IL CUORE E LA LUNA

Capitolo Undicesimo

 



La limousine li aveva lasciati all'entrata dell'Opera Garnier. L'imponente costruzione si stagliava illuminata nel cielo notturno. Già al loro ingresso, incominciò un'interminabile successione di strette di mano, saluti e presentazioni.
Tra un incontro e l'altro riuscirono a fare un giro veloce del teatro, prima di entrare nella sala preceduti dalla maschera che li guidò ai loro posti. Armand non poteva averne di migliori: in prima fila, centrali, vicino ai genitori di Michael.
Dopo essersi fermati a parlare con loro, si sedettero ai loro posti; Oscar era tra Rosalie e Andrè.
Qualche minuto di attesa e le luci si abbassarono; si alzò il sipario: una orchestra di trentadue elementi era disposta lungo il palco. Le scenografie, semplici ma eleganti, non avevano niente a che vedere con i mirabolanti e traboccanti di luci scenari che avevano fatto da sfondo nei tour precedenti. Anche l'entrata di Michael fu molto semplice. Il teatro tremò quando tutti si alzarono in piedi per accoglierlo con una standing ovation che durò molti minuti.
Poi le prime note di 'Wanna be starting somethin'' si diffusero e il concerto ebbe inizio. Tutti cantavano e guardavano Michael increduli e rapiti. La sua voce era limpida e chiara e gli strumenti dell'orchestra la valorizzavano in maniera eccezionale. I brani si susseguivano uno all'altro, senza interruzioni regalando crescenti emozioni a tutto il teatro.
Arrivò il momento di 'You are not alone'; Oscar si agitò sulla poltrona: era la sua canzone preferita.
Michael eseguiva i passi del video. Mentre si spostava verso la sua destra, guardava le persone sedute in platea. Salutò i suoi genitori e prose guì, intenzionato ad arrivare fino all'estremità del palco. Ma ad un certo punto si fermò: 'E' qui. E' lei. Ciao Occhi Blu' pensò mentre lo stacco musicale terminava. Attaccò sulla strofa successiva, salutò Oscar con la mano e si fermò a cantare davanti a lei fino al ritornello. Poi proseguì verso il fondo del palco e, contrariamente a quanto stabilito, scese i tre gradini e si incamminò verso il posto dove Oscar era seduta. I bodyguard sul palco, imprecarono a denti stretti.
"Fa sempre come vuole!!"
Stavano per scendere ma Michael li guardò e non mossero un passo.
Ora era di fronte a Oscar, che lo guardava incredula. Le prese la mano e la fece alzare, poi ritornò sul palco con lei; ora cantava guardandola.
A Oscar sembrava di sognare: Michael le stava cantando la sua canzone preferita. Dopo l'acuto, successe quello che mai avrebbe immaginato: le si portò alle spalle e le cinse la vita col braccio destro, mentre col sinistro reggeva il microfono. Finì la canzone tenendola stretta così, poi ballò con lei mentre la melodia terminava.
"Ciao Occhi Blu. Finalmente!! Ora che so chi sei, mi sarà più facile rivederti!" le disse.
Oscar era impietrita dall'emozione: non sapeva cosa pensare né dire. Sentiva su di sé mille sguardi che sembravano trapassarla; era molto imbarazzata. Le uscì solo un timido "Ciao Michael".
Il brano terminò e l'orchestra attaccò con quello successivo. I body guard si mossero per andare a prendere Oscar ma ancora una volta si fermarono al gesto di Michael. Cominciò a cantare tenendola per mano poi, prima del ritornello, la riaccompagnò personalmente al proprio posto. Oscar si sedette incredula, incapace di qualsiasi pensiero o movimento. Rimase così fino al termine della canzone, poi ricominciò a respirare e cantare come tutti facevano intorno a lei. Le note finali di 'Butterflies chiusero il primo tempo e le luci in sala si riaccesero.
Durante la pausa, Oscar parlò con Rosalie e Andrè di quello che aveva appena vissuto sul palco; le si avvicinarono i suoi genitori, seguiti da quelli di Michael e si fermarono a parlare tutti insieme finché le luci si spensero annunciando l'inizio del secondo tempo.
Un secondo tempo ricco di intensità, che non mancò di regalare qualche lacrima di commozione, soprattutto quando Michael eseguì 'Don't walk away'. Poi sulle note finali di 'Will you be there', Michael salutò tutti e si ritirò dietro le quinte.
Oscar non lo rivide più fino alla festa che seguì la prima. Si trovava lì già da po' e fino a quel momento aveva conosciuto altri amici del padre, incontrato molte celebrità e ballato con Andrè, attirando su di loro molti sguardi: di quelli che avrebbero voluto essere stati al suo posto sul palco, di chi voleva essere al suo posto ora tra le braccia di Andrè, di quelli che li ammiravano per la loro bravura e di quelli che volevano tenerla stretta al posto di Andrè.
Quando lo vide, Oscar stava sorseggiando champagne tra i suoi due ami ci e rideva e scherzava con loro. Gli presentò Andrè e Rosalie, rimasero a parlare tutti insieme per un po' e poi accettando la sua richiesta diballare con lui, sia accomiatò da loro.
Da quel momento né i suoi genitori né Andrè o Rosalie ebbero più contatti con lei: rimase con Michael tutta la sera e quando fu il momento di rientrare, lui si offrì di accompagnarla a casa.
Aveva ballato solo con lui e quando non ballavano li si poteva vedere o sul terrazzo o seduti da qualche parte che parlavano fitto fitto.
Iniziò così un'amicizia che li coinvolse molto: Michael telefonava a Oscar quasi ogni sera e spesso si trovavano nella sua suite per cenare, o dopo i suoi concerti, o per finire la serata dopo le loro numerose uscite.
"E non è nemmeno più tornata a St.Malo, con la scusa di partecipare a tutto il tour, del quale molte date fissate la domenica: lasciandoci qui da soli, vero Zar?" disse Andrè al cavallo mentre lo riportava nel suo box.
La possibilità di riparlare di quanto era successo tra loro non si era più ripresentata e ora cominciavano a circolare strane voci, alimentate anche dalla stampa, su un probabile rapporto amoroso che legava Oscar a Michael.
"Quanto c'è di vero in tutto questo, Oscar?" chiese quando il suo viso comparve sullo schermo del portatile: stava verificando l'andamento delle azioni della JBF che era riuscito ad aggiudicarsi con lo stratagemma ideato da Alain. Fino a quel momento erano andate benissimo.
"Ancora un paio di settimane, forse tre, e poi ci divideremo gli utili, caro Alain" disse a voce alta.'E per quanto mi riguarda, la mia quota la darò
tutta all'agenzia per la seconda rata della casa oltre il bosco'pensò.
Quella sera arrivò la telefonata di Oscar che avvisava che Michael sarebbe stato loro ospite il sabato seguente.


* * * * * * * * * *


"Allora…?" chiese Rosalie curiosa.
Erano sedute al loro solito tavolo al bar della palestra.
"Allora….lo vedrò domani sera: andiamo a cena al 'Jules Verne'" disse Oscar sorridendo. Rosalie sgranò gli occhi.
"Il 'Jules Verne'? Quello al secondo livello della Tour Eiffel?"
"Si"
"Quello che devi prenotarlo tipo un anno con l'altro?"
"Si, proprio lui. Michael ha un tavolo perennemente prenotato. Quando viene a Parigi, va spesso a cena lì."
"Wow!! Devi raccontarmi tutto poi, eh?"
"Contaci" le disse mentre uscivano dalla palestra. I suoi body-guard la affiancarono: quello era stato uno dei tanti imprevisti che la sua amicizia con Michael le aveva causato. Non poteva più uscire di casa senza trovarsi davanti giornalisti o fans a caccia di notizie, così suo padre le aveva assegnato quei due energumeni che più di una volta erano entrati in azione spintonando tutti. Quando tornò a casa, trovò suo padre parecchio contrariato.
"Ciao, papa….che succede?"
"Succede che quel diavolo di un azionista è sempre in mezzo!!"
"Fammi indovinare: Gibert Jeune"
Non era la prima volta che vedeva suo padre contrariato a causa sua. Il suo nome era stato pronunciato molto spesso nell'ultimo periodo. L'acquisto delle azioni della JBF non era stata l'unica operazione finanziaria di Andrè.
Il prezzo della villa di St.Malo si era rivelato piuttosto alto ma aveva deciso di acquistarla comunque dopo aver visto l'interno. Aveva utilizzato buona parte dei suoi risparmi per l'anticipo versato in tutta fretta all'agenzia a causa di un altro compratore che aveva comunicato la sua intenzione di acquistare la villa senza nemmeno vederla.
Le banche gli avevano rifiutato i prestiti per la cifra rimanente così Andrè prese accordi con l'agenzia di versare la differenza in due rate.
Aveva immediato bisogno di molti soldi: non poteva ancora vendere le azioni della JBF e la data della scadenza del versamento della prima rata si stava avvicinando, così investì quello che restava dei suoi risparmi usando il nome di Gibert Jeune. Riuscì a saldare la prima rata ma la febbre del gioco si era impadronita di Andrè e il nome di Gibert Jeune cominciò a circolare nell'ambiente finanziario. Comprava e vendeva azioni e titoli ad una velocità impressionante e gli utili ricavati raddoppiarono il suo patrimonio nel giro di un mese. Molti azionisti avevano preso a regolare il loro acquisto in base all'operato di Andrè, ma non avevano la sua accortezza e quando Andrè aveva rivenduto il titolo godendone il ricavato, gli altri si erano ritrovati a venderlo quando ormai era in ribasso, anche se solo di pochi punti, subendo, in alcuni casi, forti perdite. Poi iniziarono a temerlo: nel corso di un'operazione finanziaria, era riuscito ad aggiudicarsi la quota di maggioranza di una nota società. Quando la rimise in vendita, la quota fu acquistata da diversi azionisti frazionandosi così in piccole quote; il risultato fu che la società, senza il controllo esercitato dal socio di maggioranza, si era trovata quasi sull'orlo del fallimento.
Il fatto che il suo nome figurasse ancora nell'elenco dei proprietari delle quote della JBF, messe in vendita a suo tempo, aveva quasi tolto il sonno ad Armand.
"Quell'azionista ne sa una più del diavolo!!" diceva Armand e ancora "Ha un vero talento nel fiutare l'affare migliore e sa sempre qual è il momento di vendere o acquistare azioni!"
In seguito, si era scatenata una vera e propria caccia all'uomo: tutti speravano di trovarlo per aggiudicarsi la sua collaborazione, ma la sua identità rimaneva un autentico mistero per tutti.
"Cos'ha fatto stavolta?"
"Ha acquistato la casa oltre il bosco, a St.Malo"
"Quella che assomiglia allo Chateaux Palmer, con quel giardino di rose sul retro?"
"Già, proprio quella….Avrei tanto voluto comprarla per te. Pensa che dovevo versare l'anticipo ma Jeune è arrivato prima di me."
"Oh!" con rammarico Oscar pensò al giardino.
"Dai, non prendertela" si rivolse al padre "Guardala in questo modo: ha acquistato quella villa, probabilmente vive a St.Malo o nei dintorni oppure ci passa le vacanze….Da questo puoi saperne di più sul suo conto, no?"
"Giusto!" le parole di sua figlia gli avevano restituito la carica"Brava, Oscar!! Vado nel mio studio, devo vedere come muovermi"
'Io, invece, ho altro a cui pensare: devo scegliere un vestito adatto per domani sera' si disse chiudendosi la porta della camera alle spalle. Buttò sul letto quasi tutto il contenuto del suo armadio e cominciò la sua ricerca. Intanto le riecheggiava in testa il colloquio avuto col padre.
Ha comprato la villa di St.Malo…
Forse vive lì o nei dintorni o ci passa le vacanze. Puoi saperne di più, no? Istintivamente, guardò la foto sul comodino: era stata scattata l'estate prima. Lei era in piedi sul bagnasciuga, alle sue spalle Andrè la stava abbracciando. Ripensò al momento in cui si erano messi in posa: come le era piaciuto quell'abbraccio! Subito aveva messo le mani su quelle di Andrè per accentuare il contatto con lui. Posò l'abito nero e riprese quello blu; mentre se lo provava ripensava a Gibert Jeune.
'La villa di St.Malo: Gibert Jeune, come hai fatto a sapere che era in vendita?'
Fece parecchie volte un giro su sé stessa per vedere come stava con quell'abito. Era di seta blu, corpino ricamato con paillettes, spalline sottili e una profonda scollatura che le lasciava scoperta quasi tutta la schiena. Su tutta la lunghezza della gonna, erano distribuiti cristalli e paillettes e un motivo ad arabesco era disegnato sul piccolo strascico; una stola di raso con chiusura gioiello le avrebbe tenuto le spalle coperte.
'Si, ci siamo. Questo va bene'. Ma il suo pensiero era altrove.
"La villa di St.Malo….L'ho vista con Rosalie e con te, Andrè"disse a voce alta guardando ancora la foto.
Qualcosa prese forma nella sua mente 'Già con te, Andrè…Possibile che..
possibile che Gibert Jeune sia tu?' Scosse la testa. 'Ma no! Cosa vado a pensare…Cosa vuoi che ne sappia Andrè di azioni e di Borsa?!?!'
Ma il sospetto si era insinuato nella sua mente: Oscar non sapeva che di lì a poco quel sospetto si sarebbe rivelato fondato.

 

Capitolo Dodicesimo

 

La limousine, dopo essersi lasciata Pont D'Iena alle spalle, svoltò in Quay Branly e da lì in Avenue de Suffren per poi fermarsi all'altezza di Avenue Octave Gerard. La circolazione delle auto nei Champs de Mars è vietata così Oscar e Michael, scortati da quattro body guards, si incamminarono verso l'ascensore riservato agli ospiti del 'Jules Verne', passando attraverso i giardini della Tour Eiffel. Michael stava osservando Oscar che, per evitare di sporcarsi, aveva raccolto la lunga gonna sul braccio destro e camminava sulle punte pernon rovinare le scarpe di seta blu. Inoltre continuava a cambiare direzione per evitare pozzanghere e tratti melmosi, costringendo i body guard a seguirla nel suo tortuoso percorso. Uno di loro stava meditando di prenderla in braccio, ma non lo fece: avrebbe attirato su di loro troppi sguardi.
"Honey, mi spiace farti passare di qui…"le disse guardandola.
La sua espressione lo sorprese: Oscar non riusciva a trattenere un sorriso divertito a causa del travestimento che Michael aveva indossato una volta sceso dalla limousine. Il contrasto tra lo smoking e gli occhiali a specchio che gli coprivano buona parte del viso, il cappellino da baseball che nascondeva i suoi capelli e la consueta mascherina rossa era davvero troppo marcato.
In ascensore, Michael si liberò del suo 'travestimento' sotto gli occhi sorpresi dell'addetto all'ascensore che non riusciva a credere di trovarsi di fronte le Roi de la Pop in persona. Una volta entrati nel ristorante, il cameriere li guidò verso il tavolo di Michael situato nella sala ovest. La vista su Parigi di notte toglieva il respiro. Ad Oscar sembrava di vivere un sogno: si trovava in uno dei migliori ristoranti di Parigi, in compagnia di una persona speciale.
La cena era a base di pesce: ostriche, coquilles St.Jacques, insalata di mare, branzini e gamberoni alla griglia; il tutto accompagnato dall'ottimo champagne di annata. Terminata la cena, uscirono sulla terrazza per ammirare il panorama.
Oscar indicava i vari monumenti a Michael descrivendoglieli a modo suo.
"Wow! Questo sui miei libri non c'è! La prossima volta che vado in giro per Parigi ti telefono, così mi fai da cicerone."
"Ok. Nel frattempo ti mostrerò St.Malo sabato. Sono contenta che tu abbia accettato il mio invito…St.Malo non è certo Parigi, è solo un paesino di mare, ma è molto carino e si possono fare molte gite. Da visitare ci sono la Tour Solidor, le Chateau o ancora le Fort National…"
"Oh Blue Eyes…il tuo accento…è così adorabile…" le disse interrompendola; le accarezzò il viso.
Oscar gli sorrise "…merci…Verrai per pranzo?"
"No, honey, non mi è possibile. Verrò dopo."
"Ti fermi a cena allora, vero?"
"Vedremo…."
Oscar si girò a guardare verso l'Arc de Triomphe. Dopo aver nominato St.Malo, le era tornato in mente Andrè. E i suoi baci, le sue braccia che tante volte l'avevano tenuta stretta, le sue carezze, l'amore sfiorato in piscina…
"Oh!" un brivido la percorse.
Non aveva sentito Michael avvicinarsi; lui le aveva dato un bacio sulla schiena.
"Stai tremando. Honey, hai freddo?" le chiese mentre la faceva voltare verso di sé. Quel bacio l'aveva turbata molto.
"Tieni" le disse mentre le metteva la sua giacca sulle spalle.
"Merci, Michael…"
"Oscar, senti…Ho qui un pensierino per te…"
Le prese la mano e nel palmo posò una scatolina. Oscar la aprì: sul suo supporto un anello d'argento con al centro uno zaffiro.
Lo guardò con gli occhi sgranati per la sorpresa.
"Michael…è…è stupendo. Ma non posso accettarlo, davvero…E' troppo e..."
"No, ti prego"la interruppe" Quando l'ho visto mi ha ricordato i tuoi occhi e ho pensato di regalartelo. Accettalo, per favore, come segno della mia amicizia".
'Quando mi guardi così, come faccio a dirti di no?"pensava Oscar mentre i suoi profondi occhi neri accompagnavano le sue parole.
"Va bene, lo accetto…Merci beaucoup" disse infine.
Michael tolse l'anello dal suo supporto e glielo infilò all'anulare destro.
"Occhi blu, guarda! Senza saperlo ho scelto bene: fa pendant col tuo vestito!" le disse divertito.
"Già" rispose Oscar sorridendo. Poi lo abbracciò. Rimasero stretti così per lungo tempo. Fu Oscar a parlare per prima.
"Michael, è stata una serata splendida. Ma si è fatto piuttosto tardi e devo alzarmi molto presto domani mattina…"
"Già, anch'io ho diversi impegni. Meglio rientrare."
In ascensore nessuno dei due parlò. Oscar ripensava al bacio che Michael le aveva dato e all'anello che brillava al suo dito. Michael, invece, all'emozione che aveva provato nello stringerla a sé.
Una volta ripartita la limousine, Michael tirò Oscar delicatamente verso di sé, la fece appoggiare alla sua spalla mentre la circondava col braccio. L'emozione le serrò lo stomaco e le tolse il respiro. Michael la tenne stretta per tutto il tragitto, in silenzio.
La limousine si fermò all'incrocio tra Rue Fresnel e Avenue de Mun. Michael le prese il viso con le dita e rimase a guardarla per un po'. Quello che ne seguì fu un bacio tenerissimo.
"Good night, honey. Ti telefono"
"Good night, Michael. A presto" disse scendendo dalla limousine.
A letto, Oscar ripensò ad ogni singolo momento di quella sera. Poi il sonno la prese e per un istante ancora le sembrò di essere sulla limousine, tra le braccia di Michael.


* * * * * * * * * *


Durante il volo per St.Malo, Oscar dormì o almeno così credeva suo padre. In realtà dietro la calma apparente, Oscar celava una grande agitazione dovuta al fatto che tra poco avrebbe rivisto Andrè e probabilmente avrebbero parlato.
E di fatti così avvenne, ma la loro conversazione prese una piega che nessuno dei due si aspettava.
Dopo cena, Oscar si recò nel box di Zar. Sperava che il contatto col cavallo avrebbe attenuato un po' quel senso di agitazione che l'accompagnava da quando aveva lasciato Parigi. Pensierosa gli accarezzava la criniera "Oh Zar….Cosa devo fare, dimmelo tu…"
Il cavallo cominciò a battere lo zoccolo sul pavimento e a tratti muoveva vistosamente la testa.
"Va bene, mi hai convinta: usciamo."
Mentre chiudeva il cancelletto del box sentì una voce alle sue spalle: "Dove vai senza di me?"
"Andrè!" Il viso di Oscar si illuminò in un sorriso. Gli corse incontro. Andrè la strinse in uno di quei teneri ed avvolgenti abbracci che Oscar tanto amava.
"Quanto mi sei mancato…"
"Anche tu"
La prese in braccio e la fece sedere sulla sella. Si sedette dietro di lei. Oscar appoggiò la testa alla sua spalla e gli mise le braccia intorno alla vita.
Cavalcarono fino alla spiaggia. Non si sentiva altro che il rumore delle onde. La luna splendeva alta nel cielo e diffondeva ovunque la sua diffusa luce azzurrina. Nell'acqua luccicava una lunga scia luminosa. Rimasero l'uno nelle braccia dell'altro in silenzio per parecchio tempo, ammirando quello splendido scenario. Si levò dal mare una frizzante brezza. Oscar si strinse di più ad Andrè nel tentativo di riscaldarsi.
"Hai freddo?"
"Si, un po'…" Andrè riprese in mano le briglie.
"Si è rinfrescato parecchio. Rientriamo, ti preparo qualcosa di caldo"
"Merci…"
Entrarono nella camera di Andrè tenendo le tazze di tè tra le mani. A tratti si guardavano senza sapere cosa dirsi.
"Ehm…Oscar…?"
"Si?"
"Dimmi…cosa c'è tra te e Michael?"
"Non dirmi che credi a quello che scrivono i giornali!! Non c'è assolutamente niente. Davvero!!"
Andrè appoggiò la sua tazza sul comodino. Osservava Oscar passeggia re per la stanza. In un momento le fu accanto. Le tolse la tazza dalle mani poggiandola sulla scrivania. Poi le prese il viso tra le mani.
"Amore mio…" le sussurrò prima di baciarla.
Una struggente felicità invase il cuore di Oscar. 'E' una sensazione bellissima. Sto così bene quando sono con te, Andrè' pensava mentre erano stretti in un tenero abbraccio. Poi successe l'imprevedibile.
Oscar si trovava con lo sguardo verso la libreria. Nel mobile era stato ricavato un ponte, all'interno del quale Andrè aveva sistemato la scrivania. Quando Oscar riaprì gli occhi percepì uno strano movimento: dei fogli stavano cadendo a causa di qualcosa che si stava aprendo. Lo schermo del pc si era sollevato e dopo qualche istante si illuminò.
Oscar voltò la testa verso quella luce, incuriosita. Si vide sullo schermo. Il suo viso faceva da sfondo ad una frase intermittente: 'Monsieur Jeune, You 've got mail'.
Si staccò subito da Andrè e si portò davanti al pc.
"Cosa c'è, Oscar?" le chiese voltandosi verso di lei. "Oh, no! NO!" Girò il viso da parte e chiuse gli occhi colto in fallo. 'E adesso?' pensò.
"Allora?? Mi spieghi cos'è tutto questo, Andrè? O meglio: Gibert Jeune"
gli chiese con voce alterata "Perché Gibert Jeune sei tu, vero?"
Andrè annuì in silenzio.
"Lo sapevo!! Da quanto dura questa storia? Da molto immagino: non si diventa il miglior azionista sulla piazza in un giorno! Tutti impegnati a cercare di capire chi fosse o dove vivesse e invece lo avevamo qui a potare il giardino o a sellare i cavalli!! Ci hai presi tutti in giro! Ti sei divertito??" era fremente di rabbia. Cominciò a giocherellare nervosamente con l'anello di zaffiri facendolo girare sul dito.
"Oscar, non è come pensi…"
"E allora com'è? Spiegamelo!"
"…non volevo prendere in giro nessuno di voi, lo giuro. Giocare in borsa mi è sembrato il mezzo più veloce ed efficace per poterti sposare e farti vivere la vita a cui sei abituata."
"E la villa qui dietro?"
"Volevo che fosse il mio regalo di matrimonio per te. Sai per via di quel giardino di rose…."
A quelle parole, Oscar si portò una mano alla bocca e guardò altrove abbassando il viso.
"Ho anche acquistato un appartamento a Parigi, così da viverci durante la settimana, come fai ora"
Lo guardò dritto in viso.
"Ma che bravo! Hai pianificato tutta la mia vita senza chiedermi niente!" continuava a far girare l'anello. Andrè le si avvicinò.
"Senti…io l'ho fatto per noi…"
"Non toccarmi!!" gli urlò allontanandosi da lui. "Con che coraggio parli di matrimonio? Su cosa lo basi? Sulla menzogna? Sulle cose tenute nascoste? Non c'è nessun noi, è chiaro?" sottolineò quelle parole con un gesto della mano destra. Andrè vide l'anello in quel momento. Le afferrò il polso.
"Ahi! Mi stai facendo male! Lasciami!"
"SOLO AMICI ?!?" la guardò contrariato "Da quanto dura?"
"Ma?! Ti ho detto la verità: non c'è niente davvero!"
"Chi prende in giro chi, adesso?" le lasciò la mano con rabbia.
"Ma Andrè…"
"Esci immediatamente da questa stanza!!"
"Cosa ??"
"Te lo ripeto ancora una volta: esci immediatamente da questa stanza!"
Si girò di spalle. Dopo qualche minuto udì la porta d'ingresso chiudersi. Si era già pentito delle sue parole. Strinse i pugni nel tentativo di reprimere l'impulso di correrle dietro per chiederle scusa e di dimenticare ogni cosa e per abbracciarla e baciarla di nuovo. Si mise a sedere nel letto.
"Stupida…Stupida amore mio…Cosa ti serve ancora?"



Continua...

Di Marco Manuela (mail to: crystalj@libero.it )