GLI APPARTAMENTI PRIVATI


L'APPARTAMENTO DEL RE

Tradizionalmente il re disponeva di due appartamenti: un appartamento di parata per gli atti ufficiali ed un appartamento interno per la vita privata. Ma dopo l'installazione definitiva della Corte a Versailles nel 1682 e la morte della regina Maria Teresa l'anno successivo, Luigi XIV fece sistemare un appartamento intorno al cortile di Marmo, che divenne il suo principale ambiente di vita. Vi compì sia atti pubblici che privati, conferendo a questi ultimi un carattere più ufficiale. Questa vita di eterna rappresentanza, in cui ogni momento era regolato dall'etichetta, fu ripresa dai suoi successori, che fecero però sistemare spazi più propizi alla vita privata. Ma fino alla fine dell'Ancien Régime, l'appartamento del Re rimase il luogo di rappresentazione del potere. Nel suo stato attuale, l'appartamento del Re comprende cinque stanze: una sala di guardie, due anticamere, una camera e il gabinetto del consiglio.


Copia da Claude Lefebvre, Ritratto in piedi di Luigi XIV, re di Francia e di Navarra (particolare), 1670 circa.








LA SCALA DI MARMO
Questa scala, detta anche «scala della Regina», era la più frequentata della Corte in quanto portava all'appartamento del Re, al Grande Appartamento della Regina e, sotto Luigi XIV, all'appartamento di Madame de Maintenon, con cui il Re si sposò segretamente alla morte della regina Maria Teresa. La scala fu costruita nel 1681 come «pendant» alla scala degli Ambasciatori, situata sull'altro lato del cortile. La ricchezza della sua decorazione è dovuta soprattutto ai pavimenti e ai pannelli composti da vari marmi. Questi marmi, estratti dalle cave del regno, di cui Colbert aveva ordinato l'esplorazione e l'utilizzazione, sono eccezionali sia per la qualità del materiale che per quella della lavorazione.















L'ANTICAMERA DELL'OCCHIO DI BUE

Questa seconda anticamera, situata dopo la sala delle Guardie e l'anticamera del Grand Couvert del Re, in cui i cortigiani aspettavano di essere ammessi nella camera del Re, trae il suo nome dalla finestra ovale che si trova nel fregio del soffitto. Le sue dimensioni e la sua decorazione sono il risultato di trasformazioni ordinate da Luigi XIV nel 1701 per sostituire due stanze quasi uguali esistenti da diciassette anni: una piccola anticamera e la camera del Re. Quest'ultima era diventata troppo piccola, vista l'affluenza dei cortigiani presenti al
«Lever» del Re. Luigi XIV la fece quindi trasferire nella sua attuale posizione. La nuova anticamera, più grande, fu decorata con un nuovo stile, in quanto Luigi XIV, stanco del fasto, voleva «dell'infanzia dappertutto». Il girotondo di bambini che orna il fregio corrisponde a questa esigenza ed annuncia, con la sua grazia, l'arte del XVIII secolo. Vi si può ammirare in particolare il dipinto di Jean Nocret, La famiglia di Luigi XIV nel 1670 rappresentata in veste mitologica, proveniente dal castello di Saint-Cloud.










IL RE SI ALZA - IL «LEVER» E IL «COUCHER» DEL RE SOLE


Scuola Francese, Album dell'Incoronazione di Luigi XIV: Il re si alza (particolare), XVIII secolo. Parigi, Museo del Louvre

Luigi XIV impone alla corte di Versailles un rito per ogni azione quotidiana. A cominciare dal
«Lever». Questo momento è molto importante e il re ama avere una numerosa corte intorno al suo letto: partecipare assiduamente al «Lever» è importante se si vuole ottenere un favore dal re. Tutti i giorni alle 8.30, il primo valletto di camera, che ha dormito accanto al re in un letto di veglia, apre i pesanti tendaggi di passamaneria e pronuncia la frase abituale: «Sire, è ora». Inizia così il «Petit Lever» e viene lanciata la "meccanica" reale destinata ad accogliere i nobili e i servitori che si succederanno nella camera. La nutrice abbraccia per prima il sovrano, seguita dai medici che controllano la salute del re. Il primo gentiluomo di camera dell'anno, avvertito dal valletto di camera, prende possesso della porta e svolge il ruolo di usciere. Annuncia al re le persone che desiderano entrare. A seconda del rango, entrano per primi coloro che hanno il diritto di vedere il re ancora a letto; poi, durante il «Grand Lever», coloro che possono vederlo in poltrona e in vestaglia; infine tutta la corte, che accorre per vederlo vestirsi. Alla fine di questo cerimoniale, secondo Molière, vi sono circa 150 persone che tentano di "assediare la portantina". Di sera, il cerimoniale si ripete ma in senso inverso. Mentre il sovrano saluta tutti, la camera è ancora piena. Luigi XIV viene progressivamente spogliato, rischiarato da una persona a cui ha fatto l'onore di tenere il candeliere. Questa distinzione, secondo Saint-Simon, è molto visibile «visto che il Re aveva l'arte di dare importanza a gente da poco». L'uditorio, incoraggiato dagli uscieri che declamano «Su, signori, passate», esce progressivamente dalla stanza. Il primo valletto di camera si ritrova da solo con il re e chiude i chiavistelli all'interno prima di coricarsi accanto al letto del re.
Luigi XV e Luigi XVI conservano il cerimoniale del «Lever» e del «Coucher», che tuttavia semplificano molto: dal 1738, infatti, dormono in una camera più piccola e tutte le mattine e le sere attraversano il gabinetto del Consiglio in vestaglia per alzarsi e coricarsi pubblicamente nella grande camera di Luigi XIV, divenuta camera da parata.





LA CAMERA DEL RE




Fu nel 1701 che la camera del Re, autentico cuore della vita di Corte, occupò questa posizione al centro del castello. Quando il re vi si trovava, il suo accesso era rigorosamente regolato dall'etichetta, ma quando era assente, poteva essere visitata da tutti, il che stupiva già i contemporanei. Luigi XIV vi dormiva, ma i suoi successori si fecero sistemare un'altra camera, più piccola e più comoda. Continuarono tuttavia ad osservare i riti del «Lever» e del «Coucher». Luigi XIV tornava nella sua camera verso le 13, per il pranzo detto «petit couvert»: era solo a tavola, ma mangiava in presenza degli uomini di corte. La camera era anche il luogo delle udienze private (o cerimonie per gli ambasciatori) e dei giuramenti per le cariche più importanti. È l'unico spazio del castello che non è stato trasformato dai suoi successori, i quali hanno conservato i capolavori delle collazioni reali incastrate nei rivestimenti in legno delle pareti.
Dopo la Rivoluzione la stanza ha conservato la sua decorazione originale e, in particolare, alcuni quadri: I quattro Evangelisti e L'Obolo di Cesare di Valentin de Boulogne, San Giovanni Battista di Caracciolo, Maria Maddalena del Domenichino, l'Autoritratto e il Ritratto del marchese di Moncade di Van Dyck.





IL GABINETTO DEL CONSIGLIO



Durante il regno di Luigi XIV questo spazio era occupato da due gabinetti: in uno dei due, situato accanto alla camera, il Re convocava ogni giorno il consiglio, dalle 11 alle 13: «La domenica, e a volte anche il lunedì, vi era il Consiglio di stato, il martedì il Consiglio delle finanze; il mercoledì il Consiglio di Stato; il sabato il Consiglio delle finanze [...]. Il giovedì mattina il gabinetto era quasi vuoto. Era anche il grande giorno dei Bastardi, dei Bâtiments, dei valletti interni, perché il Re non aveva niente da fare. Il venerdì dopo la messa era il momento della confessione, illimitato, che poteva durare fino alla cena» (Saint Simon, Mémoires).
Nel 1755 Luigi XV riunì il gabinetto del Consiglio e quello delle Parrucche di Luigi XIV e ne fece una sola stanza, i cui rivestimenti in legno, disegnati da Gabriel e scolpiti da Antoine Rousseau, evocano vari dipartimenti del governo, come la marina e la guerra. Per oltre un secolo, tutte le grandi decisioni politiche furono prese in questo gabinetto, anche la partecipazione alla guerra d'Indipendenza degli Stati d'America.