MENTRE UN ANGELO DORME
Parte Seconda
Dopo qualche giorno, era
ritornata dalla Regina per pregarla di far allontanare le truppe da Parigi, ma
lei aveva rifiutato categoricamente. Quel giorno, salutandosi, si dissero
"Arrivederci", ma le lacrime che scorrevano dai loro occhi, tradivano le vere
parole che uscivano dal cuore di ognuna: "Addio".
Pensando a tutto ciò non si rese conto che s’era fatto tardi ed era ora di
andare a letto. Si infilò la camicia da notte e si mise sotto le coperte.
Purtroppo questi brutti pensieri non l’abbandonavano. Non poteva fare a meno di
pensare a tutte le cose che erano successe, soprattutto in quegli ultimi tempi.
Com’era stata triste la sua vita… vivere come un uomo soffocando quegli istinti
che normalmente nascono in una donna, scoprirsi poi innamorata del Conte di
Fersen che la considerava soltanto come un’amica. Poi, nel momento in cui stava
per riprendersi dalla delusione, scoprire che André era pazzamente innamorata di
lei anzi, che l’aveva sempre amata, senza che lei avesse avuto modo di
accorgersene. Questa era la cosa che la faceva soffrire di più: sapere che André
l’amava da sempre e che lei non ne era mai venuta a conoscenza… o che forse, non
voleva venirne a conoscenza. Dall’episodio del Cavaliere Nero aveva capito che
il suo migliore amico era forse di più che un migliore amico, ma lei, forse per
non soffrire, cosa che era accaduta a causa di Fersen, aveva voluto nascondere a
sé stessa i suoi sentimenti. Come era stata crudele con André…! Pur conoscendo i
suoi sentimenti, l’aveva trattato malissimo quando gli aveva detto che non
avrebbe avuto più bisogno di lui, e lui le era comunque rimasto accanto. Oh
Dio…. La vita le stava sfuggendo davanti agli occhi e lei non poteva fare
niente, non poteva rimediare a tutti gli errori commessi in passato, tutte le
cose che avrebbe potuto fare e che non aveva fatto.
Cominciò a piangere. Cercava di ricacciare via tutte quelle lacrime che le
scorrevano incessabili lungo il viso ma non ci riusciva. I rimorsi non le davano
pace. Si sentiva presa dalla sua stessa trappola.
Era già da tanto tempo che piangeva. Alzò lo sguardo e guardò verso l’orologio
dorato posto sul commode della sua camera. Erano le 23:00 circa e tutti erano
andati a dormire. Si sentivano solo i suoi singhiozzi.
Non trovava pace così prese un candelabro e uscì dalla sua camera. Mentre
camminava a piedi nudi nel lungo corridoio, intravide la porta della camera di
André.
"Chissà se sta dormendo" pensò "voglio andare a vedere…. No aspetta!… ma cosa ti
prende, Oscar? Calmati" si disse.
Niente… non riuscì a calmarsi. Ancora aveva quei brutti pensieri e pensò che con
André avrebbe potuto confidarsi. Entrò silenziosamente.
André era coricato sull’ampio letto a baldacchino, a torso nudo, con il lenzuolo
che gli arrivava alla vita. Oscar, pur promettendosi di essere silenziosa,
attraversando la soglia della porta stava per inciampare su qualcosa; André si
svegliò:
"Ehi! Chi è? Ah… sei tu Oscar… ma… che cosa ci fai qui…?" disse con voce
assonnata.
Oscar avrebbe voluto dirgli: "André, non so cosa devo fare: non so se
abbandonare l’uniforme o no" ma riuscì a dire solamente, mentre le lacrime
ritornavano a rigarle il volto: "André… posso rimanere qua con te…?"
André, vedendola in quello stato, si limitò a farle un cenno di assenso e a
farle posto nella parte sinistra del grande letto.
André era rivolto verso Oscar, mentre lei gli dava le spalle: era una situazione
alquanto imbarazzante per lei. Essere nello stesso letto di un uomo, per di più
l’uomo che amava, era forse troppo per lei. André si addormentò mentre la
guardava. Oscar invece, era sveglia:
"André… come sono potuta essere così cieca…" cominciò a dire a bassa voce "… io…
solo adesso capisco quanto ti ho fatto soffrire. Tu mi sei sempre stato vicino,
come un angelo custode, al mio fianco ed io… io ti ho trattato molto spesso con
disprezzo, come quando ti ho detto che qualunque fosse stata la situazione dei
nobili, non ti saresti dovuto preoccupare visto che non sei un nobile e tu mi
sei stato comunque accanto, rischiando anche la tua vita per salvarmi".
Alla sua destra André, non
stava dormendo, a differenza di ciò che lei pensava; aveva sentito tutto ciò che
aveva detto; era un po’ perplesso, ma felice: Oscar aveva pronunciato le parole
che lui aveva sempre sognato: Oscar finalmente aveva capito che non poteva
essere ciò che non era, a dispetto di tutti gli insegnamenti del padre. Preferì
non dirle niente e continuò a far finta di dormire: se le avesse detto qualcosa
probabilmente l’avrebbe messa in una situazione d’imbarazzo, visto l’ora e il
luogo in cui si trovavano. Pensò però che non poteva rimanere così inerme e,
sempre continuando a far finta di dormire, mise con grande delicatezza il suo
braccio alla vita di Oscar, per farle sentire che lui era lì, che l’avrebbe in
qualche modo confortata.
Oscar sobbalzò a quel contatto: non si aspettava minimamente un gesto simile
anche se nel profondo del suo essere, forse aveva sperato che succedesse
qualcosa del genere; ma poi, come presa da un istinto che neanche lei poté
controllare, si avvicinò a lui sfiorando il suo petto con le spalle:
"Ma che stai facendo!" pensò Oscar "come m’è potuta venire in mente una cosa
simile, fortuna che André sta dormendo".
Lui l’abbracciò per la vita e la tenne stretta a sé. Oscar capì che André non
stava dormendo e che probabilmente, aveva sentito tutto; forse avrebbe dovuto
allontanarsi da lui, scusarsi per averlo disturbato, e andare via, ma ormai… il
Comandante Oscar François De Jarjayes stava andando via per lasciare posto a
Oscar François.
Si girò verso di lui, che ancora le cingeva la vita:
"André io…"
Non ci fu bisogno di parole. André l’abbracciò con amore, e Oscar trovò conforto
con la sua testa appoggiata sul petto di lui. Alzarono il viso e si diedero un
bacio: intenso, travolgente. Si staccarono. Respiravano con affanno, come dopo
una lunga corsa.
Questo fu solo l’inizio di una bellissima notte, in cui i due giovani si
amarono, dimostrando così il loro amore, che era stato a lungo tormentato per
via di paure, dubbi, rimorsi.
Il giorno dopo Oscar si
svegliò e ciò che vide le mozzò il fiato: Andrè era disteso su di lei,
addormentato sul suo seno. Allora questo era l’amore, amare una persona dal
profondo, con il corpo e l’anima. Gli carezzò i capelli; André si svegliò:
"Mi hai tenuto stretta, avevi paura che me ne andassi via…?"
"Si…" disse ridendo "pensavo che fosse solo un sogno"
"No André, non è un sogno; io sono qui… io ti amo André… ti amo più della mia
stessa vita"
"Anch’io ti amo, Oscar".
E si baciarono ancora, a lungo.
"André, è meglio che ti rivesti… se tua nonna venisse…"
"Si Oscar, credo che sia meglio. Ti immagini se ci vedesse adesso, che cosa
direbbe?"
"Sicuramente non direbbe niente… rimarrebbe solo con la bocca aperta dallo
stupore"
"Già… per lei siamo sempre "i suoi piccoli bambini".
E risero fragorosamente. Risa che venivano direttamente dal cuore.
André si rivestì, diede un altro bacio alla sua amata e le disse:
"Oscar, ti aspetto in cucina"
"Va bene André, il tempo di rivestirmi e sono lì da te".
André uscì dalla stanza. Oscar era ancora sul letto, in mezzo alle lenzuola:
aveva un viso bellissimo, radioso: era felice.
Si rivestì e scese le scale. Arrivò in cucina. André le lanciò una mela che fu
presa al volo.
"Oscar, ti va di fare una passeggiata fino al fiume?"
"Si"
"Allora andiamo" e la prese per la mano, quasi scappando.
"Aspetta André!! Almeno fammi finire di mangiare…! E tua nonna…?!"
"Che importa Oscar, finirai di mangiare la mela mentre andiamo, dai"
"Si André… ma…"
Presero i cavalli dalle scuderie e andarono via al galoppo. Quando arrivarono al
fiume si sedettero sotto un albero di pesco, ancora in fiore.
"André, perché mi hai portato qui?"
"Oscar, ricordi, questo è il posto in cui stavamo annegando quando eravamo
ancora piccoli".
"Come potrei dimenticarlo. Tu avevi sei anni ed io cinque. Ma… non capisco che
c’entra"
"Ricordi che cosa è successo qui Oscar…? Ricordi quel giorno, dopo il duello con
il Conte Girodel, quando ci siamo presi a botte?"
"Si André".
"Bene, sono voluto tornare qui perché… ecco… questo per me è "il nostro posto"
Oscar, questo è il posto in cui tante e tante volte siamo venuti, quando eravamo
ragazzi".
Oscar all’improvviso si adombrò:
"Cosa c’è Oscar, perché sei triste" le disse mentre la cingeva con un abbraccio.
"Vedi André… stavo pensando che… io, non so… forse dovrei abbandonare
l’uniforme. Non mi sento di combattere una guerra persa in partenza, perché io…
so di essere una nobile ma… non voglio combattere contro il popolo".
"Oscar, io sono contento che tu abbia fatto questa scelta ma… ne sei sicura, sei
sicura di voler abbandonare l’uniforme?"
Si guardarono negli occhi, che tradivano la tristezza di ognuno di loro. André
l’abbracciò forte. Oscar capì qual’era la cosa giusta da fare: abbandonare
l’uniforme e seguire André ovunque sarebbe andato, anche in capo al mondo.
Rimasero così, abbracciati, mentre il sole con i suoi raggi li riscaldava,
quello stesso sole che qualche giorno dopo, sarebbe stato testimone di un grande
avvenimento: la caduta della Bastiglia.
Fine
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