IL CUORE E LA LUNA

Capitolo Primo

 

Il cicalino dell'interfono suonava di continuo da un po', accompagnato dall'intermittenza della spia luminosa, ma Oscar lo ignorò volutamente concentrata com'era nella preparazione della lezione di step che avrebbe tenuto l'indomani. La sequenza era quasi completa, mancava però la parte finale, alla quale Oscar pensava ormai da un paio di giorni.
Improvvisamente, con fare deciso, alzò di più il volume dello stereo e stimolata dalla musica cominciò ad eseguire l'intera sequenza.
"No, no, no!! Maledizione!!" disse ad alta voce dirigendosi verso lo stereo ed interrompendo la musica. Tutto ad un tratto l'idea che aveva avuto per chiudere la coreografia le sembrò banale.
'So chi può aiutarmi' pensò tra sé uscendo dalla stanza che fungeva da palestra e dove Oscar passava diverse ore al giorno.
"Dovresti smetterla di passare tutto quel tempo chiusa lì dentro e finalmente trovarti un giovanotto con cui sposarti e mettere su famiglia! Alla tua età tua sorella Amélie era già sposata e in attesa del primo figlio! Tu cosa stai aspettando ancora??"
Al pensiero di queste parole, che la nonna ormai le ripeteva sempre più frequentemente nell'ultimo periodo, la risata di Oscar risuonò argentina mentre socchiudeva gli occhi e portava indietro la testa, in quel suo tipico gesto che tanto piaceva ad Andrè.
Oscar Françoise De Jarjayes, ultima figlia di Armand De Jarjayes, il noto imprenditore a capo di un impero delle telecomunicazioni, aveva tutte le carte in regola per essere considerata un 'buon partito' : era infatti l'erede di buona parte del patrimonio paterno e quel cognome aristocratico, che lei considerava ingombrante e fuori luogo, le aveva aperto tutte le porte nei salotti più in vista dell'alta società parigina.
"Porte che non resteranno aperte ancora a lungo se non ti deciderai a comportarti come si conviene!!"
Le parole della nonna rimasero sospese nei pensieri di Oscar che scioglie va la coda che tratteneva i suoi lunghi capelli biondi.
Oscar doveva la sua splendida figura agli anni di esercizio fisico e quel suo nome maschile al padre, che desiderava ardentemente un figlio maschio, ma che vendendo disattese le sue speranze volle comunque dare il nome scelto da tempo alla bambina.
Se è vero che il carattere di una persona è racchiuso nel suo nome, allora Oscar non faceva proprio eccezione: era molto decisa e indipendente ma allo stesso tempo leale e sincera, di aspetto delicato ma molto forte e aveva una spiccata propensione per lo sport. Terminò gli studi all'accademia di ginnastica e ottenuta l'abilitazione all'insegnamento, riuscì a farsi un nome nel suo campo in breve tempo: le sue lezioni erano sempre frequentatissime sia per l'alto livello degli esercizi proposti sia per Oscar stessa che attirava tutti col suo carisma.
In famiglia ormai le pressioni che le venivano fatte perché cambiasse vita e finalmente si sistemasse si sprecavano, ma è difficile imbrigliare uno spirito libero!
"Non è di un marito e un marmocchio che ho bisogno in questo momento!" usava ripetere ogni volta che tiravano fuori l'argomento "Ho ancora parecchie cose da fare". E così usciva dalla stanza, troncando ogni discorso.
Sprofondando nel divano della sala, fece partire il nastro nel videoregistratore e dopo qualche istante di apnea il suo respiro tornò quasi regolare: Michael era lì che le strizzava l'occhio dal video.
"Con lui….con lui si che cambierei idea sul matrimonio…." disse a voce alta guardando Michael ipnotizzata. Ad un tratto bloccò la videocassetta esultando: era riuscita trovare il finale per la lezione di step.
"Ah Michael! 'Thriller' sarà pure la tua croce ma è la mia delizia!" disse facendo schioccare un bacio sul vetro della televisione che in quel momento ritrasmetteva lo splendido primo piano di Michael.
Con passo deciso si avviò verso la cucina: aveva bisogno di bere qualcosa di fresco. Chiudendo il frigo, trovò un biglietto col suo nome scritto sopra.

'Ti ho chiamato ripetutamente per quasi 20 minuti con l'interfono ma non mi hai risposto. Sto uscendo con Zar per controllare che la distorsione sia guarita. Volevo proporti di venire con me, ma probabilmente sei presa.

A più tardi,
André



"Oh! Era lui!....Vorrà dire che lo aspetterò nel box di Zar per aiutarlo e gli chiederò scusa per non avergli risposto".
Si avviò verso la sua camera quasi di corsa. Si cambiò in tutta fretta indossando jeans, una maglietta corta senza maniche e stivali, tenendo d'occhio dalla finestra il percorso che Andrè avrebbe dovuto fare rientrando dalla passeggiata.
Andrè Grandier, che aveva un anno più di Oscar, era un bellissimo ragazzo; alto, con occhi verdi e capelli scuri, era il nipote della tata di Oscar. Aveva perso i genitori in un incidente stradale quando era un bambino e la nonna paterna lo prese con sé, ottenendo poi il permesso di farlo vivere con lei nella dependance della meravigliosa villa della famiglia Jarjayes a St. Malo. Si occupava di un po' di tutto, dalla manutenzione ordinaria al giardino. Occasionalmente prestava servizio come autista e sebbene la famiglia De Jarjayes disponesse di abili addetti, di Zar, il cavallo di Oscar e Nero, il suo cavallo, Andrè si occupava personalmente.
Quello che però nessuno sapeva era che Andrè conosceva benissimo i computer e aveva un ottimo senso degli affari. Grazie a queste sue doti nascoste, era riuscito a raggiungere una discreta somma giocando in Borsa, avvalendosi anche dell'aiuto di Alain, conosciuto attraverso una chat-room e divenuto ben presto suo ottimo amico.
Alain De Soisson, lavorava alla Banca di Francia nel campo delle speculazioni in Borsa e dopo avergli insegnato tutto quello che c'era da sapere in campo finanziario, gli passò le informazioni giuste al momento giusto.
"Non posso ancora permettermi una casa come questa ma prima o poi ci arriverò" rise.
Si era tolto la maglietta, ormai madida di sudore e si stava asciugando quando si sentì decisamente osservato. Oscar era ferma sulla porta, i suoi occhi azzurri lo fissavano increduli e lievemente sgranati per lo stupore.
'Ma che ti prende? Non è la prima volta che vedi Andrè!' di scatto si girò, rossa in viso.
"Oscar, che fai lì? Vieni, devo parlarti di Zar".
"Eccomi Andrè, vengo subito…." rispose Oscar imponendosi di calmarsi e soprattutto….respirare !!
Appena la vide entrare, Zar cominciò a far dondolare la testa su e giù e a battere la zampa sul pavimento per attirare la sua attenzione.
"Ehi tu…." gli disse Oscar dolcemente "Ciao Zar" e lo abbracciò. Per tutta risposta Zar le appoggiò il muso lungo la schiena cercando in questo modo di avvicinarla di più.
Nel vedere la scena, Andrè sorrise e guardò Oscar. In quel momento Oscar si girò e guardò Andrè a sua volta, ricambiando il sorriso.
"Grazie per averlo fatto uscire. E scusami tanto se non ti ho risposto prima….Ho finito la sequenza per la lezione di domani….Dimmi…."
"Non importa. A quanto ho potuto vedere la zampa di Zar è a posto. L'ho lanciato al galoppo e vedendo che rispondeva bene ho deciso di prolungare la passeggiata. Siamo arrivati fino alla spiaggia; l'ho lanciato di nuovo al galoppo sul bagnasciuga e ancora tutto bene. Quindi non ci sono più problemi. L'unica cosa di cui ha bisogno ora è una
bella strigliata: avrà sale e sabbia un po' dappertutto" concluse ridendo.
"Splendido! Grazie per esserti preso cura di lui. Senti, ti do una mano, così finiamo prima di cena".
Stava dicendole di lasciar perdere, quando si accorse che si era cambiata apposta. Nuovamente Andrè sorrise ad Oscar e la guardò con occhi pieni di gratitudine.
Oscar si staccò da Zar. Lievemente accarezzò Andrè sul viso prima di andare a prendere acqua e spugne.
Trascorsero il tempo necessario senza quasi rendersene conto, chiacchierando, ridendo e scherzando di continuo.
Dopo cena si recarono di nuovo nel box di Zar e Nero.
"Ciao, sono venuta a salutarti. Fai il bravo. La prossima volta esco io con te, promesso!" disse Oscar a Zar, dandogli uno zuccherino. "Ciao Nero, ho qui qualcosa anche per te" e accarezzandolo sul muso aggiunse "Vi affido Andrè, fategli compagnia mentre non ci sono".
Una volta chiuso il portone della costruzione che fungeva da stalla per i due cavalli, ritornarono verso casa, fianco a fianco, senza dirsi nulla.
Poi, dolcemente, Andrè prese Oscar per mano e camminarono così lungo l'ultimo tratto di strada che li avrebbe portati alla grande villa.
"Ciao Andrè….ci vediamo venerdì. Buona notte" disse Oscar ferma sui gradini dell'entrata posteriore. Andrè le teneva ancora la mano. Guardandola negli occhi, si portò la mano alle labbra e la baciò lievemente. "Ciao" le disse infine e rimase ad osservarla mentre rientrava in casa. Dopodiché si avviò verso la dependance.

 

Capitolo Secondo

 

Il lunedì, le attività legate alla conduzione di villa De Jarjayes riprendevano frenetiche. I camerieri e gli addetti alle pulizie arrivavano per il loro turno di lavoro; Oscar e suo padre, tornavano a Parigi per riprendere le loro attività.
Durante la settimana risiedevano al n. 58 di Avenue De New York, nel quartiere Chaillot, il più esclusivo di tutta Parigi.
L'attico era disposto sull'angolo che il palazzo creava tra l'Avenue De Mun e l'Avenue De New York: in questo modo si poteva godere di una splendida vista sia sulle fontane del Trocadero, sia sulla Tour Eiffel.
Era dislocato su due piani ed era arredato con tutti i comfort che si pote-vano desiderare. Tappezzeria di seta alle pareti, marmo per i pavimenti, sedie antiche, quadri di valore alle pareti, tappeti orientali di ottima fattura: Armand De Jarjayes non aveva badato a spese. Di marmo erano pure le scalinate che collegavano i due piani e il bordo della piscina, situata al terzo piano: in realtà una mansarda ristrutturata a piccola palestra per Oscar.
Il venerdì, al termine della giornata, facevano ritorno alla villa dove rimanevano la madre di Oscar, la nonna e Andrè.
"Monsieur, è tutto pronto per partire" disse il pilota ad Armand.
"Bene, perfetto. Oscar, andiamo!"
Oscar si avviò verso l'elicottero socchiudendo gli occhi a causa della grande quantità di vento e polvere che le pale, già in movimento, stavano sollevando.
A metà tra l'interno e la scaletta, Oscar agitò la mano verso sua madre, Andrè e sua nonna in segno di saluto poi prese posto vicino al finestrino, di fronte a suo padre.
L'elicottero si alzò in volo; dai finestrini si godeva la splendida vista della villa dall'alto, immersa nel verde del parco, e del mare.
Oscar attendeva sempre con emozione il momento in cui l'elicottero sorvolava la tenuta, amava vedere la sua casa e il bosco che la circondava dall'alto, ma quella mattina osservava tutto senza realmente vede-
re, persa nei suoi pensieri.
'Perché provo questa strana malinconia al pensiero di passare la settimana a Parigi? E questa strana sensazione….siamo appena partiti e già vorrei che fossimo di ritorno….perché?'
"Che hai stamattina, Oscar? Non ti vedo del tuo solito umore. Dov'è il mio sorriso del lunedì?" le chiese suo padre.
"No, papa, non c'è niente, davvero. Stavo solo pensando all'orario delle lezioni e mi è venuto in mente che avrò diverse ore vuote distribuite lungo tutta la settimana e l'idea di entrare e uscire dalla palestra non mi piace molto"
"Bè, se hai del tempo libero vieni a trovarmi in ufficio. Mi piacerebbe passare più tempo con te….Potremmo pranzare insieme. Che ne dici, Oscar?"
"Splendido! Ok, ci sto!" rispose Oscar e d'impulso abbracciò Armand.
"Je t'aime, papa" gli disse e quando lo guardò sorridendogli, Armand De Jarjayes si sentì riempire il cuore di un'immensa felicità.




Continua...

Di Marco Manuela (mail to: crystalj@libero.it )