FREEDOM OF THOUGHT

 

“Sono davanti a questi temibili fogli che sono costretta a vagliare, da ore e quello che riportano non mi piace affatto. Ma non posso fare niente, almeno per ora. So che potrei fare molto di più, ma in questo momento in mente ho altri pensieri… Quanti pensieri… chi l’avrebbe mai detto che Oscar Françoise de Jarjais, futuro erede della rinomata famiglia nobile francese, da sempre fedele a Sua Maestà, avrebbe infranto tutte queste regole. Ma nulla di ciò che ho fatto rinnego, nulla! Fin dalla scelta di essere uomo, quando in mezzo a quella confusione decisi di indossare quella dannata uniforme per difendere una stupida donna. La Regina Maria Antonietta… com’era piccola e indifesa, e talmente ingenua e spontanea che faceva sorridere deliziosamente!! Purtroppo la sua immensa generosità è stata troppe volte sfruttata negativamente da persone in cui lei aveva riposto una fiducia più totale!! Ed è stata attorniata più volte da gente senza un cuore e senza scrupoli. Quel maledetto duca di Germain, come posso dimenticarlo! Ha versato il sangue di un bambino innocente, sparandogli alle spalle, che meschino! Non potevo certo sottrarmi a una sfida del genere, non l’avrei mai fatto per nulla al mondo, soprattutto con un bambino sul cuore. Mai!! Mi è costato un mese di confino e di allontanamento da Versailles, ma non era nulla in confronto alla mia coscienza.

Che mese… ho iniziato a capire il dolore e la sofferenza del popolo a dispetto dell’oro e dei divertimenti di tutte le classi abbienti, compresa la mia adorata Regina, che spendeva, disperdeva i soldi cosi facilmente sulle spalle di quei poveri contadini che combattevano tutto il giorno dall’alba al tramonto per un morso di pane. Un piccolo scorcio di quella esistenza cosi distante dagli sfarzosi palazzi parigini… e soprattutto una maturazione in me, di questa consapevolezza, di questa triste e cruda realtà, al di là del benessere. Sconosciuta o falsamente sconosciuta dentro le mura di Versailles.

L’incontro con la mia piccola Rosalie poi è stato di per sè buffo, ma in una circostanza tragica. La sua sete di vendetta l’aveva indotta ad assassinare, una donna, anzi la donna che le aveva portato via la sua unica ragione di vita, e che per scherzo del destino era la sua vera mamma. Gabrielle de Polignac! Una donna fragile, ma allo stesso tempo stratega e calcolatrice, piena di rimorsi e di colpe. Rosalie non aveva proprio nulla di lei… Cosi dolce, sensibile, ingenua e a volte molto impacciata… Ma piena d’amore e di voglia di vivere! La mia vita è stata scombussolata dal suo arrivo, dal suo temperamento e dal suo modo di essere. Mi ha insegnato tantissimo, con la sua spontaneità e gentilezza… un po’ mi manca, ma sono sicura di rincontrarla prima o poi.

E Fersen? Già, Fersen… Come dimenticarlo… Impossibile! Per lui ho indossato uno di quegli abiti che odio con tutta me stessa, ma per avvicinarmi a lui dovevo farlo, ai suoi occhi io ero un uomo. Non potevo essere me stessa con lui, non mi avrebbe mai accettato, infatti rappresentavo nella sua vita il suo migliore amico. Quanta sofferenza dopo questa dichiarazione. Distrutta, a pezzi, confusa, scelsi di arruolarmi tra i soldati della guardia e di non aver più bisogno di nessuno, di diventare finalmente un uomo, con la piena consapevolezza di essere una donna stavolta. Spinta anche da un'altra minacciosa verità che io da sempre mi ostinavo a non vedere, a evitare. Ma sarebbe arrivato prima o poi quel momento… In fondo al mio cuore sapevo del suo amore per me, e da questo scappavo in realtà!  

 

Lui raffigurava quello che io odiavo, la mia femminilità, il mio essere donna. Io non dovevo e volevo più provare quei sentimenti dimostranti la mia debolezza. Non si risolve nulla fuggendo soprattutto da se stessi e dal proprio cuore, un muscolo involontario, cosi piccolo ma talmente grande. Ci sono voluti 33 anni per capire di star sbagliando tutto, ad imparare ad ascoltare il cuore, e soprattutto ad aprirlo a chi mi amava da una vita, e faceva parte della mia da sempre. E’ bastato un incidente a spalancarmi finalmente gli occhi, il terrore di perderlo mi ha costretto ad ammettere qualcosa a me stessa. Ad affrontare la situazione e non a fuggire, come ho sempre fatto. Sono talmente brava con la spada come lo sono per schivare le grida del mio cuore. Ho messo da parte la ragione e il sentimento si è fatto spazio da solo in me. Il mio Andrè… Tre parole semplici, urlate dalla disperazione e in realtà dalla voglia di averlo accanto…

E ora eccomi qui… sola in questo ufficio!! Ma cosa ci faccio realmente? Potrei essere a casa con lui… gia!! La mia malattia non aspetterà, come neanche il suo occhio! Anche questo è colpa mia!! Quanto male gli ho fatto! Come può ancora amarmi? Non mi sono mai accorta di niente, come ho potuto essere cosi offuscata dalla mia voglia di essere un uomo e dalla passione per il conte di Fersen! Se potessi tornare indietro…

Ma la situazione in Francia sta precipitando, di sicuro ci stiamo avviando verso un’inevitabile ormai, rivoluzione!! E non voglio perdere altro tempo dietro delle sciocche ragioni, basta pensare troppo! Mi prendo una pausa, torno a casa e con me verrà Andrè. Anche se sono convinta che non accetterà cosi facilmente dopo quella sera, e al muro che IO ho eretto tra noi due! Un’altra sciocchezza! Ma non sarà questo muro fantasmagorico che mi fermerà. Voglio vivere queste ore insieme a colui che io… amo… si, amo! Andrè niente e nessuno mi fermerà stavolta!!!”

 

 

“E torno sui miei passi adesso sì, è inevitabile... 

Percorrerò a ritroso un viaggio che, mi costa lacrime... 

Adesso so che la felicità, non è un ostacolo... 

Sprecando quasi tutta l'energia, convinta che il mio mondo fosse là... 

Siamo foreste, montagne inviolabili ma poi...

A sorprenderci è il sole, che dissolve le ombre intorno a noi...” 

 

Renato Zero

 

 

 

Fine

Francesca T. (mail to:
frenza.zero@hotmail.it )