IL CUORE E LA LUNA
Capitolo Nono
Mancavano ormai solo due giorni al concerto.
Michael si era accordato con Armand per le ultime modifiche e la stesura
definitiva della scaletta del concerto era stata siglata il giorno prima.
Quel mercoledì si erano visti per visionare il programma del concerto: Michael
ne fu immediatamente entusiasta. Si complimentò per l'ottimo lavoro e ne ordinò
subito la stampa. I programmi sarebbero stati distribuiti all'entrata in sala.
Nel tardo pomeriggio si recò al teatro per le prove. Fin dal mattino si sentiva
particolarmente agitato, con la sensazione che stesse per succedergli qualcosa.
I van svoltarono e costeggiarono il teatro. Michael notò il solito gruppo di fan
che stava davanti all'ingresso. Quando girarono ancora l'angolo, notò che le
transenne, che solitamente proteggevano il suo ingresso dal- la porta laterale,
erano state tolte. Subito prese il telefono, per parlare col direttore del
teatro al riguardo, ma chiuse subito la telefonata: dal finestrino qualcuno
attirò la sua attenzione: una coppia si stava avvicinandosi ai van. Nessuno
dello staff, per ordine di Michael, era sceso dalla propria vettura.
"Non capisco perché sei voluta venire qui" le disse Andrè."Tuo padre mi ucciderà
quando scoprirà che ti ho portato nella tana del leone!"
"Oh, Andrè! Tranquillo. SE, SE, mai lo scoprirà ci inventeremo qualcosa!"
Cominciò a guardarsi in giro cercando "Mmmmh, che peccato non c'è! Di solito
entra di qui"disse. Si guardò ancora intorno, poi "Ehi! Ma quelli non sono i van
con cui gira di solito?" domandò.
"Bè, se sono i suoi, ti consiglio di fare meno rumore possibile: se quelli si
accorgono che lui è qui, abbiamo finito di stare tranquilli" disse Andrè
indicando col pollice il punto in cui sostavano i fans.
'Sei tu! Ti ho ritrovata! Adesso scendo da questa macchina: voglio parlarti,
Blue Eyes' pensava Michael guardando Oscar dall'interno del van. Aveva già la
mano sulla maniglia, quando sentì delle grida.
"Ehi, eccola! E' qui! Da questa parte!"
"E' la figlia del presidente della JBF. Sicuramente conosce Michael!"
"Si! Come si chiama?"
"Non lo so. Qualcuno di voi lo sa?"
"Si, io lo so"
"Anch'io: Oscar Françoise."
"Ma? Cosa?"
"Un nome da uomo? Non è che è un maschio?"
"Se lo è, divento gay! Guarda che corpo!"
"Sei sempre il solito! Muoviamoci, prima che se ne vada"
"Oscar! Oscar Françoise" cominciarono a chiamarla.
"Aspetta: dobbiamo parlarti."
Oscar si girò di scatto. Preoccupata, guardava i fans correre verso di lei.
"E' la figlia del presidente! Oscar Françoise" disse Michael al body guard
"Dobbiamo aiutarla. Facciamoli entrare, presto! Prima che si accorgano anche di
noi!"
"Ehi, c'è Michael! Sono i suoi van!"
"E' vero!!"
"Non ci sono nemmeno le transenne!"
"Ecco, appunto!" disse il body guard prima di impartire l'ordine di partire
immediatamente; ma non si mossero di un centimetro: i fans avevano completamente
circondato il van.
Dal finestrino Michael fece in tempo a vedere Andrè mentre spingeva Oscar da
parte.
'Meno male! Un attimo ancora e l'avrebbero travolta!'
Le mani dei fans ora battevano sul finestrino e lui si ritirò più verso
l'interno. Perse di vista Oscar e Andrè; poi finalmente si aprì un varco e
seppur lentamente il van cominciò ad avanzare.
Andrè aveva spinto Oscar in mezzo a due camioncini e le si era parato davanti,
dando la schiena ai fans e abbracciandola ad ulteriore protezione. Continuava a
girarsi per valutare se avevano la possibilità di
andarsene.
"Oh no! I van stanno andando via! Si accorgeranno di noi!" le disse. Oscar lo
guardava. Era parecchio spaventata ma allo stesso tempo si sentiva sicura tra le
sue braccia. Lo abbracciò a sua volta.
"Oscar, scusami, ma devo farlo!" le disse piantandole addosso quei suoi grandi e
splendidi occhi verdi.
"Cosa?" ma non ci fu risposta: Andrè la stava baciando.
Rimase stupita e immobile per un po': voleva che smettesse subito!
Poi capì le intenzioni di Andrè. Le tornò in mente il sogno che aveva fatto: le
emozioni provate la travolsero con la stessa intensità.
Decise di lasciarsi andare: intrecciò le mani dietro il collo di Andrè e rispose
al suo bacio.
I fans erano troppo occupati a correre dietro ai van per pensare ad una coppia
che si bacia per strada. Si dimenticarono persino di aver visto Oscar. Nel giro
di qualche minuto, la strada si svuotò e rimasero solo
due. Si stavano ancora baciando; si staccarono per un momento ma ricominciarono
subito: non riuscivano a smettere. Poi Andrè, allentò un po' la pressione e,
senza togliere le labbra dalle sue, le disse "Dobbiamo andare via, sta
diventando tardi"
"Lo so" gli rispose Oscar allo stesso modo. Si staccarono e rimasero a guardarsi
per un po'. Uscirono sulla strada e Andrè prese Oscar in braccio.
"Ma? Posso camminare non mi sono fatta niente" protestò lei.
Per tutta risposta, Andrè la baciò di nuovo. Oscar era emozionata e felice; lui
ora la stava guardando. Gli mise le braccia intorno al collo.
"Ok. Andiamo a casa" gli disse.
Dopo cena, Armand tirò fuori il programma del concerto. Non appena lo ebbe tra
le mani, Oscar si agitò.
"Mancano solo due giorni, vi rendete conto?!? Non ci posso credere!"
Poi cominciò a sfogliarlo: le foto, gli sponsor. Guardava il programma rapita.
Poi la lista delle canzoni:
Wanna Be Starting Somethin
*****
The Way You Make Me Feel
*****
Rock With You
*****
Another Part Of Me
*****
Dangerous
*****
Earth Song
*****
Cry
*****
You Are Not Alone
*****
Remember The Time
*****
Black Or White
*****
Who Is It
*****
Stranger In Moscow
*****
In The Closet
*****
Give In To me
*****
Break Of Down
*****
Butterflies
*****
Speechless
*****
You Rock My World
*****
Childhood
*****
Smooth Criminal
*****
Billie Jean
*****
Gone Too Soon
*****
Don t Walk Away
*****
You Are My Life
*****
Will You Be There
*****
Oscar sospirò. "Papa, se dopo il concerto sarò ancora viva, per favore procurami
i biglietti per tutto il tour. Non voglio perdermi nessuna data finché lui è in
Francia!". Detto questo passò il programma ad Andrè e aggiunse "Vado di sopra a
farmi una nuotata: devo calmarmi un po'.
Vieni anche tu, Andrè?"
"Si, tra un momento. Ti raggiungo, vai pure avanti"
Circa venti minuti dopo si ritrovarono al terzo piano.
"Non lo avevi ancora visto di sera, vero?"
"No"
Oscar si diresse verso l'interruttore e abbassò le luci. Nella stanza si diffuse
una luce ambrata che sembrava scaturire da mille candele.
"Così è meglio, credimi" disse in risposta allo sguardo interrogativo di Andrè
che fece il giro completo della stanza, soffermandosi ad ogni finestra per
vedere meglio lo spettacolo della Tour Eiffel che illuminata dalle sue luci
arancioni, spiccava nel cielo notturno.
"Ha un fascino tutto particolare con quella luce" si girò, convinto che
Oscar fosse accanto a lui. Fece scorrere lo sguardo nella stanza e la vide sul
trampolino, pronta a tuffarsi.
"Hai ragione" gli sorrise. Seguì un tuffo perfetto.
Andrè guardava Oscar che ora nuotava sott'acqua; arrivò in fondo alla piscina,
riemerse e prese fiato. Poi si girò verso il trampolino, pronta a ricominciare.
Andrè si soffermò sullo scenario di Parigi per un po', poi si
tolse i vestiti e salì sul trampolino: si tuffò e fu accanto a Oscar in pochi
minuti. Si scambiarono un cenno d'intesa e improvvisarono una gara. Percorsero
la vasca su e giù parecchie volte testa a testa, poi "Ahi!" Oscar si fermò in
mezzo alla piscina, mettendo una mano vicino alla base del collo.
"Non ci casco: uno dei tuoi soliti trucchetti" le disse Andrè continuando a
nuotare, ma quando arrivò in fondo e si girò per il ritorno, vide che Oscar
stava uscendo dall'acqua con la mano sempre nello stesso punto.
Le fu accanto in pochi minuti. "Fammi vedere".
*****Brano n.3: 'Here We Are'*****
Oscar, dopo essersi asciugata, mise l'asciugamano sul divanetto e ci si sedette
sopra. Scostò un po' la spallina della canottiera che indossava sopra lo slip di
un vecchio bikini che aveva trovato in fondo ad un cassetto. Era uno di quelli
che si allacciava ai fianchi, modello largamente usato qualche anno prima. La
parte superiore chissà dov'era finita, si era chiesta Oscar che aveva rovistato
un po' nel cassetto prima di prendere la canottiera.
Andrè cominciò a tastare lievemente il punto che Oscar gli aveva indicato.
"Hai il muscolo contratto, sei troppo tesa. Rilassati: ora ci penso io. Fai
respiri profondi. Ti farò un po' male ma poi andrà meglio. Pronta?" le disse
sedendosi di fianco a lei sul divanetto, dopo essersi asciugato a sua
volta. "Si, fai pure" Le si fece più vicino "Inspira gonfiando la pancia ed
espira svuotandola. Ora"
Oscar cominciò ad eseguire le istruzioni di Andrè che aveva già iniziato a
massaggiarla. "Ahi!"
"Sshh. Rilassati, respira"
La sua voce, calda e suadente, le era arrivata all'orecchio in un sussurro. Ebbe
un tuffo al cuore e smise di respirare.
"Oscar….respira" di nuovo lo stesso tono di prima. Il cuore di Oscar sembrava
impazzito.
"Oscar per favore….respira" ma Oscar non lo ascoltava più. Alzò il viso e
incontrò i suoi occhi; arrossì. Anche Andrè ora la guardava: sembravano
ipnotizzati l'uno dall'altra.
Smise di massaggiarla, le accarezzò il viso con le dita e poi lo trattenne nel
palmo della mano. Piano, piano, quasi accompagnando il movimento, l'avvicinò e
rimase ad osservarla così da vicino per un po'. Oscar non sapeva più cosa fare:
da una parte voleva scappare, dall'altra l'emozione che quel contatto le dava,
la costringeva a stare lì.
Mentre la sua testa e il suo cuore lottavano tra loro, Andrè sussurrò il suo
nome e delicatamente poggiò le sue labbra alle proprie. Oscar ebbe un sussulto:
cos'era quella sensazione inebriante che le toglie va il respiro? Di nuovo la
voglia di scappare via da lì la prese.
In quel momento Andrè si staccò da lei, ma solo per circondarla con l'altro
braccio. Oscar provò un brivido.
"Oscar" le sussurrò guardandola teneramente. Ancora il tono di prima: Oscar non
capiva più niente.
"Oscar…." Di nuovo sentì il suo nome. "….Amore….Amore mio…." e di nuovo la
baciò.
Com'era diverso da prima: più tenero, più audace. Le labbra umide di Andrè si
staccarono ancora per un breve momento poi cominciarono come a succhiare quelle
di Oscar, prima un labbro, poi l'altro, poi tutti e due insieme. Oscar era
stupita: com'era possibile baciare così? Sembrava volesse succhiarle via ogni
singolo respiro. Era stordita da tanta passione, dall'intensa emozione che Andrè
con quei baci le stava dando. E quelle parole: le aveva sentite davvero o le
aveva solo immaginate?
Andrè si staccò ancora e, come a seguire un percorso, arrivò al collo dandole
piccoli e lievi baci, uno dietro l'altro; lentamente la fece sdraiare. Nel
frattempo, il cuore aveva avuto il sopravvento e Oscar lo aveva
abbracciato, intrecciandogli le braccia dietro il collo e facendo premere di più
il suo viso al suo.
Quei piccoli baci fecero esplodere il suo corpo. Fremeva sotto quelle labbra e
si stringeva di più a lui.
Poi di nuovo pausa. "Ti amo….Ti amo così tanto" e riprese a baciarla come prima
scendendo sempre più giù.
"Cosa?!!?" Come prima non sapeva dire se l'aveva sentito o solo immaginato.
Sentì le sue dita sotto la canottiera, che si facevano strada e mentre le labbra
scendevano, le dita salivano sempre di più. Un violentissimo brivido la
percorse. Ora il tocco aveva acceso il suo desiderio e ondate di calore si
diffondevano dal basso ventre fino allo sto
maco e aveva disegnato sul suo seno piccole punte dure come nocciole. Andrè si
fermò alla base del seno sinistro come per una pausa; poi la voce di Oscar gli
arrivò chiara e dolce come il miele "Andrè!" quando final
mente le prese il seno nella mano stringendolo lievemente. Lo lasciò scendendo
lungo il fianco e Oscar sentì le dita tirare uno dei nastrini dello slip, che
cedette subito. D'impulso Oscar alzò la gamba sinistra avvinghiandosi a lui. Un
altro tuffo al cuore, più intenso: pochi millimetri di tessuto la separavano da
lui e dal turgore che il contatto fisico aveva provocato. Andrè era stupito e
felice allo stesso tempo: Oscar, la sua amata Oscar, era così arrendevole e
fremente sotto di lui: possibile che lo ricambiasse?
La sua mano indugiò un attimo poi guidata dai pensieri tirò su la canottiera,
rivelando ai suoi occhi il seno di Oscar.
Intanto, Oscar aveva cominciato a chiamarlo nello stesso modo di prima sempre
più fremente dal desiderio che lui aveva risvegliato in lei. Andrè rimase a
guardare Oscar per un po'; abbassò il, viso verso il suo seno e Oscar sentì
arrivare un'altra ondata di calore più intenso, che la fece gemere quando sentì
le labbra di Andrè succhiare il suo capezzolo nello stesso modo in cui aveva
succhiato le sue labbra poco prima. Un'altra pausa.
Oscar non resisteva più: le sembrava che Andrè volesse prolungare il suo piacere
all'infinito guardandola inarcarsi sotto di lui. Ora la mano di Andrè indugiava
sul suo fianco come se non sapesse la direzione da prendere: lui era infiammato
dal desiderio ma era anche intenzionato a prolungare il più possibile quel
momento. Infine la mano si
mosse, lentamente verso il ventre di lei. Oscar sentiva le sue dita sotto lo
slip che scendevano sempre di più.
Seguendo un altro impulso, scostò la gamba per facilitarlo….il gemito di piacere
che sentì, incoraggiò Andrè a scendere ancora. Si fermò poi ancora per un breve
momento e ….un fischio prolungato, un clangore di metallo e quel rumore lento,
costante.
L'apparecchio per pulire il fondo della piscina si era messo in moto, compiendo
diligentemente il suo dovere.
Oscar tornò bruscamente alla realtà. Vide Andrè quasi sopra di sé, il suo corpo
quasi del tutto esposto ai suoi
occhi, le sue dita che indugiavano ancora vicinissime al centro del suo sesso.
Fu la sua mente a prendere il sopravvento: si coprì più in fretta che poté e si
divincolò da quella stretta. Si alzò in piedi, riprendendo l'asciugamano e
drappeggiandoselo intorno alla vita. Si girò verso Andrè che la guardava ancora
con occhi pieni di desiderio e allo stesso tempo infastidito per quella
interruzione; non riuscì a sostenere quello sguardo: si voltò verso la porta e
corse via. Una volta nella sua camera si diresse verso il bagno intenzionata a
fare una doccia. Quando tutto quello che indossava giaceva sul pavimento, Oscar
fece scendere l'acqua e chiuse gli occhi quando i primi spruzzi le arrivarono
sul viso. Subito le tornò in mente tutto ciò che era successo; sentiva il suo
corpo bruciare dove poco prima Andrè aveva indugiato con le mani sentiva ancora
il contatto sul suo sesso e l'ondata di desiderio tornò a farsi sentire.
'Cosa sarebbe successo se la macchina per ripulire la piscina non si fosse
azionata?' si chiese Oscar immaginando carezze più audaci. 'E se fossimo
arrivati in fondo?' e ancora 'E soprattutto: io stavo per lasciare che
accadesse. Perché?' Si buttò sotto l'acqua fredda, nella speranza di cancellare
quel desiderio che ancora la stava divorando.
Dopo una doccia interminabile, si mise il pigiama e si coricò. Le ci volle un
po' per addormentarsi ma alla fine la stanchezza ebbe la meglio su quell'intenso
carico di emozioni che aveva provato per la prima volta grazie ad André.
* * * * * * * * * *
'Oscar….perché sei scappata via da me?' si disse Andrè chiudendo dietro di sé la
porta della sua camera. Il suo pensiero corse a quanto era successo poco prima:
si era dichiarato e questo gli aveva tolto un peso ma pensare di fare subito
l'amore con lei era stato probabilmente un errore. Oscar ne aveva avuto timore
ed era fuggita lasciandoli lì, ancora divorato dal desiderio di entrare in
quello splendido corpo che aveva sentito più di una volta inarcarsi sotto di sé,
fremente tanto quanto il suo, con lo sguardo rivolto al colpevole che aveva
rotto l'incanto.
"Un errore…." disse a voce alta, ma poi arrivarono il pensiero di Oscar così
arrendevole sotto le sue mani e il ricordo della gamba che lei aveva scostato
per dargli modo di toccarla più intimamente.
Quasi con dolore immaginò che avrebbe potuto indugiare più in basso e molto
probabilmente Oscar si sarebbe lasciata amare in maniera completa.
Si gettò sotto l'acqua fredda seguendo il copione che Oscar aveva scritto poco
prima. Mentre si asciugava, accese il suo portatile: quel venerdì aveva
appuntamento con Alain. Gli avrebbe certamente proposto qualche nuovo in-
vestimento: era meglio verificare ancora una volta la sua situazione
finanziaria.
Indossò il pigiama e si sedette davanti al pc; pochi istanti di attesa e sullo
schermo apparve il viso sorridente di Oscar.
"Ciao Bellissima" la salutò ad alta voce. Pochi e rapidi comandi e lo schermo
sostituì al viso di Oscar l'elenco dei movimenti del suo conto corrente.
"Perfetto" commentò. Per parecchio tempo le sue dita volarono leggere e veloci
sulla tastiera, fermandosi giusto il tempo necessario per lavorare anche col
mouse. Poi si fermarono: Andrè aveva aperto la cartella contenente la risposta
dell'agenzia alla sua richiesta di vedere la villa in vendita a St.Malo.
Rilesse ancora una volta quelle poche righe che confermavano l'appuntamento per
il tardo pomeriggio di sabato.
I suoi occhi cominciarono a mandargli segnali di stanchezza. Chiuse le finestre
lasciate aperte e sullo schermo ricomparve Oscar, ora nell'atto di salutare.
"Buona notte, amore mio. Terrai, anche stanotte, compagnia ai miei sogni?" le
domandò mentre l'immagine si dissolveva, lasciando lo schermo completamente
nero.
'Non rimarrai a lungo un sogno, Oscar. Presto staremo insieme dav-vero: è una
promessa.' E con questo pensiero si addormentò.
Capitolo Decimo
"Daddy said it again" notò Paris.
Seduta sul grande tappeto in salotto, stava giocando con i cubi delle lettere
dell'alfabeto.
Michael era sdraiato sul divano, tra le mani la scaletta del concerto.
Era arrivato da poco in hotel per pranzare e riposarsi prima di tornare in
teatro per il concerto.
In quel momento, bussò l'addetto del servizio in camera. Steve aprì la porta e,
dopo aver fatto entrare il ragazzo, lo guidò verso la sala da pranzo. Lo guardò
mentre apparecchiava la tavola e disponeva nei piatti il pranzo che Michael
aveva ordinato: filetto di manzo e patatine fritte per i bambini, insalata
niçoise per sé.
Mise in tavola anche le baguettes - Steve già sentiva le voci dei bambini "The
bread swords!" "Say your prayers: I'll kill you!" e di Michael "Stop with this
orrible game!!".
L'unica cosa che rimase sul carrello erano le tre mousses au chocolat: il
cameriere ricordava bene cosa era successo due giorni prima quando, salito nella
suite per sparecchiare, aveva trovato la mousse sparsa sulla
tovaglia mescolata con le patatine.
"Prince e Paris hanno cominciato il pasto con quella. Quando Michael liha
sgridati, dicendogli che prima dovevano mangiare la verdura, hanno pensato bene
di mescolare la mousse con le patatine e questo è il risultato" fu la
spiegazione.
Quando il cameriere finì, Steve andò a chiamare Michael e i bambini.
"Finito!" la vocina di Paris si levò chiara dopo qualche minuto.
Michael si alzò dal divano per andarle incontro e vide le lettere disposte da
Paris.
"Brava! Ma c'è un errore: così è scritto come lo pronunci. Guarda".
Scambiò le lettere "Ora è giusto".
Steve li avvisò del pranzo; Michael prese Paris in braccio, Prince per mano e si
recò verso la sala da pranzo.
Steve, rimasto solo, lesse la parola scritta da Paris:
OSCAR
FRANÇOISE
* * * * * * * * * *
"Ehi, la tua ragazza è sulla bocca di tutti! Ne parlavano poco fa due ragazze in
coda alla cassa e c'è anche una foto sul giornale" gli disse Alain mostrandogli
l'articolo che parlava del concerto, che Michael avrebbe tenuto da lì a qualche
ora: il giornalista aveva dedicato parecchio spazio anche ad Armand, includendo
riferimenti alla sua famiglia.
"Non è la mia ragazza, Alain!" gli rispose Andrè seccato.
"E' come se lo fosse….Questione di tempo" insisté Alain.
"E falla finita! E comunque parla più piano: se ci sentono parlare di Oscar in
questo modo, capiranno che la conosciamo e ci ritroveremo a dividere il tavolo
con tutta la brasserie! Dà qua!" gli disse strappandogli di mano il giornale;
guardò la foto di Oscar: 'Sarà già una fortuna se mi rivolgerà ancora la
parola….sono due giorni che mi evita' pensò.
"Uh…va bene, non prendertela….Ok, cambiamo discorso: hai portato il pc e i
dischetti?"
"Certo" gli rispose mostrandogli la borsa.
"Bene, andiamo via di qui. Seduti su una panchina del parco dei Champs de Mars
staremo più tranquilli."
Una volta lì, Andrè sfilò il portatile dalla custodia. Rimasero seduti circa un
paio d'ore, tra verifiche di dati e cifre e proposte di investimento che Andrè
rifiutò in blocco.
"A te non la si fa, vero? Mi domando, col tuo talento per il gioco di Borsa, che
ci fai ancora in casa De Jarjayes….Ah l'amour! L'amour…." gli disse Alain
scuotendo la testa.
"Ok, Andrè, veniamo alle cose serie! Molto presto il padre della tua ragazza
quoterà in Borsa parte della JBF, cavalcando l'onda che questo tour gli porta in
termini di denaro e pubblicità.
Le quote sono riservate ad una ristretta cerchia di azionisti e verranno
assegnate tramite un'asta. Le azioni saranno molto redditizie ma a breve
scadenza."
"Nel senso che finito l'avvento di Re Michael non varranno quasi più niente?"
"Centro! Con questa operazione Monsieur JBF riempirà di bei soldini i suoi
forzieri e darà a qualche suo amico la possibilità di entrare, con quote di
minoranza, nella società. Io non posso partecipare direttamente
ed è per questo che entri in gioco tu."
"In che senso? Nemmeno io posso partecipare all'asta, lo sai."
"Tu no, ma un tuo rappresentante si"
"Non ci sto capendo più niente" disse Andrè.
"Ora ti spiego: se agissimo separatamente, falliremo. Presentandoci all'asta
perderemo entrambi il posto di sicuro. Se invece agiamo insieme sotto falso
nome, inventandoci un azionista desideroso di entrare nei giochi, non avremo
nessun problema. Noi due mettiamo il denaro necessario per partecipare all'asta,
un mio amico fidato ci farà da…boh…avvocato, legale rappresentante-poi vedremo-e
parteciperà lui all'asta.
Ovviamente faranno delle indagini e dovremmo intestare tutto allo sconosciuto
azionista: tu. Nessuno sa che bazzichi l'ambiente, sei perfetto.
Fra due mesi al massimo, rivendiamo le azioni, diamo un compenso al mio amico e
ci spartiamo l'utile. Qualche suggerimento per il nome?"
"Molto interessante. E quando dovrebbero fare quest'asta?"
"Tra due settimane"
Andrè si fece pensieroso. Si alzò e si sedette parecchie volte: stava valutando
tutti i pro e i contro. Dopo un tempo indefinito, riprese a parlare.
"Ok, ci sto. Dove devo firmare?"
"Sapevo che mi avresti detto di si. Questi sono i documenti: apertura del conto
in banca, sottoscrizione delle quote…." gli disse porgendoglieli "Ma e il nome?"
"Vediamo….che te ne pare di Gibert Jeune?"
"Mmmh….si, mi piace! Allora Monsieur Jeune, ho bisogno di due suoi autografi qui
sotto e poi qui e anche qui. Poi devi farmi un versamento per la tua quota, cioè
la somma da usare per l'asta."
"Ok" disse Andrè; firmò tutti i documenti e staccò un assegno per Alain "Bene"
Ricontrollarono tutte le carte, poi Andrè ripose il computer.
"E' meglio che vada. Ci sarai anche tu al concerto di stasera?"
"No. E' già tanto se troverò i biglietti per le prossime date. Sai, la mia
ragazza non è la figlia del presidente di non so quale rete Tv…."gli disse Alain
sarcastico"Mi raccomando: non una parola con nessuno!"
"Tranquillo, Alain: ti puoi fidare. Ti saluto. Ciao e grazie" gli disse Andrè
avviandosi verso la fermata del metro.
"Ciao, Andrè, a presto. Ti mando un'e-mail" gli gridò incamminandosi nella
direzione opposta.
* * * * * * * * * *
Armand, Sophie e Andrè, già pronti, aspettavano nel salotto che Oscar e Rosalie
scendessero.
"Io vado, ci sei Oscar?" le domandò Rosalie.
"Si, prendo la borsa…Vai pure avanti"
Pochi minuti e sentì le voci dei genitori e di Andrè che si complimentava no con
Rosalie per la scelta del vestito.
"Andrè…."disse a voce alta dando un ultimo sguardo allo specchio. Di nuovo fece
capolino quel senso di agitazione al pensiero che tra poco lo avrebbe rivisto
dopo…."dopo che….che ci siamo quasi amati in piscina…."
Fece un respiro profondo mentre chiudeva dietro di sé la porta della sua stanza.
Scese le scale lentamente.
Fu sua madre a vederla per prima "Oooh, Oscar! Sei splendida!"
Si voltarono tutti verso di lei, sui loro volti l'ammirazione. Il vestito rosso
che aveva scelto delineava perfettamente la sua figura, risaltandola. I capelli
erano acconciati in un semi-raccolto: una cascata di riccioli morbidi partiva
dalla sommità del capo e le ricadeva sulla schiena. Oscar sorrise lievemente,
imbarazzata. Sentiva su di sé lo sguardo di Andrè: lo guardò a sua volta. 'Anche
con quello smoking sei il mio Andrè di sempre' pensò. Intanto Andrè si era
portato ai piedi della scala e le aveva offerto la mano per aiutarla a scendere.
"Pardonne-moi" le disse sottovoce.
Oscar gli sorrise e scosse piano la testa in segno di diniego. Gli si avvicinò
di più, accostando il viso al suo.
"Pardonne-moi" ripetè mentre lasciava che lui le prendesse la mano,
intrecciandola alla sua.
"Sei davvero stupenda"
"Anche tu" lo guardava emozionata.
"Senti, io volevo…."
"Sssh, non dire nulla….Avremo modo di riparlarne. Andiamo ora: ci stanno
aspettando."
Continua...
Di Marco Manuela (mail to:
crystalj@libero.it )