CONTRO IL DESTINO

Parte Prima

 

Era il tramonto di una bella giornata d'aprile. L'aria era frizzante e un po' fresca, il vento agitava leggermente la distesa d'erba verde smeraldo e sfiorava, increspando appena, le dolci acque di un lago. I grandi alberi di pesco e di ciliegio stavano sfiorendo e i petali cadevano danzando e rincorrendosi nella leggera brezza. L'acqua del lago era simile ad una grande coperta di diamanti che stava per avvolgere quasi interamente la grande sfera solare. Essa, sprofondando nel limpido specchio, sembrava emanare con più forza e calore la sua luce, abbracciando tutto l'orizzonte fin dove giungevano gli ultimi bagliori luminosi.
Due figure snelle e agili si stagliavano contro la sfera fortemente luminescente e si rincorrevano e si scagliavano contro con velocità ed eleganza, quasi come in una danza accompagnata dal suono labile e discreto del vento tra le fronde degli alberi e dal turbine di petali rosa e bianchi che le avvolgevano.
"E' tutto inutile, non mi batterai André" disse Oscar mentre il vento le scompigliava i lunghi e folti capelli biondi, affondando la lama scintillante contro l'amico - "Non esserne tanto certa, mia cara Oscar" rispose lui con un sorriso - "Non ho di certo la vostra destrezza colonnello, ma mi impegnerò a fondo per battervi, ve lo assicuro" aggiunse difendendosi dal colpo e preparandosi ad un attacco - "Vincerai se ti lascerò vincere" rispose lei accettando la sfida. Proseguirono a battersi per parecchio e nessuno dei due si arrendeva o subiva attacchi, finché davanti agli occhi di Oscar non comparve un qualcuno a cui si sforzava notte e giorno con tutta se stessa di non pensare. Anche se coscientemente non l'avrebbe mai fatto, cancellò automaticamente il duello dalla sua testa per fissare quella figura che le sembrava stesse avvicinandosi a lei, con quel suo sorriso affascinante e quello sguardo intenso. André approfittò del momento e le puntò la spada dritta al cuore. Attirata dal luccichio della lama puntata contro di lei, si risvegliò come da un'ipnosi durata poco più di un secondo. Con un'espressione di sorpresa guardò André e sembrava non ricordarsi ciò che stava facendo e dov'era. Rimase con le braccia stese lungo i fianchi senza dire una parola… "Bene Oscar, sembra che io abbia vinto" disse lui fingendo di non essersi accorto di ciò che le era successo e ritirò l'arma puntatale contro -"Già…questa volta hai vinto…" riuscì a rispondergli dopo un attimo di esitazione - "Per un momento ho avuto una sensazione di capogiro…" aggiunse portandosi una mano alla testa con una smorfia di fastidio. Sembrava quasi la verità. Oscar era molto convincente quando raccontava una bugia, perché prima di convincere gli altri di ciò che diceva, doveva prima convincere se stessa. E poi non poteva certo dire che quell'uomo "le era apparso"…solo ad una donna innamorata potevano accadere certe cose…e lei non era una donna innamorata… no, non era neanche una donna…Oscar François de Jarjayes era un uomo dalla testa ai piedi, come una volta aveva detto André.
"Scusa André, ti dispiace se torniamo a casa? Vorrei stendermi un po'… e poi voglio farmi preparare da tua nonna una delle sue deliziose tazze di cioccolato caldo" disse per gettare acqua sul fuoco - "Va bene Oscar, andiamo…" - disse lui sempre facendo finta di niente. Slegarono i cavalli che si stavano abbeverando nel lago e si incamminarono lentamente, uno a fianco all'altro, verso casa. André, con la coda dell'occhio, la guardava ogni tanto. Il volto di Oscar era alquanto pallido e le mani stringevano con forza le briglie del cavallo, fino a far diventare bianche le nocche. Lei aveva la schiena tesa, e sembrava così altera, gelida la sua Oscar, eppure lui sapeva cosa stava accadendo nel suo cuore. Erano passati ormai 7 anni dalla partenza di quell'uomo e lei da allora si mostrava più distante. Erano lontani quegli indimenticabili momenti della loro infanzia, della loro amicizia, quando Oscar non si nascondeva da lui…allora André era davvero il suo migliore amico…invece ora lei aveva innalzato barriere ovunque, in primis contro di lui che l'aveva sempre vista come una donna, e contro ogni sentimento che avesse potuto metterla in luce come tale di fronte a se stessa e poi di fronte a chiunque altro…ma l'amore era riuscito ad infilarsi come un'edera velenosa da una parte all'altra delle sue barriere e le aveva troncate a metà e fatte crollare. Tutto ciò non era stato previsto affatto quando a 14 anni indossò quell'uniforme bianca, e l'aveva lasciata come nuda agli occhi di tutti, priva all'improvviso delle sue forti e sicure certezze che erano le fondamenta stesse di quei muri. Quel dolore nuovo e inatteso, quella ferita che si riapriva ogni volta che incontrava il suo sguardo, le aveva ricordato che era una donna…ma era l'amore più crudele che avesse potuto capitarle…anzi, l'amore era comunque per lei un ostacolo gravissimo, per lei che aveva un destino scritto dalla nascita. Tali sentimenti non erano richiesti ad un soldato…perché era questo che lei doveva essere e non altro.
In questo perseverare contro se stessi André, soffrendo per lei, vedeva solo e unicamente una donna che lotta contro il suo dolore. E comunque cercare di mostrarsi come un uomo a lui era decisamente troppo tardi: André si perse di lei quando incontrò per la prima volta i suoi occhi azzurri e da allora, da bambino, la ragione della sua vita non era stata diversa da Oscar. Come si lacerava il cuore quando la vedeva soffrire non lo capiva neppure lui ormai, ma non poteva fare diversamente perché l'amava troppo per metterla di fronte alla realtà e farla soffrire di più. Tra di loro si era stabilito un tacito accordo che prevedeva il salvare le apparenze, almeno quelle…: Oscar si distruggeva un po' alla volta dietro un amore da dimenticare a tutti i costi e sapeva che André la conosceva così bene da saper leggerle dentro ogni emozione, mentre lui le si era votato silenziosamente sapendo di non poter pretendere nulla e quindi anche il suo era un amore disperato, ma per lui si concedeva sempre di soffrire, piangere di nascosto per lei, ubriacarsi per mettere a tacere il cuore per una notte, come un'abitudine…mentre per Oscar…avrebbe dato anche ciò che non possedeva se non addirittura la vita, per poter avere la possibilità di mettere fine a tutto il suo di dolore.
Nel ritornare a casa non dissero una parola: Oscar perché non aveva alcuna voglia di chiacchierare e André per paura di ferirla, visto che era così semplice. Arrivati al palazzo André prese le briglie di entrambi i cavalli e si diresse verso le scuderie: "André ascolta, domani sera vorrei esercitarmi con la pistola quindi andremo di nuovo al lago."- disse camminando al fianco del ragazzo - "Perché domani sera? Sei impegnata di mattina?" - "Già, devo recarmi a Versailles per la rivista delle guardie" - "Capisco. Comunque ci vediamo più tardi a cena"- Andrè aprì la porta della scuderia e vi entrò mentre Oscar si appoggiò allo stipite con un braccio - "No, stasera non ho fame e poi ho ancora quel capogiro… Vado a letto, ci vediamo domani" disse, e poi si voltò per andare via - "Va bene Oscar…buonanotte allora" rispose dispiaciuto e furibondo dentro di se. Prese un secchio pieno d'acqua e una spugna e iniziò a strofinare il manto del suo cavallo nero: "Buonanotte…lo so che non dormirai, Oscar. Quando entrerai in camera tua e nessuno ti vedrà, potrai cadere pesantemente sul letto e piangere disperatamente per lui per poi addormentarti ancora vestita se non avrai più lacrime da versare, oppure inizierai a suonare il tuo pianoforte pensando sempre a lui e vedo già le tue dita che si scagliano contro la tastiera e si rincorrono veloci, nervose, tremanti, ma instancabili…si, lo so…attraverso quella musica sarà facile per me avvertire la tua rabbia, la tua tristezza, il tuo amore per lui…Già, ogni tuo gesto, ogni tuo sguardo mi dice quello che non vorresti dire mai…i tuoi grandi occhi azzurri sono troppo limpidi e maledettamente sinceri…e mi parlano del tuo essere la donna più vera e più bella che abbia mai conosciuto, e tu non lo sai o non vuoi riconoscerlo che è così…perché sei nata donna… e non puoi strapparti il cuore e gettarlo lontano da te, anche se ti fa solo soffrire. Se fosse stato così semplice, io sarei stato il primo a farlo… ma non si può. Ecco, lo sapevo…hai cominciato a suonare. Neanche quando sei sola ti abbandoni al pianto, anche per questo sei una donna, non lo vedi? Non puoi fuggire via da te stessa…perché non lo capisci? Oscar…è la verità credimi…neanche io posso fuggire via da questo amore, io…non posso. E non voglio…perché sei il mio amore, la mia vita, la mia anima, tu sei tutto, da sempre, da che ho memoria di me stesso. Quanto vorrei dimostrartelo, solo Dio lo sa! Anche per stasera potrò solo continuare ad ascoltare la tua furia attraverso questa musica, potrò solo andare in quella maledetta osteria, di nuovo, per cercare di non pensare a te almeno fino a quando dura la sbornia…ma che cosa sto pensando…anche volendo…il tuo pensiero mi martella la mente persino quando dormo. Sei una bellissima e maledetta persecuzione, madamigella Oscar, sei la morte di cui voglio morire, sei la ragione per cui voglio continuare a vivere. Sei la mia pazzia…".
Quella notte André la passò nella solita osteria e tornò a casa alle prime luci dell'alba. Ormai era diverso tempo che lui ed Oscar non andavano più a bere insieme. Lei cercava sempre una scusa per stare sola e rinchiudersi nei suoi pensieri, quindi André si era ripromesso di rispettare il suo dolore. Non c'era nessuno però che si preoccupasse della stessa angoscia che provava lui. Questo però non era di alcuna importanza…no, la cosa che più gli premeva era il dolore di Oscar, anche se lei non lo sapeva e non doveva saperlo, anche se in fondo questo non avrebbe mai potuto cambiare niente… Era però così inevitabile essere disperato per André quando lo era anche lei, sorridere quando lo faceva anche lei. Amarla quando lei non lo amava.

 


Fine Prima Parte

Linda V. (mail to: lea869@hotmail.com )