Il testo qui sotto è tratto da un'edizione del 1954 de "Le Donne della Rivoluzione" di Jules Michelet. Purtroppo il libro non è in mio possesso per cui non so darvi note dettagliate sul volume. Non detengo nessun copyright di contenuto, né di testo.

 

CAMILLE DESMOULINS ARRINGA IL POPOLO INCITANDOLO AD INSORGERE

 

L’uomo che dominò quella folla di circa seimila persone furibonde fu un giovane avvocato, Camille Desmoulins, il più entusiasta ed il più agitato fra i rivoluzionari.

Camille Desmoulins incita il popolo alla ribellione nei giardini del Palais Royal


Salito sopra una tavola, incitò con parole infuocate la nazione a vendicare con le armi l’affronto fatto a sé stessa nella persona di Necker, e a ornarsi della coccarda simbolica del patriottismo. E, levando una pistola, terminò con queste parole: “Cittadini, all’armi! All’armi! Prendiamo tutti la coccarda verde, che è il colore della speranza. Ecco là l’infame polizia. Essa mi guardi, mi osservi bene; son io che chiamo alla libertà i miei fratelli. Almeno gli sbirri non

 mi prenderanno vivo e avrò una morte gloriosa; l’unica sventura ch’io temo è di veder la Francia piombata di nuovo nella schiavitù!”.

Mentre il popolo, guidato da Desmoulins e ornato di foglie strappate agli alberi, portava in trionfo i busti di Necker e del duca d’Orléans presi in un museo, s’incontrò vicino a Place Vendôme col reggimento di Royal-Allemand, le truppe di Besenval.
Il principe di Lambesc, comandante, fa caricare la folla: parecchie persone sono ferite, fra cui una guardia francese. Fu la scintilla. Le Guardie Francesi, accantonate vicino alla piazza Luigi XV, intervengono e sparano contro le truppe. Lambesc si ritira verso il giardino delle Tuileries, lo fa scombrare a viva forza e, nel parapiglia, un vecchio rimane ucciso. Frattanto le truppe, che circondano Parigi, si concentrano in città. Il terrore s’impadronisce di tutti; la folla accorre al Palazzo di Città per chiedere armi.

A Versailles, quando l’avvenimento fu risaputo, nessuno vi aveva annesso grande importanza; Besenval ritirò le sue truppe, abbandonando la città a se stessa, e

Camille Desmoulins incita il popolo ad ornarsi delle foglie strappate dagli alberi, incitandoli alla rivolta.

ordinò che fossero concentrate a Versailles, insieme ad altre che vi erano state chiamate.
Parigi rimase così in balia dei briganti, piovuti dalla provincia, e delle truppe della Guardia Francese che si erano ammutinate: la plebe allora, senza alcun ritegno, si abbandonò a tumulti ed eccessi di ogni sorta.

Nel frattempo, mentre i turbolenti e la marmaglia scorazzavano armati per le vie, incendiando alcuni palazzi e rubando a man salva persino nei conventi, al Palazzo di Città il Municipio organizzava un governo provvisorio e i cittadini, riuniti nei loro distretti elettorali, si adoperavano per formare una guardia civica che assicurasse almeno il servizio di polizia, di cui la cittadinanza era rimasta sprovvista. Seria veramente era la minaccia brigantesca e tutti chiedevano una difesa contro la plebaglia rapinatrice.

Il 13 luglio segnò un crescendo spaventoso nel movimento rivoluzionario, e la giornata trascorse agitatissima, fra continui allarmi e tumulti.

Il mattino del 14 luglio quasi quarantamila uomini invasero l’arsenale degli Invalidi, impadronendosi delle armi che, contrariamente all’ordine impartito dal governo, non erano state rese inservibili dai soldati incaricati della custodia.