IL CUORE E LA LUNA

Capitolo Tredicesimo

Quella mattina Oscar si svegliò prima del solito: aveva dormito molto male. L'ora di jogging non le era stata di aiuto, così sellò Zar e uscì con lui.
Aveva bisogno di riflettere, di pensare, di stare un po' per conto suo. In alto, nel cielo, grossi nuvoloni neri si alternavano ad ampie schiarite.
'Speriamo che tenga' pensò Oscar.
Andò nel bosco e senza volere prese la strada che la portò alla villa che aveva comprato André.
Costeggiò l'intero perimetro a piedi, con Zar di fianco. Il cartello non c'e ra più. Si soffermò a lungo ad osservare il giardino, poi montò di nuovo in sella e si diresse verso la spiaggia. Non si era accorta del tempo che era volato via velocemente.
L'ora di pranzo era già passata da un pezzo ma Oscar non sentì i morsi della fame. L'agitazione per l'accesa discussione avuta con André le stringeva lo stomaco in una morsa.
L'ho comprata per te: volevo che fosse il mio regalo di nozze…Sai per via del giardino… Ho comprato anche una casa a Parigi per viverci durante la settimana, come fai ora… Non volevo prendervi in giro…Giocare in Borsa mi ha per
messo di crearmi una buona base economica per chiederti in moglie…
Le parole di Andrè le tornarono in mente come un fiume in piena.
"Il tuo regalo di nozze…Una buona base economica: per mio padre, vero?" pensava a voce alta mentre cavalcava.
…Esci immediatamente da questa stanza!!
Guardò l'anello per un breve istante.
"Lui non mi fa battere il cuore come fai tu…"
…Esci immediatamente da questa stanza!! le aveva detto voltando il viso. Il pensiero che lui non volesse più vederla le fece mancare il respiro. Per scacciarlo abbassò il viso e spronò Zar al galoppo.
Cavalcava sempre più veloce, guardando distrattamente davanti a sé.
Il vento si era alzato e aveva ingrossato il mare. Le nuvole si erano addensate e ora tutto intorno era grigio. Le onde si abbattevano sul bagnasciuga, nascondendolo. Oscar continuava a dar voce ai suoi pensieri.
"Hai giocato in Borsa accumulando una fortuna, solo per me. Ti sei finto qualcun altro, solo per me. Sei rimasto a servizio da noi, nonostante il tuo patrimonio solo per starmi vicino e…e darmi modo di capire che mi stavo innamorando di te: lo sapevi vero André?"
Il vento si fece più sferzante. Le lacrime che non si fermavano. Zar al galoppo in mezzo all'acqua.
"Cos'è quello?" ma le onde cancellarono ciò che credeva di aver visto.
Chiuse gli occhi per far scendere quei grossi lacrimoni che le offuscavano la vista. In quel momento l'ostacolo ricomparve.
Zar scartò a destra. Oscar cadde e battè violentemente la gamba destra. Un dolore lancinante le percorse tutto il corpo. Un lampo illuminò la zona, il fulmine cadde lì vicino. Zar nitrì spaventato e corse via.
"No! Zar, no! Torna indietro". Ma ormai non c'era già più.
Le onde continuavano la loro corsa. Strisciando, dal bagnasciuga, era quasi arrivata sulla spiaggia.
"Non ce la faccio…Non ce la faccio. Fa troppo male"
Cominciò a piovere. Le onde ingrossate dal vento, le rendevano impossibile fare più in fretta: la sabbia spariva sotto di lei e ogni volta, il ritorno dell'onda la riportava indietro. Un momento di calma. Raccolse le forze e provò ad alzarsi in piedi. Ma nel momento in cui fece leva sulle braccia, un'onda più alta delle altre la investì con forza, facendola cadere e trascinandola con sé.


*****Brano n. 4:'Autoritratto'*****


All'improvviso due braccia la cinsero all'altezza delle spalle e delle ginocchia e la sollevarono, stringendola lievemente.
Oscar alzò il viso e gli occhi di Andrè incontrarono i suoi. Appoggiò il viso al petto di Andrè, abbandonandosi in quella stretta.
Il suo cuore ebbe un tuffo, quando si accorse che la camicia di André era aperta; subito scostò il viso. La pioggia si fece più fitta.
"Ecco, qui va bene. Ti metto giù. Hai dolore da qualche parte?"
"Si, la gamba destra non mi dà tregua."
Trovò rifugio all'interno di una piccola cavità formatasi nella roccia della scogliera, vicino a dove Oscar era caduta.
"Almeno non ti bagnerai proprio del tutto" le disse mentre la aiutava a sedersi. Poi cominciò a prendersi cura di lei, tastando con cautela la gamba e ed esaminando la ferita alla caviglia.
"E' stata una brutta caduta, ma non credo che siano rotte. La ferita è profonda. Devo fasciartela stretta per fermare il sangue".
Si tolse la camicia, la strappò e ne ricavò alcune bende con le quali prima pulì la ferita e poi fasciò la caviglia.
Oscar cercava di farsi forza: non c'era solo il dolore fisico da tenere a bada, la vicinanza di André le faceva battere così forte il cuore che aveva paura le scoppiasse in petto. Mentre lui le fasciava la caviglia, Oscar prendeva fiato di continuo per mitigare il suo nervosismo.
Incontrò di nuovo i suoi occhi, ma dopo un po' distolse lo sguardo: André fissava l'anello che circondava il suo anulare destro.
"Fatto. Vado a riprendere Zar" disse evitando di guardarla in viso.
"No..ti prego…Non lasciarmi qui da sola, per favore. Lo cercheremo più tardi: ora sta piovendo molto forte, ti bagnerai. Sono certa che Zar è al sicuro" gli disse piano.
"Andrè…vieni qui vicino a me, c'è abbastanza spazio per tutti e due… Per favore…"
Ebbe un capogiro: il dolore cominciava a farsi sentire sempre più forte.
La ferita alla caviglia pulsava terribilmente e bruciava a causa del contatto con l'acqua salata. Andrè la sorresse, poi si sedette di fianco a lei attirandola a sè.
"Sai di sale.."
Oscar lo abbracciò piangendo.
"Ho avuto paura…paura di non vederti più…Non sapevo più cosa fare"
"Tranquilla, sono qui. Non ti lascio sola, non preoccuparti" le parlò piano, accarezzandole i capelli.
Oscar si strinse di più a lui. Il viso nascosto nel suo petto. I battiti del suo cuore le arrivavano distintamente, confortandola. Poi: "Ti ho detto delle cose orribili…che non pensavo….Perdonami, se puoi, ma non mandarmi più via…mi fa stare così male solo pensare che tu non voglia più vedermi…."
Per tutta risposta, Andrél'abbracciò più forte.
"…André, io…" disse guardandolo negli occhi.
"…Non..dire nulla, Oscar" e le impedì di aggiungere altro baciandola, mettendo in quel bacio tutto l'amore che provava per lei.
Per Oscar il tempo si fermò.
Quanta emozione, quanta passione, quanto amore in quelle labbra!
Il suo cuore sembrava impazzito e le rivelò ciò che da tempo nascondeva a se stessa. 'Io ti amo, Andrè. Ti amo più di quanto potessi immaginare'. Si lasciò andare completamente, in preda ad una struggente felicità.
Ma proprio quando stava per dirgli cosa provava per lui, Andrè si allontanò da lei, distogliendo lo sguardo.
"Andrè…"
"Scusami, non avrei dovuto…" disse alzandosi.
"L'ho voluto anch'io…"
Si voltò verso di lei. Si guardarono per un tempo indefinito. Poi "Ha smesso di piovere. Vado a prendere i cavalli. E' meglio andare: comincia a fare freddo ora e non vorrei che ti ammalassi."
'Non andartene, ti prego…' questo lesse Andrè nei suoi occhi.
"Vieni qui" disse abbracciandola forte "Tornerò prima di quanto pensi.
Promesso" Si baciarono di nuovo e poi ancora e ancora.
"Mi aspetterai, vero?"
"Si"
Corse fuori e chiamò Nero con un fischio. Riprovò varie volte ma senza risultato. Fece ancora un tentativo e questa volta riuscì: Nero arrivò al galoppo.
"Ehi! Dov'eri? Ho bisogno del tuo aiuto, dobbiamo cercare Zar" gli disse accarezzandolo. Spronò Nero che cominciò subito la sua corsa.
"Aspettami, Oscar, resisti"
Il tempo nella piccola grotta si era fermato un'altra volta per Oscar, ma com'era diverso ora.
Il dolore non le dava tregua. Come se non bastasse la testa cominciava a farle male e sentiva freddo a causa dei vestiti bagnati. Quello che però la faceva star male più di tutto era il fatto di non essere riuscita a
dirgli che lo amava.
'Perché non gli ho detto nulla?' le lacrime tornarono e con loro la sensazione di malessere si accentuò. Tutto intorno a lei girava.
"Andrè…Andrè, dove sei…Aiutami…"poi tutto divenne buio.
Oscar aveva perso i sensi. La vita frenetica delle ultime settimane, i frequenti spostamenti, la notte precedente passata quasi in bianco e quel dolore continuo, avevano avuto la meglio su di lei.
"Oscar, sono qui. Zar era nascosto proprio bene, non voleva più uscire.
Scusami se ti ho fatto aspettare così tanto. Ora devi darmi una mano, sai perché…No, Oscar!!" Si precipitò verso di lei.
"E' svenuta. Presto, sei rimasta qui fin troppo."
Legò i cavalli tra loro. Poi adagiò Oscar sulla sella di Nero, a pancia in giù. Salì e girò Oscar. Fece passare la gamba ferita sopra il pomolo della sella in modo da evitare che prendesse colpi. Appoggiò la testa di Oscar alla sua spalla e col braccio destro le cinse la vita, cercando di tenerla più stretta possibile. Ricominciò a piovere. Dapprima piano e poi sempre più forte. Si alzò anche il vento; forti raffiche facevano cambiare continuamente direzione alla pioggia.
"Perfetto, quello che ci voleva!" commentò Andrè. "Nero, mi affido a te: aiutami a portare Oscar a casa. Più in fretta che puoi" terminò la frase guardandola: non aveva ancora ripreso conoscenza.
Fu più difficile del previsto.
Cavalcare sotto un temporale di quell'entità è già difficile ma farlo con una mano sola e trattenendo una persona incosciente era uno sforzo disperato. André cercò in ogni modo di non scoraggiarsi nonostante i ripetuti tentativi di trovare la strada, la pioggia che cadeva sempre forte e Oscar che a causa della sella bagnata sembrava scivolare sempre più giù.
'Non so se è meglio che si riprenda oppure no' pensò. Alla fine intravvide da lontano l'entrata della villa.
In un ultimo sforzo, lanciò i cavalli al galoppo. Gli addetti alle scuderie, sentendo arrivare i cavalli in corsa, si guardarono chiedendosi chi potesse cavalcare con un tempo così. Quello che videro, li lasciò senza fiato: i due cavalli legati insieme, Andrè a torso nudo che con una mano teneva Oscar e con l'altra teneva le redini.
"Paul, Jacques, Nicolas!! Presto! Ho bisogno di aiuto!" gridò con quanto fiato aveva in gola, mentre tirava le briglie in modo da costringere Nero a fermarsi. Non appena gli furono vicini, Andrè disse: "Non c'è un minuto da perdere! Jacques prendi Zar, è fradicio e sporco, portalo nel suo box e lavalo. Nicolas, trattieni Nero. Paul, ora ti passo
Oscar. Attento: è ferita e non è cosciente…Perfetto..piano, così."
Scese da cavallo. "Grazie" gli disse riprendendola in braccio.
"E ora, per favore, occupatevi di Nero e date una mano a Jacques con Zar" detto questo si avviò di corsa verso la villa.
La nonna emise un grido soffocato vedendo Andrè con Oscar in braccio. Aprì la porta che dava sulla cucina, dando modo al nipote di entrare.
"Oscar, ma petite…mon coeur…Andrè cosa è successo? La stavamo aspettando e cominciavamo ad essere in pensiero per lei…"
"E' caduta da cavallo. Chiama subito il dottore e prepara del ghiaccio per la caviglia e qualcosa di caldo da farle bere, quando si riprende."
"Certo, immediatamente. Ma pauvre petite…" concluse cercando il numero del dottore.
Andrè si diresse verso la camera di Oscar. Spalancò la porta che dal corridoio portava nel salone, dal quale poi si accedeva ai piani superiori, entrandovi come una furia.
Si voltarono tutti di scatto, stupiti e confusi.
"Andrè! Ma cosa…? Oh, mon Dieu! Oscar!! Che cosa è successo ? Oscar?!" disse allarmata Sophie. Si portarono tutti verso di loro.
"Andrè, siete bagnati fradici.. Spiegaci, per favore.."replicò Armand. "E' caduta da cavallo e ha una brutta ferita alla caviglia. E' svenuta e non ha ancora ripreso conoscenza. Ho fatto chiamare il dottore. Bisogna toglierle questi vestiti bagnati e tenerla al caldo. Devo portarla in camera sua" disse infine Andrè.
"Oscar..honey…" Michael si rivolse ad Oscar alquanto allarmato.
"Vieni, Andrè, andiamo. Armand, Monsieur Jackson, attendete qui…Vi darò notizie più tardi" disse Sophie.
"Se non si può fare diversamente…Monsieur Jackson, prego sieda. Ci chiameranno loro"disse Armand.
Michael guardò Oscar con aria triste poi disse "D'accordo, aspetterò qui" e si sedette.
Dal divano, guardava Andrè che saliva le scale, portando Oscar di sopra.
'Quanto avrei voluto farlo io…' pensò.

 

Capitolo Quattordicesimo

 

Voci.
Voci lontane che la chiamavano ripetutamente.
Braccia forti che la trattenevano strappandola alla furia del mare.
Andrè…La spiaggia, il vento, la pioggia…Che freddo, il buio e di nuovo… di nuovo acqua…acqua ovunque… calda… calda??
Oscar lentamente aprì gli occhi. Era immersa nella vasca da bagno, con la caviglia appoggiata al bordo. I suoi capelli ondeggiavano lentamente carezzandole il viso.
"Ma…Maman…."
"Oscar…! Ma petite…Hai ripreso i sensi…Grazie al cielo!! Ylenia, presto asciughiamola" disse commossa Sophie.
Nel giro di venti minuti era nel suo letto. Il caminetto era acceso. L'alito caldo del phon giocava con i suoi capelli, facendo finire alcune ciocche calde sul suo viso. Era tutto così delizioso…non fosse stato per la ca-viglia! Pulsava terribilmente e bruciava ancora.
La consapevolezza del dolore la rese del tutto cosciente.
"Ahi!" una smorfia di dolore alterò per un momento la fisionomia del suo viso.
"Oscar, ti fa male la caviglia, vero?" le chiese Sophie "Il dottore arriverà tra poco: ha dovuto attendere che smettesse di piovere. Ti senti di bere della cioccolata calda?"
"Oui…" rispose con un filo di voce.
Il sapore della cioccolata le scendeva lungo la gola, dandole un immediato sollievo.
Appoggiata a due cuscini, nel suo letto, a sorseggiare cioccolata avvoltadal calore che emanava il fuoco scoppiettante caminetto, Oscar ripensava a quello che era successo.Non riuscivaancora a credere di essere uscita da quell'incubo!
Solo poche ore prima si trovava riversa sulla spiaggia con i vestiti incollati al corpo, bagnati di acqua salata, la sabbia che si insinuava appiccicandosi dappertutto: sul viso, sulle mani, sui capelli già divisi in ciocche scomposte e salate anch'esse, che, a causa del vento, le aderivano al viso e alle labbra; e le onde, che il mare ingrossandosi, gettava sulla riva sempre con maggior forza, inglobando vaste aree di spiaggia, facendole arrivare fino a lei. E quel dolore alla gamba destra che non le dava tregua e le impediva di sottrarsi al continuo rincorrersi delle onde.
Non poteva dimenticare i sentimenti provati in quel momento.
La sensazione di impotenza e di abbandono, miste al dolore, la stavano spingendo verso la più cupa disperazione finchè…finchè la stretta di quell'abbraccio non l'aveva circondata, proteggendola dal buio verso cui stava scivolando.
L'arrivo del medico, distolse Oscar dai suoi pensieri, impedendole di scavare oltre nei ricordi di quello che le era successo quel pomeriggio. Il dottore la visitò accuratamente. Escluse la possibilità che la gamba e la caviglia fossero rotte. Assicurò che Oscar si sarebbe ripresa a patto di seguire un periodo di assoluto riposo e si apprestò a cucire con pochi punti di sutura la ferita, causata dall'estremità acuminata di uno scoglio che affiorava sulla spiaggia.
Acconsentì alla richiesta di poter farle visita, con preghiera che si trattsse di una visita breve, per dar modo a Oscar di lasciarsi alle spalle quello che le era successo grazie ad un lungo sonno ristoratore.
Non appena il dottore lasciò la casa, tutti si recarono nella camera di Oscar per assicurarsi che stesse bene.
"Oscar, guarda chi c'è" le disse piano suo padre.
"…Ciao papa. Michael!! Oh…scusami, scusami tanto! Dovevamo passare il pomeriggio insieme e invece ti ho lasciato solo. Sono imperdonabile.
Scusami…" gli disse tendendogli la mano.
"Non preoccuparti. Quello che mi preme e che ti riprenda il più in fretta possibile: mi fa male vederti così" le disse di rimando stringendosi la mano di Oscar sul petto. Poi continuò "Sto per ripartire per New York. Ho degli impegni che non posso rimandare. Ma ti prometto che non appena mi sarò liberato tornerò qui immediatamente."
"Scusa Michael, si è fatto tardi. Dobbiamo andare"intervenne Steve.
"…Devo proprio andare via, ora" Si sedette accanto a lei e l'abbracciò.
Poi allentò la stretta, la guardò negli occhi e la baciò. Fu un bacio molto delicato.
"Cerca di riposare ora, Blue Eyes" le disse alzandosi.
Oscar annuì "…Scusami ancora…Bon voyage, Michael. Au revoir…" lo salutò.
Michael ringraziò i genitori di Oscar per la loro ospitalità e lasciò la villa. Nel giro di mezz'ora stava sorvolando il tratto che separava la villa di St.Malo dalla capitale francese. Col viso appoggiato al finestrino, Michael pensava a Oscar, a quello che rappresentava per lui.
Ripensava alla stretta al cuore alla vista di lei svenuta e a quella punta di gelosia provata nei confronti di Andrè che la teneva in braccio e che era sempre con lei. 'La conosco da poco, ma quando non siamo insieme mi manca terribil-
mente…E' possibile che io l'ami già a questo punto?'


* * * * * * * * * *


Michael aveva lasciato la villa da poco ma ad Armand sembrava che fosse ancora lì con lui, seduto ad aspettare che Sophie portasse loro notizie di Oscar.
Era in piedi davanti alla finestra e guardava distrattamente al di là dei vetri.
'Hanno ragione: quell'uomo ha davvero una forte personalità! La sua… com'è che la chiamano? Ah, si! Aura…precede il suo arrivo, ti avvolge con tutta la sua intensità e continui a percepirla anche dopo che se n'è andato. E non parliamo del suo magnetismo! Attira tutti con quel suo sguardo e quel suo modo di fare: così spontaneo, naturale, senza pregiudi
zi…Ha baciato Oscar senza curarsi del fatto che io e Sophie eravamo presenti, così, senza pensarci sopra due volte… Cosa prova per lei?'
La sua mente abbandonò subito i pensieri su Michael per concentrarsi su Oscar. Gli tornò in mente l'attimo in cui 'aveva vista svenuta in braccio ad Andrè: con quanta forza aveva preso a battere il suo cuore!
Non aveva mai provato quel sordo dolore che ne era derivato…
Fin da quando Oscar era bambina, l'idea che potesse succederle qualcosa era per lui una cosa insopportabile.
Non contava più le volte in cui quel 'piccolo terremoto biondo'-Sophie aveva cominciato a chiamarla così quando Oscar aveva sei anni: era una bambina piena di energie e le sfogava correndo per tutto il giardino o combinando qualche scherzo a qualcuno; durante i primi tempi della loro convivenza nemmeno Andrè riusciva a tenerle dietro!-puntualmente cadeva sbucciandosi una volta un ginocchio, una volta il gomito o semplicemente lacerandosi i vestitini.
Immediatamente, lasciava tutto quello che stava facendo e si precipitava da lei. Ma spesso era Oscar stessa a rassicurarlo; gli faceva il più bello tra i suoi sorrisi e gli diceva "E' solo un graffietto!" oppure "Non mi sono fatta niente" con quella sua vocina e intanto lo abbracciava e lo baciava sulla guancia.
Amava le sue figlie; ognuna di loro era per lui motivo di orgoglio, ma per Oscar nutriva in sentimento diverso: per Armand era speciale.
E mentre tutti la vedevano forte e decisa, Armand sapeva bene che era anche fragile. Ed era proprio questo che alimentava in lui quella smodata volontà di proteggerla da tutto e da tutti. La sua mente gli mostrò di nuovo Oscar priva di sensi: mai gli era apparsa così indifesa.
Ma stavolta la sua smania di protezione gli era sembrata meno incisiva del solito: l'aveva attenuata la consapevolezza che c'era già qualcuno che stava proteggendo Oscar e che la guardava con una tale intensità quasi che volesse risvegliarla dallo stato in cui era caduta solo con la forza di quello sguardo: Andrè! Si era riconosciuto in quello sguardo: quante volte lo aveva 'indossato' quando la sua Sophie perdeva i sensi a causa della pressione bassa che aveva sempre reso difficili le sue gravidanze.
'Meno male che c'eri tu, Andrè! Come sempre del resto…'
Gli piaceva molto Andrè: un ragazzo onesto, serio, leale. Era contento di averlo accolto nella sua casa e di averlo fatto crescere con Oscar. Si completavano a vicenda: quello che mancava ad Oscar l'aveva Andrè e viceversa. Insieme erano una forza, separati…separati, tornavano ad essere due semplici ragazzi con i loro impegni e le loro vite.
'Ed è tutt'ora così'
"Oh! Excusez-moi, Monsieur! Credevo non ci fosse nessuno nel salone, per questo non ho bussato. Je suis desolée…" terminò Ylenia.
L'arrivo di Ylenia strappò Armand dai suoi pensieri.
"Non preoccuparti, non è un problema".
"Merci, Monsieur" detto questo lasciò la porta aperta e si diresse verso il tavolino sul quale erano rimasti abbandonati tazzine e bicchieri col loro contenuto quasi intatto: quello che rimaneva della piccola 'festa' che avevano organizzato per Michael.
"Monsieur, la cena sarà in tavola fra poco" lo avvertì Ylenia.
"Bene" Armand non aggiunse altro; rimase davanti alla finestra finchè sentì Ylenia armeggiare con le stoviglie. Poi si girò verso di lei.
"Ylenia?" la chiamò.
"Oui, Monsieur…"
"Dov'è Andrè ?"
"Dovrebbe essere nella dependance. Dopo aver aiutato Madame ad adagiare Mademoiselle Oscar nella vasca, ha detto che sarebbe andato a sistemarsi. Poverino, doveva sentire freddo, tutto bagnato e senza camicia! Quando Madame gli ha chiesto come mai fosse così poco vestito, nonostante il cattivo tempo, Andrè ha riposto che la camicia gli era servita per fasciare la caviglia di Mademoiselle" terminò.
Armand rimase colpito da quel racconto.
"Merci, Ylenia" le disse e uscì dal salone.
"Il n'y a pas de quoi" gli disse Ylenia di rimando e preso il vassoio, andò in cucina.


* * * * * * * * * *


Oscar cenò nella sua camera.
Non aveva molta fame ma si sforzò comunque di mangiare qualcosa: non poteva prendere le medicine a stomaco vuoto.
'Sto già abbastanza male'pensò.
Non si riferiva solo alla caviglia. Si sentiva immensamente triste e nella sua mente continuava a vagare un ricordo che non riusciva ad afferrare; aveva però la certezza che fosse una cosa importante.
Si massaggiò le tempie nella speranza di attenuare quel dolore sordo che non l'aveva ancora lasciata nonostante la prima dose di farmaco datole dal medico.
In quel momento entrarono Sophie e Ylenia.
"Maman…"
"Bonsoir Mademoiselle, comment allez-vous?" le chiese Ylenia mentre le toglieva il vassoio da davanti.
"Ciao Ylenia, merci. Non benissimo, ho un cerchio alla testa e mi sento un po' intontita". Sophie le mise una mano sulla tempia.
"No, non hai la febbre. Devi solo riposare…"
"…Maman, mi aiuteresti ad alzarmi? Dovrei andare in bagno…"
"Oui ma petite. Ylenia dammi una mano. I punti sono freschi, fai atten-
zione, Oscar"
Oscar annuì. Sophie richiuse la porta del bagno nella camera di Oscar, dietro di sè. "Ylenia, rifai il letto e apri le finestre"
"Oui, Madame".
All'improvviso udirono un tonfo sordo "Ahi!" si precipitarono nel bagno. Vi trovarono Oscar sul pavimento con una mano alla caviglia.
"Maman…"
"Sono qui, non ti lascio, non preoccuparti" le disse "Vai a chiamare mio marito, per favore" terminò rivolta a Ylenia.
Le parole di Sophie colpirono Oscar come uno schiaffo in pieno viso.
Le tornò in mente la discussione avuta con Andrè la sera prima e l'aiuto incondizionato che lui le aveva dato quel pomeriggio. Abbassò il viso verso il pavimento. Tutto stava affiorando alla mente. Abbozzò un sorriso: stava rivivendo il momento in cui Andrè la bacia va e la stringeva forte. Quanti baci si erano scambiati!
Ma la sensazione di felicità fu di breve durata: le tornarono in mente la durezza con cui lo aveva trattato e il fatto che non gli aveva rivela to i suoi sentimenti. Quando si era ripresa non era più nella piccola grotta ma nel suo letto e Andrè non era più accanto a lei. Grosse lacrime le scesero lungo il viso.
"Oscar non piangere, lo so che fa male…tuo padre sta arrivando" le disse Sophie. Oscar era presa dai suoi pensieri.
'Non…io non sono…Andrè…non gli ho detto…' "Maman, dov'è Andrè?"
chiese all'improvviso.
"Andrè è nella sua stanza, sta bene. Ah, eccoti" disse rivolta al marito.
"Rimettila a letto, per favore" Armand le rimboccò le coperte.
"Merci" sussurrò Oscar prima di girarsi sul fianco. Con la testa nascosta nel cuscino piangeva e pensava ad Andrè.
'Amore mio…Andrè…ti amo. Basta così poco! Perché non te l'ho detto?'
"Oscar basta ora. Non disperarti così, ti verrà la febbre" tentava di calmarla Sophie.
Piano piano i singhiozzi si attenuarono fino a sparire del tutto: il farmaco aveva fatto effetto e Oscar si era addormentata. Sophie le asciugò il viso, la baciò piano e uscì dalla camera.
"Dorme" disse Sophie sedendosi sul divano vicino ad Armand.
"Bene…Che pena vederla così"
"Già..Sono talmente abituata a vederla così forte e indipendente che spesso dimentico la sua parte fragile…"
Armand guardò Sophie teneramente "Vieni qui" le disse mentre l'abbracciava. Restarono stretti per molto tempo, godendo del calore dei loro corpi e del fuoco crepitante nel caminetto.
"Andiamo a dormire?" disse Sophie alzandosi "E' stata una giornata intensa oggi! Mi spiace per il povero Monsieur Jackson, ha fatto un viaggio a vuoto: è venuto per vedere Oscar e l'ha trovata fra le braccia di un altro"terminò divertita Sophie.
"Sophie! Mi meraviglio di te! Prendere in giro il nostro ospite!" ma il suo viso tradiva le sue parole. Si mise a ridere con sua moglie. Era un modo per scaricare la tensione: entrambi lo sapevano molto bene.
"Domani lo chiamerò per scusarmi ancora, anche da parte di Oscar" disse Sophie facendosi seria.
"Buona idea, così lo rassicuri un po': hai visto che faccia aveva quando è andato via?"
"Si, mi ha fatto un po' pena. Non è che è un po' innamorato di tua figlia?"



Continua...

Di Marco Manuela (mail to: crystalj@libero.it )