FUGA IN NORMANDIA

 

Introduzione: Questa fanfic è costruita sul resoconto di una fuga in Normandia di Fersen di cui ho trovato notizia in un sito che pubblicizzava - pensate un po' - orologi. Il fatto è quindi storicamente reale, Fersen compì veramente questo viaggio con lo scopo di arruolarsi per andare a combattere in America, allontanandosi così da Versailles e da Parigi dove cominciavano a girare voci sul suo rapporto con Antonietta. Io non ho fatto altro che trascriverlo in prima persona, arricchendolo con qualche particolare legato alle vicende narrate nel cartone animato di Lady Oscar. Benseval e Gilbert sono realmente esistiti: il primo era un nobiluomo parigino, amico di Fersen, il secondo un servitore che lo stesso Benseval aveva messo al servizio del conte svedese. L'incontro tra Fersen e Benseval a Etretat e il consiglio che Fersen riceve dal suo amico sono altrettanto veri.

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Si, è la scelta migliore. Devo convincermi di questo. Qualche giorno fa a Versailles, se Oscar non avesse ballato tutta la sera con la Regina Maria Antonietta, io non sarei riuscito a nascondere i miei sentimenti e forse non ci sarebbe riuscita nemmeno lei. Perché quest'amore deve darci più sofferenze che piaceri?

Antonietta... forse non avrei dovuto abbandonarvi così. Ma parto tranquillo. Al vostro fianco c'è Oscar. So che vi proteggerà da ogni male. Cercherò di dimenticarvi, di spegnere per sempre questa fiamma che mi logora. Fatelo anche voi. Dimenticatemi, se potete. E dimenticatemi anche voi, Oscar. Quando vi ho detto addio stavate piangendo, perché? Mi avete gridato dove volessi andare ed io non vi ho risposto. Delle volte mi avete dato l'impressione di stare soffrendo anche voi. Mi chiedo cosa possa farvi soffrire, se è vero che soffrite. Siete bella, giovane. Siete il comandante della Guardia Reale e, sono certo, farete molta strada. Avete tutte le qualità per diventare generale.

Non m'importa se qualcuno penserà che sono un vigliacco. Devo allontanarmi dalla capitale. Alla corte sono nate delle voci malevole sul nostro conto e non voglio assolutamente che tutto ciò ricada negativamente su di lei. E' per questo che adesso sto cavalcando verso Le Havre. Voglio imbarcarmi. Prenderò parte ad una delle tante spedizioni per l'America.

Ecco, vedo già le mura gotiche della città di Amiens. Sarà la prima tappa di questa fuga.

Da qualche giorno qui ad Amiens piove a dirotto. Ciò non fa altro che ritardare i miei progetti. Dovrò prolungare la mia permanenza.

Oh, Antonietta. Voglio dimenticarvi? No. I ricordi delle lunghe serate trascorse insieme al Trianon sono così lieti. In queste grigie giornate di pioggia mi tornano in mente i giardini di Versailles. L'aria era piena del profumo dei fiori, del vostro profumo. I vostri occhi brillavano, le vostre labbra si aprivano al sorriso. Preferivate la mia compagnia ai vostri impegni ed io non facevo niente per distogliervi dalla vostra scelta.

E' stato il vostro comportamento a spingermi ad andarmene. Se solo aveste messo a tacere i pettegolezzi, se fossimo stati più attenti, non avrei avuto il bisogno di allontanarmi dalla corte. Delle volte avevo l'impressione che parlassero di noi. Nei saloni si formavano dei gruppi di dame pettegole che ciarlavano e ci guardavano. Chissà, forse era solo una mia impressione. Ho sempre vissuto questo amore tra mille timori. Ma non per me, no. Se le voci fossero state troppo scomode sarei tornato in Svezia. Per voi. Mai avrei sopportato di vedervi protagonista di uno scandalo.

Ma ecco... adesso mi viene in mente la prima volta che ci siamo conosciuti. Quale sorpresa vedere il vostro volto sotto la maschera! In quel momento non sapevo proprio cosa dire. Poi è intervenuta Oscar a toglierci dall'imbarazzo di quel primo incontro, forse un po' troppo rudemente. Che strano. A quell'epoca ancora non sapevo che Oscar fosse una donna. E' accaduto dopo, quando rimase ferita per salvarvi dall'incidente a cavallo. Quando eravamo in camera sua e il medico ci ha invitati ad uscire davvero non capivo le bizze di quella simpatica vecchietta della sua governante. Fu André a spiegarmi la situazione di Oscar. Solo allora compresi. Capii che André deve essere molto innamorato di Oscar e che, forse, anche Oscar non è del tutto indifferente ai sentimenti che André le nasconde, altrimenti non avrebbe rischiato la vita per lui. Ci sono momenti in cui sono geloso di André. Che sciocco sono. Eppure... non capisco cosa mi succede. Oscar. Sento che mi manca la sua compagnia. Non avevo certo pensato che avrei sofferto per la sua lontananza. Ho paura di questo sentimento nuovo che ho scoperto nel mio cuore. E' vero, amo Antonietta, di questo sono sicuro. Ma se fossi innamorato anche di lei?

Che pensieri assurdi mi vengono in mente. Spero di riuscire a partire da questa città il prima possibile.

E' sera e sono molto stanco. Questa locanda si trova proprio sulla piazza principale di Rouen. Questa mattina Gilbert mi ha svegliato di buon'ora, perché finalmente il tempo è migliorato e siamo partiti. Ho sentito dire che questa città è ricca di monumenti e di chiese. Sono un appassionato d'arte; non appena mi sarò rimesso dalle fatiche del viaggio di oggi, farò visita alla città.

La stanchezza non mi impedisce di pensare ancora a lei. Cosa starà facendo adesso? Chissà, forse ora sta giocando a carte con alcune dame. Forse ha chiesto alla sua amica, la contessa di Polignac, di suonare il pianoforte. Avrà cantato ancora? Ha una voce magnifica. Ricordo quando ha cantato alcune strofe dell'opera di Didone. Lo aveva fatto in maniera appassionata. Ho memorizzato le parole che aveva cantato: "Deh! Quanto allor ben ispirata fui / quando in mia Corte fosti ricevuto!". Le stava forse dedicando a me?

Rammento la prima volta che mi recai a corte. Sapevo bene che l'avrei incontrata di nuovo. I miei occhi vedevano solo lei. Quale emozione quando mi sono accorto che anche lei mi guardava! Le parole pronunciate quella sera a Parigi erano vere, non mi avrebbe dimenticato.

Quante donne ho conosciuto durante il mio viaggio in Europa, eppure nessun ricordo mi è più caro di quello di Antonietta.

Il sonno di questa notte e l'abbondante colazione che ho appena fatto mi hanno ritemprato. Ora mi sto dirigendo verso questa bella cattedrale. Gli affreschi e i bassorilievi sono davvero pregevoli. Oh, e questa scalinata? E' l'imponente "Escalier de la librarie des Chanoines". Mi ricorda così tanto lo scalone che, a Versailles, conduce agli appartamenti privati della Regina. Ecco che ancora una volta il mio pensiero torna a lei.

Prima di partire temevo che il tempo cancellasse i ricordi, invece, nonostante siano passati solo pochi giorni, ormai ho quasi la certezza che non la dimenticherò mai.

La sera qui è tranquilla e riposante. Tuttavia, mi fermerò poco. Ho intenzione di giungere a Le Havre e di imbarcarmi presto. L'America è lontana e ne passerà di tempo prima che io faccia ritorno in Francia. Intanto, comunque, le voci si saranno chetate e la Regina sarà di nuovo libera.

Eccomi di nuovo in viaggio. Sono arrivato a Etretat, un piccolo villaggio di pescatori. Il paesaggio è davvero incantevole: la costa a falesia si rispecchia nel mare della Manica, i pescatori sulla spiaggia ciottolosa sono molto pittoreschi. Mi fermerò in una locanda per fare colazione. Gilbert, ordina all'oste di prepararmi una stanza.

Ma... cosa ci fa qui Benseval? Gli ho lasciato un messaggio nel quale gli ho scritto che lasciavo Parigi. Come ha fatto a sapere che mi stavo dirigendo a Le Havre?

"Caro amico, ho messo io Gilbert al vostro servizio, non appena siete arrivato in Francia, non ricordate? Mi è molto fedele. E' riuscito a mandarmi, tramite un corriere che si recava a Parigi, una lettera con la quale mi comunicava le vostre intenzioni. Perché mai andare in America? A cosa vi servirebbe fuggire? Credete di poter risolvere i vostri problemi? Prima di tutto, dovete mettere ordine nel vostro cuore. Se non sarete a posto con voi stesso, a che potrebbe giovarvi allontanarvi da Parigi? Se avete veramente intenzione di andare a combattere come volontario in America dovrete avere la mente sgombra da ogni pensiero. Là dovrete pensare solo alla guerra in atto. Rifletteteci. Quando avrete risolto il problema, sarete ancora in tempo per imbarcarvi, se è questa la vostra vera intenzione."

Avete ragione, Benseval. Ma come spiegare a Parigi il motivo della mia fuga?

"Fuga? Quale fuga? Il sovrano svedese ha richiesto i vostri servigi, no? Voi avete obbedito ai suoi ordini. Ora non ha più bisogno di voi e potete rientrare a Parigi."

Sospiro. Ecco che mi lascio ricondurre a Parigi. Me ne torno in silenzio, col capo chino, come uno sconfitto. Si, mi arrendo. Non potrò mai dimenticarla. Non riuscirò mai a spegnere il fuoco di questo amore. Allora tanto meglio farsene una ragione. Non abbandono, però, i miei disegni. Solo, ne rimando la realizzazione. Chiederò di far parte delle truppe che combattono in America. Il mio grado di colonnello me lo permette. Mi allontanerò giusto il tempo necessario affinché gli altri dimentichino. Io non ne sarò mai capace.

Ci sono persone che riescono abilmente a nascondere i loro sentimenti e la persona da loro amata non si accorge nemmeno dei sentimenti che provoca. Io avrei dovuto farlo e non ne sono stato capace. Per questo la fuga mi sembra ancora la soluzione migliore e l'America è l'unico paese abbastanza lontano dove finalmente potrò tornare ad essere me stesso.




Fine

Silvia (mail to: marinto1755@yahoo.it )