CONSIDERAZIONI DI UNA VITA

Parte Prima

 

Oscar aveva lasciato un biglietto, un foglio bianco con poche e chiare parole.
Mme de Jarjayes sedeva su una poltrona, di fronte al ritratto che Oscar si era fatta fare; tra le mani aveva quel biglietto. Lo aveva raccolto dal pavimento dove suo marito l'aveva lasciato cadere, indignato, offeso dal comportamento di quella figlia impulsiva e disobbediente.
Ve ne siete accorto troppo tardi. Avete impegnato più di trent'anni per accorgervi che non è mai stata chi avete creduto che fosse. Aveva gli occhi pieni di lacrime. Perché hai fatto una cosa del genere, Oscar? Non hai pensato a me, a me che ti ho portata nel grembo?
Continuando a guardare il volto di sua figlia nel quadro - Il pittore è riuscito a cogliere alla perfezione il suo sguardo - tornò con la mente al passato, come se così facendo avesse potuto cambiare qualcosa. Le immagini della sua vita con Oscar le tornavano a lampi e ciascuna portava con sé il profumo di un passato che le sembrava appartenesse ad un'altra persona, non a lei.
Giovanissima, aveva sposato il generale Jarjayes, un uomo bello, ma rude, come tutti i soldati. Egli non aveva mai avuto parole d'amore per lei che da bambina sognava serenate e poesie; però l'aveva sempre rispettata e si fidava di lei, anche se spesso la lasciava per lunghi periodi da sola nel suo palazzo vicino Versailles, quando prendeva parte alle campagne militari. Era rimasta incinta e aveva dato alla luce una bambina. Il generale Jarjayes era apparso deluso, ma non rassegnato. Erano giovani entrambi ed un erede maschio sarebbe arrivato certemente. Rimase incinta una seconda volta. Nacque un'altra femmina. Rimase incinta una terza volta e una quarta e una quinta. Femmine. Dio solo sa quanto pregò il Cielo che la sesta creatura che cresceva dentro di lei fosse il tanto atteso maschio. Trascorsero i nove mesi più angosciosi della sua vita. So che non potrò sostenere un'altra gravidanza. Signore, fa che questa volta sia l'erede che mio marito si aspetta da me. Questa sua preghiera fu esaudita, ma non nei termini che aveva pensato. Nel giorno del Signore 25 dicembre 1755 Mme de Jarjayes diede alla luce la sua sesta bambina. Quando la levatrice gliela mise tra le braccia le sembrò così fragile e così bella. Aveva dei vispi occhietti azzurri che la guardavano curiosi. Avrebbe voluto darle il suo nome, Louise Marguerite Emilie.
A quasi trentaquattro anni di distanza, accasciata su una poltrona in quel caldo pomeriggio del 13 luglio, Mme de Jarjayes rivedeva ancora se stessa nel grande letto a baldacchino, circondata da una levatrice e da alcune cameriere. Il cielo era plumbeo il giorno di Natale, l'aria era pesante. Nel palazzo si respirava una forte tensione. Il generale Jarjayes era in piedi davanti ad una finestra della stanza accanto a quella in cui alcune donne si affaccendavano attorno alla partoriente. Un lampo attraversò il cielo e dalla stanza si udì un vagito. Era il primo pianto di suo figlio! Spalancò la porta per vedere il suo bel maschietto. No! Il destino si stava nuovamente beffando di lui! Era un'altra femmina. Quanto male le avete fatto in seguito. Poi l'aveva presa in braccio. La piccola piangeva.
"Non so cosa farmene di una figlia. Nella casa di un generale c'è assoluto bisogno di un figlio maschio. Ormai ho deciso, crescerai come un ragazzo. Ascoltatemi bene: il suo nome è Oscar ed è mio figlio!"
Oscar François. Che nome orribile per una bambina. Sembrava troppo importante per quel corpicino. La decisione era stata presa troppo in fretta. Lei avrebbe voluto avere la forza di strappare la sua bambina dall'influenza del padre, ma le mancò il coraggio.
Oscar crebbe credendo di essere veramente un maschio. Al suo fianco fu posto André. Aveva un anno più di lei ed era una presenza discreta e indispensabile. Indispensabile per Oscar che lo considerava un amico, un fratello e indispensabile per Mme de Jarjayes che sapeva che André non avrebbe mai approfittato di Oscar e, anzi, sarebbe stato al suo fianco per proteggerla e sostenerla.
Erano ancora dei bambini quando il generale regalò loro delle spade. Era inevitabile che tornassero a casa dopo essersi battuti in giardino con le camicie strappate e qualche graffio. Oscar non si lamentava mai, non si impressionava alla vita del sangue. Hai sempre dimostrato di avere tanto coraggio, figlia mia. Quando compì quattrordici anni divenne capitano della Guardia Reale. Per conquistare quel posto aveva dovuto battersi a duello con un altro giovane, il conte Girodel. Suo padre le aveva detto di scegliere se accettare quella nomina, quindi accettare di vivere come un uomo, oppure rinunciarvi, ma di fatto le aveva imposto la sua scelta. Le aveva ordinato di indossare l'uniforme per presentarsi alla corte di Versailles la prima volta. Sulle prime, Oscar non aveva accettato, poi si era piegata al volere di suo padre. Non era stata una decisione passiva la sua, ma il frutto di una scelta che infondo aveva maturato da sola. Per quattordici anni aveva vissuto come un maschio, come avrebbe potuto cambiare? A quel punto scegliere di essere una donna era come scegliere di diventare un'altra persona. Quel giorno Mme de Jarjayes aveva ancora sperato che Oscar decidesse di indossare quell'abito che Nanny le aveva preparato. Ma quando Oscar aveva indossato l'uniforme militare il suo sogno di vederla vivere come una donna era svanito per sempre.

Anche così, l'aveva sempre resa orgogliosa di lei. Quando Oscar sventò un piano ai danni della nuova Delfina di Francia la principessa Maria Antonietta, la sua popolarità a corte crebbe notevolmente. Non mancarono nemmeno le invidie, le gelosie nei confronti di quell'amicizia che tutti avevano visto nascere sin dal primo giorno tra Oscar e la principessa Maria Antonietta. La stessa Mme de Jarjayes rimase vittima della macchinazione di una donna arrivista e senza scrupoli quale Mme du Barry. La Contessa du Barry avrebbe voluto assicurarsi i servizi di madamigella Oscar e per raggiungere il suo scopo non aveva esitato a ricattare la madre. Povera Mme de Jarjayes. Era stata divisa tra Mme du Barry, donna di dubbia moralità, ma pur sempre favorita di Sua Maestà il Re Luigi XV, e la principessa Maria Antonietta, futura Regina di Francia. Solo l'intervento di Oscar aveva evitato che la furia di Mme du Barry si abbattesse su Mme de Jarjayes. Mme de Jarjayes aveva deciso di servire la principessa Maria Antonietta e non si pentì mai della sua scelta, nemmeno ora che la situazione stava precipitando, con tutte quelle rivolte e gli attacchi di qualche rivoluzionario.
A corte Oscar era molto ammirata. Certamente destava scalpore la sua situazione nell'esercito a causa della sua condizione di donna, ma tutti conoscevano il valore e il coraggio di quella ragazzina di quindici anni che non avrebbe esitato a rischiare in prima persona pur di manterene la sicurezza per i due giovani sposi che alla morte del Re Luigi XV avrebbero governato la Francia.
Oscar era molto abile anche nella caccia alla volpe. Mme de Jarjayes ricordava che lo venne a sapere dalla principessa Maria Antonietta a cui il Delfino aveva confessato, vergognandosene, che madamigella Oscar aveva abbattuto la volpe che, impaurita e frastornata, stava per saltargli addosso.
Mme de Jarjayes si inorgogliva ogni qual volta la principessa Maria Antonietta elogiava Oscar. La principessa aveva una grande stima per il suo capitano delle guardie e non lo nascondeva. Quando divenne Regina per prima cosa fece assegnare ad Oscar il grado di colonnello e la colmò di regali. Oscar li rifiutò, volle addirittura continuare ad essere pagata come prima. Mme de Jarjayes aveva subito capito che l'estrema sensibilità della figlia le aveva permesso di comprendere il problema fondamentale di una crisi che si preannunciava. La netta separazione tra classi sociali, una ripartizione squilibrata delle ricchezze del regno avevano esasperato il popolo, da anni oppresso, affamato, vessato da tassazioni inique. Era stata proprio Oscar a farle aprire gli occhi su quella realtà tanto vicina eppure così ignorata. Ma da questo a combattere per il popolo... Oscar...
Oscar aveva sempre dimostrato di avere un cuore generoso, era sempre pronta a soccorrere chiunque si trovasse in difficoltà, come quella volta che aveva pagato le spese per le cure del figlio di un contadino della loro tenuta di Arras. Oscar si era commossa nell'apprendere la storia di estrema miseria che obbliga un padre a dover sacrificare suo figlio pur di non vendere l'unico bene, una mucca, che avrebbe mantenuto il resto della famiglia.
Si era dimostrata generosa anche nei confronti di Rosalie. Che fine avrà fatto quella cara ragazza?
Rosalie era apparsa nella loro vita con un fulmine a ciel sereno. Era stato, sì, quella sera che si era sentita male mentre era a Versailles con la Regina Maria Antonietta. Oscar l'aveva raggiunta immediatamente e l'aveva accompagnata a casa. Appena giunte nel cortile di palazzo Jarjayes, mentre scendeva dalla carrozza, una ragazza era uscita dal buio e si era avventata su di lei con un coltello ben stretto tra le piccole mani. Oscar l'aveva fermata appena in tempo. Quando la giovane si fu presentata ed ebbe spiegato le ragioni del suo gesto, Mme de Jarjayes provò per lei tanta tenerezza. Doveva aver vissuto la sua ancor giovane vita tra i vicoli di Parigi e di certo ignorava la vita di corte, se aveva scambiato Palazzo Jarjayes per la Reggia di Versailles e credeva di poter trovare là l'assassina della madre adottiva e la sua vera madre.
Sentì molto la mancanza di Rosalie quando decise di lasciare la famiglia Jarjayes che l'aveva accolta con tanta benevolenza, per andare a vivere con la contessa di Polignac. Stava cominciando a considerarla come la sua figlia mancata. Certamente anche Oscar aveva sentito la sua mancanza, ma non l'aveva mai dato a vedere. Aveva sempre tenuto nascosti i suoi sentimenti.
Oscar aveva sofferto molto nella sua vita, soprattutto in quegli ultimi tempi. Non aveva mai dato a vedere il suo dolore, il suo sconforto, ma lei lo capiva. Sono tua madre, Oscar. Ho sempre letto nel tuo cuore, anche se non sempre ho capito i perché delle tue azioni. Non ti sono mai stata vicina, non ti ho mai stretta fra le mie braccia, mi sono persa molti momenti importanti della tua crescita e della tua carriera. Non posso capirti fino in fondo, ma sento il dubbio e il malessere che nascondi dietro il tuo sguardo duro e freddo. A causa di quella distanza, della mancanza di complicità tra madre e figlia era da ricercare nell'atteggiamento possessivo di quel padre che considerava sua figlia come qualcosa di sua esclusiva proprietà.


Fine Parte Prima

Silvia (mail to: marinto1755@yahoo.it )