fersen, l’unico suo pensiero fosse stato per André, il suo André. Possibile che di fronte all’uomo che tanto aveva amato e per cui aveva tanto sofferto, non avesse provato nemmeno un brivido? Le lacrime versate, le notti a stringere il suo cuscino cercando di allontanare dalla sua mente l’immagine del bel conte, le cavalcate rabbiose e gli scatti d’ira quando non si avevano sue notizie dall’America.. Niente! Tutto era stato spazzato via dal pensiero che André potesse essere in pericolo.. Cosa le stava accadendo? È vero, quella non era la prima volta che usava quelle parole; in altre occasioni aveva parlato del suo amico definendolo “il mio André”[i] … cosa poteva significare?

La sua mente stanca, torturata da dubbi e ricordi, trovò sollievo solo nell’immagine che adesso aveva di fronte: il volto di André sembrava disteso, sebbene non avesse ancora ripreso i sensi, e questo le faceva sperare che si potesse risvegliare presto. Oscar provava un piacevole conforto nel sentire il capo dell’amico abbandonato sulle sue gambe; con il braccio sinistro cercava di reggere il corpo di André perché non scivolasse dal rigido sedile a causa dei sobbalzi della carrozza lungo la strada, mentre con la mano destra gli reggeva la testa. Lentamente, iniziò ad accarezzarlo, affondando delicatamente le dita sottili nei folti capelli neri, con una tenerezza che non le sembrava di aver mai provato in vita sua. Le pareva di conoscere quel volto alla perfezione, eppure si accorse di non avere mai osato di osservarlo veramente. Scostò i ciuffi scuri dalla fronte che scoprì alta e regolare; seguì con lo sguardo le sopracciglia lunghe e ben definite; indugiò sugli occhi, sulle ciglia folte e scure, senza poter trattenere le lacrime riconoscendo la cicatrice sulla palpebra che André teneva sempre nascosta. Accarezzò con lo sguardo il naso sottile e fu rapita dalla vista di quelle labbra, che si accorse con un brivido, e un certo imbarazzo, di conoscere meglio di ogni altro particolare del viso di André..

Oscar ebbe un sussulto nel sentire che lui iniziava a muoversi: aveva ancora gli occhi chiusi, ma cercava di sollevare le spalle, come per rialzarsi. Lentamente, ormai seduto e con una smorfia di dolore, André si guardò attorno e cominciò a mettere a fuoco la situazione: era in una carrozza che non ricordava di aver mai visto, si sentiva dolorante e aveva la mente confusa. Si sentì rassicurato quando si accorse che Oscar era al suo fianco, ma vide anche che lei  lo guardava con aria preoccupata “Oscar, cosa è successo?...” Ma già i ricordi cominciavano a riaffiorare: il viaggio verso Parigi, la folla che lo strappava da Oscar, il fuoco appiccato alla carrozza dei Jarjayes.. Ma perché era disteso, fino a poco prima? Aveva certamente perso i sensi. Si rese conto di aver appoggiato il capo su qualcosa di morbido, che non poteva certo essere il sedile della carrozza.. I suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Oscar.

“André, siamo quasi a casa. Come ti senti?”

“A casa? Non rientriamo alla Caserma?”

“Hai bisogno di cure e di riposo; ho preferito tornare a casa. Non volevo portarti in Caserma in questo stato.. Sono contenta di vedere che hai ripreso conoscenza.. ero davvero preoccupata. Come ti senti?”

“Beh, sono stato certamente meglio” André accennò un sorriso “ma dopo quello che abbiamo rischiato, in fondo credo che vada bene così.. Tu, piuttosto, come stai? Come hanno fatto a lasciarci andare?”

Oscar non rispose alle domande di André, perché la carrozza si era fermata davanti all’ingresso di palazzo Jarjayes.

 

Le luci del palazzo erano tutte spente, proprio come Oscar aveva immaginato: era ormai notte fonda e nessuno si aspettava il loro rientro a casa, visto che non erano previste licenze, così sia la nonna che le cameriere erano già a letto. Il generale, invece, doveva essere ancora lontano da palazzo, impegnato con il suo plotone.

I due oltrepassarono l’ingresso facendo attenzione a non fare il minimo rumore. André era piuttosto debole, e procedeva lentamente, mentre Oscar si diresse decisa verso la camera dell’amico, che si trovava al piano terra, e lui la seguì senza fare domande.

“Qui non sveglieremo nessuno. Aspettami, torno tra un istante” fu l’unica spiegazione di Oscar, mentre lasciava di nuovo la camera, illuminata solo dalla fioca luce del cielo notturno.

Aveva già visto medicare delle ferite, e in molte occasioni era stato lo stesso André che si era preso cura di lei[ii], così ritornò da lui con candele, garze, acqua fresca e tutto quanto potesse servire allo scopo.

“Siediti André, così vediamo se hai delle ferite..” il suo tono deciso non lasciò possibilità di repliche ad André, che benché fosse ancora un po’ confuso, non mancò di notare quanto fosse insolito il comportamento di Oscar nei suoi confronti: da quando era lei a prendersi cura di lui? Decise di lasciarla fare, perché leggeva nel tono della sua voce e nei suoi gesti che qualcosa dentro di lei era in tumulto, e in questi casi non c’era da discutere. Da sempre leggeva attraverso i suoi occhi, la sua voce e i suoi movimenti, e da sempre riusciva a percepire anche sfumature del suo sguardo che erano invisibili a chiunque altro. Oscar per lui era trasparente, anche quando impegnava tutta se stessa per nascondergli i suoi pensieri. Ora la osservava mentre disponeva sul comodino tutto il materiale che aveva portato con sé per le medicazioni, cercando di creare tra quei barattoli l’ordine che in quei momenti non riusciva a mettere dentro di sé.

Senza esitare aiutò André, che muoveva a fatica il braccio destro, a togliersi la giacca; mentre la sistemava sullo schienale di una sedia posta accanto al letto, osservò che era strappata in più punti; maledetti..” pensò tra sé, intuendo che quegli strappi fossero dovuti ai colpi inferti dalla folla “come avete potuto..”

Si voltò verso André, che la osservava in silenzio, sempre deciso a lasciarla fare; Oscar si portò alle sue spalle e impiegò un istante per scorgere sulla camicia dell’amico numerose macchie di sangue. A quella vista, le si chiuse la gola e si sentì ferita a sua volta: il senso di colpa le impediva quasi di respirare e di parlare.

Non si perse d’animo e si mosse con inaspettata naturalezza mentre lo sguardo di André accompagnava ogni suo movimento. Cominciò a slacciargli la camicia con delicatezza e decisione, ignorando il timido gesto che André istintivamente tentò di fare per fermarla; gli sfilò una manica e poi l’altra, facendo attenzione al braccio che quasi lui non riusciva a muovere, e lasciò la camicia sul letto, perché lui vedesse in che condizioni fosse e capisse che era necessario almeno ripulire le sue ferite.

Pur nella sua poca esperienza, Oscar seppe medicare André con estrema cura: lavava le ferite con garze bagnate e acqua fresca, le tamponava con delicatezza e, dove necessario, le copriva per evitare emorragie. Muoveva le mani con una inaspettata padronanza di sé imponendosi di fissare lo sguardo solo sulle ferite da curare, senza indugiare sul corpo dell’amico per evitare distrazioni.

André, da parte sua, stava praticamente immobile, con il capo leggermente chino in avanti; teneva gli occhi chiusi e con pazienza la lasciava fare. Avvertiva la presenza di Oscar alle sue spalle anche quando non sentiva il tocco leggero delle sue dita; coglieva la straordinarietà di quel momento ed era come se volesse imprimere nella sua mente il ricordo indelebile di ciascuno di quegli istanti.

Quando Oscar gli aveva passato una mano sul collo per portare i capelli su di un lato, aveva colto distintamente il brivido che aveva attraversato la schiena di André. “Perdonami, forse ho le mani fredde” si era affrettata a scusarsi temendo di averlo infastidito.

“No, Oscar, le tue mani sono calde”, l’aveva tranquillizzata lui, mentre dentro di sé lottava per frenare le emozioni che quel contatto inatteso aveva suscitato in lui; nella penombra della sua camera, illuminata solo da poche candele e dalla luce delle stelle che brillavano nella notte, André stava lentamente perdendo la calma che era riuscito a imporsi fino a quel momento e ora, con le mani appoggiate sul letto, stringeva in pugno le lenzuola per scaricare la tensione che sentiva crescergli dentro. Sapeva di doversi dominare e si imponeva di riuscire a farlo: era un impegno solenne, quello preso con Oscar tempo addietro[iii]

Così va meglio” sentenziò Oscar, ritenendosi soddisfatta del suo intervento, mentre si avvicinava al comò a cassettoni dentro il quale presumeva fossero riposte le camicie di André. Tirò un cassetto e poi un secondo, prima di trovare quello che cercava; scelse una camicia bianca, fra quelle pulite riposte in ordine, e la portò ad André. Lo aiutò ad infilarla e gliela sistemò indosso, stando seduta di fronte a lui. Stava controllando il risultato del suo impegno tenendo ancora fra le mani i lembi del collo della camicia quando, alzando lo sguardo, incontrò quello di lui: uno sguardo colmo di infinita dolcezza, di riconoscenza, di affetto, lo sguardo di chi non fa nulla per nascondere il suo animo a chi lo incontra.

Di fronte a quella vista, Oscar venne scossa da un fremito; era come se si stesse risvegliando da un sogno, come se tutto quello che era accaduto nell’ultima ora, in quella camera, fosse accaduto senza che lei se ne rendesse conto veramente. Aveva agito lasciandosi guidare dall’istinto, così come mai aveva fatto in vita sua, e il suo istinto adesso stava cedendo il passo alla stanchezza della mente e del corpo, ai dolori che provava ad ogni movimento e che prima le sembrava di non sentire, ma soprattutto al bisogno liberare davvero quello che aveva dentro, anche se ancora non sapeva esattamente cosa fosse. Lo sguardo di André era limpido, come lo era sempre stato, ma lei non lo aveva mai percepito così disarmante e capace di farsi strada nei suoi sentimenti; la osservava con la pazienza che solo chi sa aspettare nel silenzio per anni sa esprimere.

Oscar sentì chiudersi la gola; le sembrava che il suo cuore si stesse fermando. Avvertiva i suoi occhi che si facevano lucidi e non fece niente per fermare le lacrime. Chiuse gli occhi e senza rendersene nemmeno conto cominciò a sussurrare le parole che sentiva le avevano cambiato la vita “il mio André.. Il mio André”. Continuava a ripetere quelle poche parole, via via a voce più alta e con maggiore convinzione.  Il suo André era lì, di fronte a lei; aveva rischiato di perderlo per sempre, e invece …

In un attimo, recuperò tutte le forze che aveva in corpo e abbracciò il suo Andrè affondando il viso sul suo collo, senza timore. “Il mio André.. Il mio André” ripeteva Oscar mentre ora lasciava che tutte le sue emozioni fluissero dal suo cuore, sfogandosi in un pianto liberatorio.

André portò lentamente le sue mani sulla schiena di Oscar, le accarezzò i capelli e visse quell’abbraccio  assaporando la gioia indescrivibile della consapevolezza di essere amati. La sua Oscar era tra le sue braccia e la tenne così finché non sentì il suo pianto spegnersi, il suo respiro farsi rilassato, la sua spossatezza cedere il passo al sonno.

Inebriato dall’intensità di quei momenti, André si abbandonò a sua volta alla stanchezza appoggiandosi ai cuscini alle sue spalle. Forse, scrutando dalla finestra riusciva già ad intravedere all’orizzonte le prime luci dell’alba: era l’alba di un nuovo giorno, ma per lui, era soprattutto l’alba di una nuova vita.

Così, si lasciò vincere dal sonno tenendo fra le braccia la donna che amava da sempre.

 

Continua..

Fine Prima Parte

Maddy (mail to:
emmevi_1976@libero.it)


[i] nel manga, di fronte al Cavaliere Nero

[ii] nel manga, si veda l’incidente con la corda del violino

[iii] nel manga e nell’anime, André giura di dominare il suo istinto nei confronti di Oscar