IL MARE

 

Eccomi di nuovo qui, su questa spiaggia che ci ha visto crescere, davanti a questa distesa infinita che tutti chiamano mare.
Tu l'amavi e io ero terrorizzata da tutta quell'acqua che già una volta aveva cercato di imprigionarmi per sempre. Un giorno ti avevo chiesto il perché di questa passione che avevi inutilmente cercato di trasmettermi.
"Come potrei non amarlo, ha lo stesso colore dei tuoi occhi." Mi avevi risposto appoggiando le tue labbra sulle mie. Wow… Quello era un bacio. Allora, però, non avevo compreso le sensazioni che aveva suscitato in me, avevo solo sedici anni e il cuore impegnato per quello che, ora lo so, non era amore. Quello vero l'avrei scoperto solo con te, come il resto d'altronde, ma allora avevo investito tutte le mie energie in quella cotta a "senso unico".
Hans era biondo con gli occhi azzurri e il cuore rapito da una ragazza che non ero io… Era proprio il tuo opposto. La giovane che amava era una sua compagna di classe che era venuta con lui per lo scambio culturale organizzato dal mio liceo. Anche lei lo amava, ma a dispetto di quel nome così altisonante, Maria Antonietta, era timida e proprio questa sua fragilità mi aveva attratto. Io forte e indipendente, cresciuta come un ragazzo, ne ero rimasta affascinata e non ero riuscita proprio ad odiarla, nonostante lo avessi voluto con tutte le mie forze.
Quella volta, come sempre d'altronde, tu eri lì accanto a me, mi avevi abbracciato e mentre mi asciugavi le lacrime mi avevi detto che sarebbe passato. E così è stato. Anzi, proprio grazie a me, si erano finalmente dichiarati e quando li avevo visti insieme non avevo provato dolore, ero stata felice per loro e avevo promesso a me stessa che non mi sarei mai accontentata, avrei avuto anch'io un amore intenso e grande come il loro.
Da allora lo avevo cercato in ogni storia che vivevo. Ero considerata una bella ragazza e la mia freddezza sembrava non essere sufficiente a scoraggiare nessuno, e così accettavo i molti inviti che ricevevo, ma nessuno riusciva ottenere nulla da me. Dopo ogni incontro, ci ritrovavamo insieme e io ti raccontavo come era andata, la mia delusione per quelle emozioni che non riuscivo a provare. Tu mi rassicuravi, dicevi che presto sarebbe arrivato colui che mi avrebbe rubato il cuore, e io, fiduciosa, aspettavo.
Crescendo avevo avuto un paio di storie più serie: una con Alain, quello che sarebbe diventato il tuo migliore amico, che era però finita dopo un paio di mesi e quella con Bernard. Con lui, mi ero quasi convinta di aver trovato ciò che cercavo e con lui avevo fatto l'amore per la prima volta. Solo quel gesto mi aveva fatto comprendere che non era lui il mio principe e mi aveva spinto a lasciarlo, lui aveva capito e dopo un po' aveva incontrato l'amore con Rosalie.
Tu mi avevi trovato proprio su questa spiaggia, in lacrime. Piangevo per essermi donata senza amore, un vuoto incolmabile mi riempiva l'anima, ero distrutta. Tu non mi avevi mai vista cosi fragile ed eri preoccupato, te lo leggevo negli occhi, ma non riuscivo a parlare e così avevi aspettato fino a sentire la mia debole voce comunicarti che ero una donna. Avevi avuto un sussulto e poi un velo di tristezza aveva oscurato i tuoi occhi verdi, ma nonostante tutto avevi ascoltato il mio sfogo, asciugato le mie lacrime e tenuta stretta fino a quando erano smessi i singhiozzi. Io ancora non lo sapevo, ma tu conoscevi già quella sensazione di vuoto, l'avevi provata anche tu quando avevi cercato di dimenticarmi con un'altra donna, senza successo. Non riuscivo a vedere il dolore che ti infliggevo ad ogni mia parola: tu, che avevi sempre cercato di proteggermi, mi guardavi impotente e a pezzi, perché la donna che amavi era stata di un altro, un uomo che non eri tu.
Dopo un po' era passata, ma, da allora, avevo preferito restare sola, avevo rinunciato all'amore, o così credevo.
Ricordo che ricevere l'invito al matrimonio di Hans e Maria Antonietta mi aveva stupito, erano passati dieci anni dall'ultima che gli avevo visti e non mi aspettavo certo che avrebbero atteso così tanto. Ero convinta che, se non fosse stato per la loro giovane età, si sarebbero sposati quello stesso giorno che avevano finalmente scoperto di amarsi.
Quell'invito mi ricordò che l'amore esisteva davvero e che dovevo continuare a crederci… Chissà, magari avrei incontrato il mio principe proprio in Svezia.
"Con chi pensi di andarci?" Mi avevi chiesto dopo che ti avevo detto di cosa si trattava.
"Non mi pare di avere scelta, questo biglietto è riservato a noi due, non sono previsti accompagnatori!" Ti avevo risposto fingendomi scocciata.
"Se vuoi ti cedo il mio posto, potresti portare quel tuo nuovo affascinante collega… Come si chiama… Ah, si, Victor De Girodel"
"Non sarai mica geloso di un lecchino con lunghi capelli di un colore indefinibile, mooolto tendente al grigio??! Dai che scherzavo con chi altri pensi che potrei andare se non con te? In fondo è proprio grazie a te che stanno insieme, sei stato tu ad insegnarmi che se vuoi bene ad una persona vuoi la sua felicità, anche se non sarà con te."
Così avevamo deciso di partire insieme per quella specie di breve vacanza, bagaglio leggero e via.
Quando eravamo arrivati avevamo avuto la prima delle tante sorprese di quel weekend.
Giunti in aeroporto avevamo preso un taxi che ci aveva condotto all'albergo dove erano stati alloggiati tutti gli ospiti stranieri, un posto lussuoso e tremendamente romantico affacciato sul mare, lì ci avevano accompagnato in quelle che dovevano essere le nostre camere, ma quando aprirono la porta rimanemmo a bocca aperta. Si trattava di una stanza enorme e con un unico letto, matrimoniale.
"Scusi, ma ci deve essere un errore noi non siamo insieme." Avevo risposto allo sguardo interrogativo lanciatoci dal fattorino che ci vedeva perplessi.
"Se voi siete Oscar De Jarjayes e André Grandier questa è la vostra camera." Mi rispose.
"Le assicuro che ci deve essere un errore!" Dissi mentre ci dirigevamo verso la reception dove non riuscimmo ad ottenere altro che un ulteriore conferma che quella era la nostra camera, finalmente dopo molte insistenze contattarono Maria Antonietta.
"Ciao, scusa se ti disturbo so che sarai molto impegnata, ma abbiamo un problema con le camere, qui sostengono che avete prenotato per me e André la suite "Luna di miele""
"E' esatto, cosa c'è che non va? Abbiamo pensato che siccome è grazie a te che stiamo per sposarci sarebbe stato carino… E' un posto così romantico per una coppia giovane come voi!"
"Ma noi non siamo una coppia!" Dissi arrossendo e abbassando la voce
"Ma come… Sia io che Hans eravamo convinti che steste ormai insieme da secoli, quando siamo partiti lui era così innamorato e, insomma, voi sembravate già una coppia… Vuoi dire che abbiamo frainteso tutto? Perdonami! Passami il direttore, cercherò di sistemare le cose."
Feci come mi chiedeva, ma come se fossi un automa… Le sue parole mi avevano stupito: noi due una coppia? Tu innamorato di me?
La voce del direttore mi distolse momentaneamente dai miei pensieri.
"La signora si scusa con voi per l'inconveniente, ma non vi sono altre camere disponibili"
"Vedremo di arrangiarci." Cos'altro potevo dire?
Portammo i bagagli in camera e poi io quasi scappai via, ero imbarazzatissima e volevo schiarirmi le idee, le rivelazioni degli ultimi minuti mi avevano decisamente sconvolto.
Andai in spiaggia, ma non te lo dissi, avevo bisogno di restare sola. Chissà se capisti che cosa mi passava nella testa in quel momento, tu che avevi sempre saputo leggere dentro di me come se fossi stata un libro aperto.
Avrei tanto voluto parlarti, tu che mi avevi sempre aiutato, ma in questo caso dovevo cavarmela da sola e come prima volta fu un vero fallimento: non solo non mi ero chiarita le idee, ma quando ti vidi di nuovo, si complicarono ulteriormente. Una domanda, infatti, sorse spontanea, nonostante avessi cercato di reprimerla per tutto il giorno: io che cosa provavo per te? Ti avevo sempre considerato un amico, un fratello, ma era davvero tutto qua? Qual'era il nome di quelle sensazioni che già da un po' provavo quando eri con me? Io le avevo archiviate con il nome affetto, amicizia, ma mi accorgevo che oramai questa definizione era troppo lontana dalla verità.
Cenammo insieme e scherzammo come se non fosse successo nulla, ma quella notte non dormii affatto, troppe erano le cose che dovevo chiarire. Ebbi il sospetto che anche tu non dormissi, ma preferii fingere di non sapere, fare chiarezza era già difficile, ma farlo sapendoti sveglio nella mia stessa camera sarebbe stato impossibile. Mi addormentai solo all'alba, quando la stanchezza ebbe la meglio su tutto, poche ore ed era già ora di alzarsi per andare alla cerimonia. Facemmo colazione insieme, c'era una strana atmosfera nell'aria, poi ci preparammo. Quando ti vidi in smoking rimasi senza fiato, solo allora capii i sospiri che emettevano tutte le mie amiche ogni volta che facevi la tua comparsa. Non ti avevo mai visto sotto questa luce, eri un ragazzo… Non trovavo un aggettivo per definirti. Poi fu la mia volta di prepararmi. Quando uscii dal bagno mi guardasti a bocca aperta, a quanto pareva le ore impiegate a scegliere il vestito avevano avuto uno scopo.
"Potresti aiutarmi a tirare su la lampo?" Ti chiesi senza malizia.
Ci mettesti un attimo a capire poi ti avvicinasti per aiutarmi, nel farlo il tuo dito sfiorò la mia schiena in un lunga carezza che mi procurò un brivido intenso che non ti sfuggì.
"Hai freddo?"
"Non ti preoccupare sto bene così"
Andammo alla cerimonia, ma eravamo entrambi strani e per un attimo, mentre eravamo in chiesa, immaginai che al loro posto ci fossimo noi, il cuore prese a battermi all'impazzata. Cosa mi stava succedendo? Non avevo mai provato nulla di simile, cosa mi stavi facendo?
Poi ci fu il ricevimento. Qui fummo ben presto separati e io mi ritrovai in mezzo a gente nuova che voleva continuamente parlare, mentre io volevo solo che mi lasciassero in pace a riflettere. Dopo un po' mi misi alla tua ricerca, non ti vedevo ormai da ore e temevo che avessi trovato compagnia, fu così che ascoltai quella conversazione.
"Ciao Hans, congratulazioni, ma dov'è la tua sposina… E' già scappata?"
"Ciao André, figurati sta facendo il giro delle amiche, e tu invece? Dov'è Oscar? Maria Antonietta mi ha parlato del problema della camera, mi dispiace, ma avevamo pensato che sarebbe stato carino, una specie di regalo per ringraziarvi per quello che avete fatto per noi, e, invece, a quanto pare Oscar non sapeva nulla…"
Tu l'avevi interrotto preoccupato.
"Cos'è esattamente che Oscar non sapeva?"
"Ieri, quando ha chiamato, mia moglie gli ha spiegato l'equivoco e le ha anche detto che pensavamo che ormai foste una coppia perché eravamo convinti che tu fossi innamorato perso di lei"
"Cosa?!?" Eri impallidito "E Oscar cosa ha detto?"
"Solo che non eravate una coppia, ma, fammi capire, non sapeva che tu sei stato innamorato di lei?"
"Assolutamente no, non è una cosa che vado in giro ad urlare ai quattro venti"
"Non le hai mai davvero detto nulla, ma allora sei ancora innamorato di lei!" Disse Hans incredulo.
"Purtroppo è così, ma lei non mi ricambia e io non posso permettermi di perderla, è troppo importante per me!"
Poi Hans mi aveva visto.
"Ciao Oscar!"
Io, però, ero già scappata via e non lo sentivo più.
Allora era proprio vero: tu eri innamorato di me!
Stavo ballando con un ragazzo che avevo conosciuto, ma c'era solo una persona nei miei pensieri: tu. Ad un certo punto qualcuno aveva toccato la spalla al mio cavaliere.
"Scusa amico, permetti?"
Senza rendermene conto mi trovai tra le tue braccia, il mio cuore iniziò un ballo sfrenato che sembrava non avere fine.
"Ti ho cercata ovunque, dove eri finita?"
"Potrei farti la stessa domanda ti ho visto in dolce compagnia!" Risposi piccata, era vero, infatti, era proprio dopo averti visto con un ragazza affascinante che avevo accettato di ballare… 'Ma insomma, prima dici di amarmi e poi fai il cascamorto con un'altra, come ti permetti?!' Avevo pensato.
"Sarai mica gelosa"
Touché, avevi proprio colpito nel segno. Finalmente compresi tutto: anch'io ero innamorata di te! Come avevo fatto a non accorgermene? Quale altro poteva essere il nome che raggruppava tutte le emozioni che mi davi. Mi resi conto di essere arrossita. Appoggiai il capo sul tuo petto e sentii i tuoi muscoli contrarsi per un attimo. Vidi da lontano Hans e Maria Antonietta, gli lancia uno sguardo grato, avevano appena ricambiato il favore.
Dopo un po' iniziai a sentire freddo e ti chiesi di tornare in camera e così facemmo. Tentai di dormire, ma il mio cuore faceva troppo rumore, dovevo parlarti ho avrei passato un'altra notte insonne.
"André, sei sveglio?"
"Si, hai bisogno di qualcosa?" Mi domandasti accendendo la luce.
"Dovrei chiederti una cosa… Oggi ho per caso ascoltato la tua conversazione con Hans e mi chiedevo se ciò che gli avevi detto fosse la verità."
"A cosa ti riferisci?"
"Al fatto che hai detto di amarmi e che, a quanto ho capito, va avanti da molto tempo."
Sussultasti, ci mettesti un po' a trovare il coraggio di rispondere.
"Perdonami, non avrei mai voluto che lo scoprissi… Ho rovinato tutto non è vero?"
Mentre parlavi avevi tenuto gli occhi chiusi e così non ti eri accorto che mi ero avvicinata al divano su cui dormivi. Sfiorai le tue labbra in un bacio. Apristi gli occhi, sorpreso.
"Oscar, che cosa fai?"
"Bacio l'uomo che amo."
Mi avevi guardato a lungo, poi il mio sguardo ti aveva convinto e questa volta eri stato tu a baciarmi, con una passione che mai avevo provato. Quella notte, su quel letto, ci amammo senza riserve fino a quando, esausti, ci addormentammo abbracciati e felici.
Quando mi svegliai, non ti trovai accanto a me ed ebbi paura che fosse stato tutto un sogno, poi ti vidi arrivare con il vassoio della colazione.
"Buon giorno, Amore!" Mi salutasti baciandomi dolcemente. Avrei voluto restare lì per sempre, ma dovevamo prepararci, il nostro volo sarebbe partito dopo due ore e i nostri impegni ci attendevano.
Quello fu l'inizio del nostro amore, rimpiansi spesso di non essermene accorta prima, ma quando te lo dissi mi zittisti dicendo che il passato non aveva più importanza ora che eravamo insieme.
Quel rimpianto, però, sarebbe presto diventato il mio tormento.
Era passato solo un mese da quella notte e tu per festeggiare quel "mesiversario" avevi deciso di farmi una sorpresa e partire per il weekend. Eravamo sotto natale e si avvicinava anche il mio compleanno così avevi deciso di portarmi in un luogo caldo, le Maldive.
Passammo giorni stupendi visitando le isole vicine e coccolandoci in ogni momento. Il 25 avevamo fatto tardi per festeggiare il mio compleanno e così il giorno dopo avevamo deciso di passare la giornata in spiaggia.
"Guarda André, che strano, il mare si sta ritirando molto velocemente!"
Tu ti eri voltato e avevi compreso, subito iniziasti ad urlare di scappare perché stava arrivando uno tsunami. Furono momenti concitati mentre tutti abbandonavano tutto cercando la salvezza. Noi trovammo un albero, io mi arrampicai, e stavi per farlo anche tu quando le urla di una donna ti distrassero: urlava di salvare sua figlia che era rimasta in casa. Tu non ci pensasti neppure un attimo e cercasti di aiutarla. Il mare stava però tornando al suo posto. Urlavo disperatamente il tuo nome, poi ti vidi arrivare mi passasti la bambina.
"Amore mio…" furono le tue ultime parole, poi fosti sommerso, l'acqua ti portò lontano da me, per sempre.
Restai lassù fino a quando il mare si ritirò, tra le mie braccia la creatura per cui avevi dato la vita.
Poi tutto è annebbiato, ero diventata un fantasma il dolore mi uccideva, non ricordo come arrivammo in ospedale, ma mi sono rimaste impresse tutte quelle persone ferite, i pianti, le urla di dolore, molti avevano perso i loro cari. Tenni stretta a me Indunil e fu il suo pianto a riportarmi alla realtà, voleva sua madre e io tornai in me. Dovevo cercarti tu eri ancora vivo, me lo diceva il mio cuore e poi dovevo trovare sua madre.
Era praticamente impossibile chiamare, ma trovai una giovane coppia che mi offrì il proprio cellulare con cui rintracciai mio padre, fu felice di sentirmi, aveva appreso la notizia dal telegiornale e stava già cercando di rintracciarmi. Arrivò presto, grazie ad alcune conoscenze, e portò con sé ospedali da campo, personale medico, cibo, diresse le operazioni di sbarco e poi si occupò di me.
Gli raccontai quello che era accaduto e gli presentai la bambina. Come prima cosa cercammo sua madre, fu un lungo lavoro, spesso straziante, man mano che passava il tempo c'erano sempre meno speranze che fosse ancora viva. Poi la trovammo, miracolosamente illesa, stringeva al petto l'altro suo figlio, entrammo, Indunil iniziò subito a piangere e corse tra le braccia della madre, anch'essa in lacrime per aver ritrovato la figlia che credeva oramai perduta. Quando si calmarono la giovane donna si rivolse a me in inglese chiedendomi dove fosse finito il giovane che aveva salvato la sua bambina, gli risposi che l'acqua l'aveva portato via e che lo stavamo ancora cercando.
"Pregherò per lui, ma non disperare, presto tornerà da te"
Dopo un po' le lasciammo, erano tre giorni che non mi cambiavo presa dalla foga delle ricerche, ti avevamo cercato in tutti gli ospedali, ma senza successo, potevi essere ovunque.
Ci dirigemmo verso l'albergo dove avevamo alloggiato io e te per recuperare le nostre cose. I primi piani erano devastati, ma la nostra camera che si trovava all'ultimo si era miracolosamente salvata, entrai e vedere le tue cose mi procurò una dolorosa fitta al cuore, un presentimento.
Presi il tuo pigiama e respirai il tuo profumo, chiesi a mio padre di occuparsi delle tue cose, io non ci riuscivo, sistemai i miei bagagli e poi andai sulla terrazza. Quando eravamo arrivati mi aveva affascinato quel paesaggio da sogno che si estendeva a perdita d'occhio, ora si vedeva solo desolazione, morti, macerie. Il vento mi scompigliava i capelli, mio padre mi raggiunse in terrazza.
"Oscar, ho trovato questo tra le cose di André, è per te"
Presi la scatolina che mi porgeva e l'aprii. All'interno c'era quella che sarebbe dovuto essere il mio anello di fidanzamento, lo fissai a lungo e poi decisi di indossarlo, come se sapessi che tu non avresti mai più potuto farmi la proposta che tanto attendevo. A quel punto inizia a piangere tutte le lacrime che avevo trattenuto fino ad allora. Mio padre mi abbracciò cercando di rassicurarmi.
"Papà" dissi singhiozzando "Sono incinta, avrei voluto dirglielo quella sera, aveva organizzato una romantica cenetta e…" Le lacrime ricominciarono a scendere senza sosta.
"Lo troveremo, Oscar, lo troveremo, nel frattempo ci siamo tua madre ed io, permettimi di farmi perdonare tutti gli errori che ho commesso crescendoti come un ragazzo, permettimi di aiutarti."
"Grazie papà!"
"Oscar ora però tu devi tornare a Parigi dove tua madre si prenderà cura di te e di tuo figlio, perché è a lui che devi pensare. Io rimarrò qui e ti prometto che ti riporterò il tuo André sano e salvo, ma adesso basta lacrime, devi essere forte."
Partii il giorno dopo.
Quei mesi furono difficili, ma la creatura che cresceva dentro di me mi dava la forza di continuare a vivere.
Poi un giorno mio padre tornò. Quando lo vidi capii tutto, ma non volli crederci fino a quando non mi disse che tramite l'esame del DNA avevano identificato il tuo corpo. Una fitta al basso ventre e poi svenni. Mi risvegliai in un letto di ospedale con mio padre e mia madre che vegliavano su di me.
"Il mio bambino… Come sta il mio bambino?" Chiesi agitata, se avessi perso anche lui la mia vita non avrebbe avuto più alcun senso.
"Stai tranquilla sta bene, ma dovrai stare a riposo fino alla sua nascita."
Allora mancavano due mesi.
Il dolore che mi attanagliava il cuore non smetteva mai un momento, avrei tanto voluto morire, che senso aveva vivere senza di te?!!
Un giorno lo avevo detto a mio padre, lui mi aveva preso per le spalle.
"Non dire sciocchezze, pensi forse che lui avrebbe voluto questo, lui che avrebbe dato la sua vita per te? Se muori tu, lui morirà una seconda volta perché porti in grembo suo figlio, possibile che tu non lo capisca? Oscar tu devi reagire!"
E io l'avevo fatto, quelle parole mi avevano riportato alla realtà, inizia a progettare la mia vita, perfino a lavorare a maglia, mi ci vedi? Eppure fu proprio così.
Nacque sano, occhi verdi e un ciuffo castano, grazie a lui riscoprii la gioia di vivere. I miei genitori mi restarono sempre accanto e lo fanno tutt'ora, anche in questo istante, mentre io scrivo la lettera più difficile della mia vita e che tu non leggerai mai.
Lo guardo correre e giocare con i nonni che lo amano più della loro stessa vita. So che anche tu lo stai guardando da lassù, lo vedi crescere, ricevi tutti i baci che ogni notte, prima di dormire, manda al cielo. Anche lui, ironia della sorte, ama il mare ed è grazie a lui che io oggi sono qui, io che lo odio per avermi portato via una parte di me.
Guardo il tuo anello, ti amo, ancora e per sempre. E' un sentimento che sfugge al mio controllo e che non cesserà mai. Vorrei tanto poter dare un padre a François, ma non c'è stato nessuno dopo di te e mai ci sarà.
Amore, darei qualunque cosa per poterti vedere ancora una volta e dirti tutte quelle cose per cui mi è mancato il tempo, vorrei che, ancora una volta, le tue braccia mi avvolgessero in quei caldi abbracci che tanto amavo, vorrei, ma non è possibile.

Il vento porta verso il cielo i fogli di questa lunga lettera che nessuno leggerà mai.
Oscar chiude e riapre gli occhi per accertarsi di ciò che vede: un uomo tiene in braccio suo figlio, quattro occhi verdi la fissano. Si alza.
"André…"
"Amore mio…"
"André… Com'è possibile…"
"Shh… Abbiamo tutta la vita per le spiegazioni"
'Allora niente è impossibile, il cuore non mente mai!' Pensa la giovane mentre abbraccia l'unico uomo che abbia mai amato. Guarda i suoi genitori che la osservano da lontano, sorridono entrambi, alla vista di quell'amore così forte da aver riscritto il proprio destino.



Fine

Stella (mail to: blu_dragonfly89@yahoo.it )