CONTRO IL DESTINO

Parte Seconda

 

Quando tornò a casa, con sua grande sorpresa, trovò una persona ad aspettarlo, seduta sulla poltrona, con un lungo soprabito sulle spalle ed un bicchiere riempito a metà tra le mani, con un volto pallido e la testa appoggiata alla sommità dello schienale; aveva in viso l'espressione di una persona abbandonata a se stessa, che avrebbe preferito di farsi scorrere tranquillamente la vita addosso, senza reagire, lo sguardo perso nel vuoto in direzione del camino…una bottiglia di liquore vuota sul tavolino davanti a lei.
Andrè si chiuse la porta alle spalle "…Oscar, sono le 4 del mattino…cosa ci fai già in piedi a quest'ora?" - "A dire la verità…, vedi, non ho affatto dormito. Perché non mi hai detto che andavi in osteria ieri sera? Sarei venuta volentieri anch'io a bere"- disse senza distogliere lo sguardo dal vuoto- "Come fai ad essere così sicura che sia andato a bere?...E comunque vedo che ti sei accontentata del liquore che hai trovato qui"- "Già… mi sono arrangiata con questo…"- diresse lo sguardo all'interno del bicchiere che aveva tra le mani, il cui contenuto iniziò a far roteare. "Non posso sapere dove sei andato?" - "E io non posso sapere perché non hai dormito?" - Oscar gli piantò in faccia due occhi pieni di rabbia e dolore. André si accorse di aver fatto una domanda che non avrebbe dovuto fare - "Dicono che in giro ci sia un ladro chiamato "cavaliere nero"" - "Ti ringrazio, ma non devi preoccuparti per me…so badare a me stesso". Oscar appoggiò il bicchiere sul tavolino e si alzò vacillando, perciò si aggrappò alla poltrona per non cadere. André corse a sorreggerla. "Ora devo andare a prepararmi… più tardi ho la rivista delle guardie…" "Oscar non puoi andare da nessuna parte in queste condizioni. Sei troppo debole e le gambe non ti reggono, lo vedi? Puoi solo andare a farti una bella dormita per riprenderti" - "No lasciami, io ho i miei compiti da adempiere, devo andare a Versailles…" - così da vicino André poteva vedere i suoi bellissimi occhi azzurri gonfi di pianto, che erano esaltati nel loro colore puro e nella loro espressione dolorosa dal viso pallido di Oscar… quella notte era stato rigato da chissà quante lacrime - "Oscar non ti reggi in piedi e sei ubriaca, dove vorresti andare? Avanti, appoggiati a me, ti aiuto ad andare in camera" - neanche il tempo di dirlo che la donna gli svenne tra le braccia. Così se la caricò sulle braccia e si diresse verso la stanza di lei. "Non posso vederti in questo stato…ed è tutta colpa di quel maledetto…se lo avessi ora qui davanti gli spaccherei quel bel muso da damerino che ha" disse sottovoce mordendosi il labbro inferiore per contenersi, ma le sue parole, anche se sussurrate, rimbombarono nel lungo corridoio oscuro.
La porta della camera di Oscar era aperta a metà, così con la spalla la spalancò del tutto ed entrò; più delicatamente che poteva la depose sul letto. Prese una coperta dall'armadio e la coprì con un gesto lievissimo. Per istinto si sedette sulla sponda del letto e le accarezzò la guancia quasi con un timore religioso di profanarne il candore; la pelle di Oscar era liscia e morbida come la seta… e lei era così bella…: "Sei semplicemente bella…come questo istante nel tempo e nel silenzio. Rimarrei così per sempre…" - ma non poteva…: contro ciò che gli gridava il cuore s'impose di lasciare quella stanza all'istante. No, non ancora… non poté ancora: le scostò una ciocca di capelli dal collo e da lì fece scivolare il dorso della mano fin sul suo mento. Doveva andare prima di lasciare che l'amore gli annebbiasse completamente la ragione: si alzò e arrivò fin sulla porta; afferrò la maniglia per richiudersi l'uscio alla spalle…ma non poté evitare di girarsi a guardarla ancora una volta. Poi con un impercettibile inchino chiuse la porta.



Qualche ora più tardi, verso le 9 del mattino, André si diresse verso la camera di Oscar per svegliarla. Appena alzò la mano per bussare la porta si aprì e la donna sobbalzò per lo spavento. "Buongiorno Oscar…non credevo ti fossi già alzata" - "Mi hai fatto prendere quasi un colpo" - disse scostandolo per passare - " Ero venuto per svegliarti visto che ti sei addormentata solo all'alba. Non ricordi? Mi sei svenuta tra le braccia, così ho dovuto portarti io in camera…come si fa con una bambina che non vuole andare a letto" - disse scherzando lui - Oscar arrossì ma fece finta di non aver proprio sentito: davvero si era comportata come una ragazzina capricciosa…. Scesero le scale e si fermarono a fare colazione; André si accorse del suo viso arrossato e imbarazzato guardandola attraverso il vapore del caffé che stava bevendo. Oscar lo bevve in due sorsi, poi: " Ora debbo recarmi a Versailles, ci vediamo stasera per esercitarci con le pistole" - si alzò e sistemandosi il fodero con la spada e i polsini dell'uniforme, uscì fuori dal palazzo seguita da André: "Vuoi che venga con te Oscar?" - "Non è necessario ti ringrazio…" - Salì a cavallo e spronandolo partì velocemente; André rimase a guardarla allontanarsi appoggiato contro lo stipite della porta: "Nessun uomo sarebbe arrossito sapendo che un altro se l'ha caricato addosso e l'ha portato nella sua stanza… Oscar sei una donna, e così facendo lo metti solo in evidenza" - pensò sorridendo.
La mattina passò velocemente. Oscar ritornò da Versailles verso le 5 del pomeriggio e in viso aveva un'espressione più triste che mai, distrutta. Affidò il cavallo ad André senza salutarlo nemmeno, senza guardarlo. Si era già avviata verso l'ingresso di casa che André le rivolse la parola: "Oscar com'è andata la rivista delle guardie?" - "Bene grazie…sono rimasta abbastanza soddisfatta" - "Sarà meglio che tu vada a riposare, sei così pallida…magari prima mangia qualcosa" - "Ho pranzato con Sua Maestà la Regina… mi ha invitato caldamente a restare perché doveva parlarmi" - "Davvero? E cosa ti ha detto? - "…niente di troppo importante…voleva solo stare con qualcuno con cui poter parlare liberamente. Ultimamente è sempre più sola anche se è circondata da tanti nobili; nessuno le vuole bene per quello che è ma solo per ciò che rappresenta" - "Forse Sua Maestà ti considera l'unica persona che le sia rimasta davvero accanto, si, può darsi che ti consideri la sua migliore amica" - Oscar si girò completamente verso di lui con i pugni stretti e negli occhi una scintilla di rabbia: "Il mio compito a Versailles è di proteggerla, non di diventare la sua confidente o una dama di compagnia" - André non rispose ma con lo sguardo le diceva che si stava prendendo in giro da sola. Oscar fece finta di niente e cambiò discorso: "Tra un'ora fatti trovare qui…andremo al lago per esercitarci con le armi da fuoco" - abbassò lo sguardo e se ne andò.
Entrata nella sua camera si tolse l'uniforme e cadde pesantemente sul letto. Chiuse gli occhi e come in un flashback rivide il suo incontro con la regina ricordando le parole che si erano scambiate. Avevano passeggiato nei giardini del Petit Trianon dove la regina si era trasferita da un po' per dedicarsi di più ai suoi bambini e per sfuggire agli impegni ufficiali che la opprimevano troppo…sfortunatamente però la sua decisione le aveva attirato l'odio di molti che, dopo aver fatto tanta strada, vedevano venir cancellato il loro incontro con Sua Maestà. Ormai anche i nobili cominciavano a guardarla con freddezza: una regina che preferisce giocare con i suoi figli piuttosto che dare udienze non era una cosa accettabile…: "Maestà cosa volevate dirmi? Sono sempre ai vostri ordini" - "Non vi ho fatto rimanere perché volevo darvi degli ordini madamigella Oscar…ecco…io desideravo soltanto stare in vostra compagnia. Adesso voi siete l'unica persona di cui io possa fidarmi appieno; la nostra amicizia dura ormai da parecchi anni…Oscar, la verità è che mi sento così sola a volte. La mia unica felicità sono i miei figli e soltanto quando sono con loro dimentico la mia solitudine. Ma è solo un attimo…" - si sedettero su una panchina - "La mia vita è vuota, mascherata da un sottile strato dorato…io non sono felice perché non ho ciò che più desidero" - gli occhi della regina che teneva fissi in quelli di Oscar, si riempirono di lacrime - "Io che sono una regina paradossalmente non posso avere quello che ogni donna comune ha" - Oscar la guardava dispiaciuta ma non sapeva come comportarsi…del resto era ciò che lei stessa provava…e per lo stesso uomo - "Perché Oscar? Perché? Voi forse sapete darmi una spiegazione valida?" - gli occhi blu di Maria Antonietta, da cui scendevano veloci piccoli fiumi di lacrime, davvero cercavano una risposta in quelli blu di Oscar…aveva così tanto bisogno di una risposta che credeva davvero che qualcuno gliela potesse dare. E Oscar poteva dirle che scoppiava dalla voglia di farle quella stessa domanda?...di farla a chiunque potesse risponderle? La regina e il conte di Fersen si erano amati di nascosto da tutti anche se tutti lo sapevano in realtà…si erano amati ma avevano dovuto perdersi per non permettere davvero che i loro sentimenti distruggessero entrambi. Oscar invece poteva solo sapere e fare finta di non sapere…amare Fersen e continuare a voler bene alla regina…nella sua condizione non poteva fare altro. D'istinto prese le mani di Maria Antonietta tra le sue: " Oh maestà…io…io non so spiegarvi il perché, forse nessuno può. Però posso dirvi che dovete essere forte perché sento che lui sta mostrando tutto il suo valore e lo fa per la libertà pensando a voi. Siete la sua forza, quella forza che lo rende invincibile e che lo salverà, che lo riporterà qui sano e salvo da voi. Sento che ritornerà, per amarvi più di prima" - non riuscì a controllare la voce che inesorabilmente le tremava e gli occhi che volevano piangere, così per evitare che la regina la vedesse le lasciò le mani abbassando lo sguardo e si alzò: "Maestà, credetemi, non morirà…perché sa che se vivrà potrà rivedervi" - "Grazie per le vostre parole Oscar" disse la regina asciugandosi le lacrime - "Altezza ora perdonate ma devo proprio andare…" aggiunse Oscar con rivoli di lacrime sulle guance - "Certo…grazie ancora amica mia" - il colonnello si allontanò a passo svelto e salita sul cavallo si allontanò tenendo sempre lo sguardo basso. La regina la guardò andar via: aveva fatto bene a rivolgersi a lei? Le aveva parlato di sentimenti che Oscar non poteva o più probabilmente non doveva provare, per la sua educazione maschile, perché era un colonnello, perché…lo scopo della sua vita era un altro ormai. Perché una tale ingiustizia per una donna così bella e speciale come Oscar?
Cavalcò come una forsennata per le campagne finché non si calmò per poter tornare a casa. Al contrario di ciò che aveva detto ad André quel pomeriggio era stata davvero una confidente per la regina, ma lei era la persona più sbagliata per troppe ragioni. Il pensiero le tornò insistentemente sul fatto che era stata sul punto di scoppiare a piangere davanti a lei: il dolore può essere più forte della ragione? Doveva essere lei a controllare i suoi istinti altrimenti non ci sarebbe stato scampo per l'uomo Oscar François de Jarjayes. Come un lampo comparve davanti ai suoi occhi il conte di Fersen. No, perché doveva sempre finire ogni pensiero con il desiderio di lui? Lo doveva dimenticare a tutti i costi e poi…chi era? Un uomo qualsiasi, come tutti gli altri, come Oscar…allora perché quando aveva incontrato il suo sguardo le aveva fatto un effetto che gli sguardi degli altri uomini non le facevano? Gli occhi di lui posati su di lei la facevano avvampare, sentire a disagio, provare esaltazione mista a rabbia…un effetto che comunque non poteva essere definito a parole. Ma lei poteva mai gettare via con uno stupido sbaglio quasi trent'anni da uomo? No, però non poteva in ogni modo non riconoscere che il suo cuore si era fermato 7 anni fa… e avrebbe ricominciato a pulsare quando lui le avrebbe posato ancora una volta i suoi occhi su di lei…per farla rivivere.


Fine Parte Seconda

Linda V. (mail to: lea869@hotmail.com )