NATALE A PALAZZO JARJAYES

Parte Seconda

 

Quella stessa mattina, mentre Oscar era di servizio alla reggia e André giocava ai dadi, al Palazzo Jarjayes fervevano i preparativi per il pranzo di Natale. Quell'anno si era pensato di riunire l'intera famiglia Jarjayes per la festa. Le figlie ormai avevano lasciato la casa natale da qualche tempo e sarebbe stata un'ottima occasione per ritrovarsi insieme ancora una volta. I contadini della tenuta di Arras avevano donato al padrone delle loro terre alcuni capponi, del pollame, formaggi freschi; nelle cantine c'erano delle bottiglie di ottimo vino d'Anjou e nella città di Sèvres era stato acquistato un nuovo servizio da tavola di porcellana decorato, secondo il gusto dell'epoca, con soggetti floreali.

Quando Oscar e André varcarono il cancello del palazzo, notarono subito lo scompiglio che quella visita aveva portato. Il cortile di Palazzo Jarjayes era stato invaso dai servitori, dai bagagli scaricati in fretta e la calma del parco era stata squarciata dal vociare di un signore che rimproverava un lacchè troppo maldestro, dal pianto di un bimbo, dai nitriti dei cavalli, dalla voce acuta di una giovane dama.

Aveva sperato che André l'accompagnasse fin dentro casa, ma lui disse che aveva delle cose da sbrigare. Oscar capì subito che in realtà André non aveva per niente intenzione di incontrare le signore e i loro mariti. Del resto, anche lei avrebbe volentieri fatto a meno di incontrarle. Magari, in un'altra occasione le avrebbe anche fatto piacere ritrovare le sue sorelle, ma quel giorno non si sentiva nello spirito giusto.

André, quindi, di diresse verso le scuderie portando il suo cavallo e quello di Oscar, mentre lei entrava dal portone lasciato aperto per permettere ai lacchè di portare i bagagli nelle camere preparate per gli ospiti. Nell'atrio faceva quasi più freddo di fuori. "Se non si sbrigano si fredderanno anche i salotti." Pensò contrariata Oscar.

Prima di salire in camera sua a cambiarsi pensò sarebbe stato bene salutare le sue sorelle, così si diresse subito verso un salotto da cui sentiva provenire voci femminili e piccoli scoppi di risa. Suo padre e i mariti delle dame erano riuniti in una sala attigua e parlavano d'altro, bevendo e fiutando tabacco.

Dopo i convenevoli d'uso e prima di tornare finalmente nella sua camera, Oscar si fermò un po' con loro. Si tolse i guanti, li appoggiò sopra un tavolino e si versò del vino in una coppa.

Clotilde: "Oscar, pensi che mio figlio potrebbe tra un paio d'anni entrare nella Guardia Reale?"

Oscar: "Certamente, perché no?"

Clotilde: "Bhè, vedi... io pensavo che forse, essendo tuo nipote, potresti avere per lui un occhio di riguardo. Non so se mi spiego..."

Oscar: "Ti spieghi benissimo. E voglio dirti una cosa: se entrerà nella Guardia Reale non sarà per merito mio. Inoltre, se vi farà parte, non gli riserverò certo un trattamento diverso da quello degli altri soldati."

Clotilde: "Oh, Oscar, come sei dura. Si tratta di tuo nipote, andiamo!"

Oscar: "Non sono il tipo da sopportare certi favoritismi. Di certo non consideri come reagirebbero gli altri soldati nel veder trattare diversamente dagli altri uno di loro."

Catherine pensò bene di cambiare argomento, prima che la discussione degenerasse.

Catherine: "Oscar, chi è quel giovane che ti ha accompagnato?"

Oscar: "E' André"

Catherine: "André? Quel bambino spaurito che è arrivato un giorno con gli occhi pieni di lacrime?"

Oscar: "Quel bambino spaurito aveva appena perso i genitori e..."

S'intromise Marie Anne: "... e qui ha trovato la sua cuccagna!"

Oscar: "Non permetterti più di parlare di André in questo modo! E' la persona più generosa e onesta che io conosca!"

Marie Anne: "E' per questo che gode di tanti favori?"

Oscar: "Di quali favori parli?"

Marie Anne: "Non far finta di niente. Lo sai bene che André è sempre stato trattato in maniera diversa dagli altri servi. Prendi per esempio Antoine. Lui e André non sono della stessa condizione sociale? Eppure André frequenta con te la reggia di Versailles, mentre Antoine lucida gli stivali a nostro padre!"

Marie Anne non ebbe il coraggio di continuare il paragone tra un servitore qualunque di casa Jarjayes e André, perché si rese conto che Oscar ci era rimasta molto male. Decisamente, qualsiasi discorso, quel giorno, rischiava di causare una discussione. Ci fu una breve pausa, poi si cominciò a parlare di moda, a spettegolare su alcune dame di corte, a scambiarsi confidenze e chiacchiere di corridoio e l'atmosfera si rilassò. Non era certo il tipo di conversazione che Oscar preferiva, ma tutto sommato ora pensava che era piacevole essere in compagnia delle sorelle, ritrovare le espressioni, i gesti che, nonostante fosse passato del tempo, le giovani donne avevano mantenuto immutati da quando erano bambine e vivevano tutte sotto uno stesso tetto.

Oscar stava per alzarsi, quando si avvicinò Josephine che le confidò a bassa voce, nascondendosi dietro il ventaglio: "Oscar, ho sentito parlare di una carica vacante a Corte. Sei in confidenza con Sua Maestà la Regina, non è vero?"

Di nuovo cercavano da lei una raccomandazione. Oscar non riuscì a trattenersi e le rispose: "Risparmiami il resto, per favore". Poi aggiunse con tono più alto: " Da quando sono arrivata non ho fatto altro che sentire le stesse cose. Mi avete subito assalito con le vostre assurde richieste. La Regina, questa mattina, mi ha fatto i suoi auguri per il mio compleanno e voi altre, che siete mie sorelle, dopo diverso tempo che non ci vedevamo, non mi avete nemmeno rivolto un saluto!"

Detto questo uscì dalla sala, diretta nella sua camera. Appena si chiuse la porta alle spalle pensò: "Ma che mi è preso? Perché sono stata così sgarbata con le mie sorelle? Avremmo potuto rievocare i giorni spensierati della nostra infanzia, invece abbiamo finito col litigare. Ah, oggi sono proprio strana. E' cominciato tutto stamattina, con il bacio di André"

A quel pensiero sentì il cuore batterle più forte. Avvertì forte la sensazione della mano di André sulla sua spalla, le calde labbra di André sulla sua guancia.

In fretta terminò di cambiarsi, imponendo alla sua mente di pensare ad altro, magari a non rispondere impulsivamente alle provocazioni delle sorelle. Infondo, se avevano avanzato delle richieste non lo avevano fatto con cattiveria.

Nel frattempo, le cinque donne erano ammutolite dopo l'ultima esclamazione di Oscar. Ciascuna doveva ammettere, suo malgrado, che Oscar non aveva torto.

"E' un po' nervoso il giovane colonnello, quest'oggi?" domandò ironicamente Marie Anne.

"Suvvia, Marie Anne" la riprese Ortence "Dimentichi che anche Oscar ha dei sentimenti?"

"E' vero, e noi l'abbiamo ferita con i nostri commenti" continuò seria Josephine.

Catherine si lasciò scappare un sospiro: "Oscar appare sempre così sicura di sé, così impassibile. Chissà cosa penserà davvero?"

"Dev'essere curioso" disse Clotilde.

"Cosa?" domandò Ortence.

"Trovarsi nella situazione di Oscar" spiegò Clotilde "Lei è una donna, ma nei rapporti con gli altri è un uomo: parla come un uomo, si muove come un uomo. Addirittura la sua risata, così franca, è più quella di un gentiluomo, che di una dama"

"Mi è rimasta impressa un'immagine di quand'ero ragazzina, che mi ha fatto capire la differenza tra di noi" raccontò Catherine "Era un pomeriggio primaverile. Josephine ed io ci trovavamo con nostra madre in giardino; io stavo ricamando un fazzoletto. In quel momento è passata Oscar a cavallo, con i capelli al vento. Era seguita da André. Ci ha rivolto un fugace saluto, poi è sparita al galoppo tra la vegetazione del parco. Che strano, ho pensato. Io me ne sto qui che imparo a cucire e lei cavalca libera con André. Perché?"

"Per soddisfare l'ambizione di nostro padre" rispose schietta Marie Anne.

"Pensi che Oscar sia felice?" domandò ancora Ortence.

"Di che cosa?" chiese Catherine.

"Di questa scelta che le è stata imposta. Pensa che poteva succedere ad una di noi" disse Ortence.

"Io non avrei mai accettato!" disse sicura Catherine.

"Come fai a dirlo? Tu non sei stata cresciuta come un maschio" l'apostrofò Josephine.

"Mi sarei opposta!" rispose ancora Catherine.

"Non credo che saresti riuscita a farlo. Ti saresti opposta a nostro padre?" domandò dubbiosa Josephine.

"N...no. Non credo che avrei avuto tanto coraggio" ammise Catherine, perdendo tutta la sua sicurezza.

"Ma Oscar? Come avrà vissuto questa situazione?" si chiese Josephine.

"Mah... Io non riuscirei a pensare a lei diversamente. Voglio dire, non saprei immaginarla con indosso un abito lungo e scollato, con i capelli raccolti... come una donna, insomma" disse Ortense.

"E' vero. Del resto, l'abbiamo sempre vista così" concluse Catherine.

"Come un maschiaccio, vuoi dire. E non è cambiata. I miei figli non sanno nemmeno se riferirsi a lei come al "signor zio" o alla "signora zia". Anch'io, del resto, non ho mai saputo se pensare a lei come ad una sorella o ad un fratello!" si lamentò ancora Marie Anne.

"E' facile criticare, non è vero? Ma voi che ne sapete di quello che ha provato?" la difese Ortence.

"E tu, che ne sai?" le domandò di rigetto Marie Anne.

"Basta, vi prego. Dobbiamo sempre finire con il litigare? Nessuna di noi può aver provato ciò che ha vissuto Oscar e nessuna di noi può, quindi, giudicarla" esclamò Josephine.

"Hai ragione, basta" disse Catherine.

"Stavo pensando ad un'altra cosa" disse Ortence.

"Cosa?" domandò curiosa Josephine.

"André. Avete notato che bel ragazzo che è diventato?" domandò Ortence.

"Già. Bruno, alto, robusto."

"E avete notato come si è infervorata Oscar quando hai parlato male di André?" domandò Catherine guardando Marie Anne.

"Non stavo parlando male di lui!"

Finalmente le signore furono avvertite che il pranzo era pronto. Gli ospiti si avviarono verso la sala da pranzo e le dame con i rispettivi mariti e figli presero posto attorno alla grande tavola a cui si sedettero, per ultimi, i padroni di casa e Oscar che si era appena cambiata d'abito.

 

Fine Parte Seconda

Silvia (mail to: marinto1755@yahoo.it )