IL FEMMINISMO AL TEMPO DELLA RIVOLUZIONE

Nel mondo occidentale significativi accenni di cambiamento del ruolo occupato dalle donne si registrarono alla fine del XVIII secolo quando la diffusione delle idee di eguaglianza proprie dell'Illuminismo avviò un processo di emancipazione di tutti i gruppi sociali tradizionalmente emarginati. Così, nel corso della Rivoluzione Francese, un Cahier des doléances des femmes venne presentato all'Assemblea costituente e, nel 1791, la letterata Olympe de Gouges (1748-93) pubblicò la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina in cui, ripercorrendo articolo per articolo la Dichiarazione del 1789, affermava esplicitamente che anche alle donne andava riconosciuta la libertà di pensiero e di opinione e che esse dovevano poter accedere alle cariche politiche e agli impieghi. De Gouges, che usava ripetere "le donne hanno il diritto di salire sulla tribuna degli oratori perché è a loro riconosciuto quello di salire sul patibolo", era destinata a verificare personalmente qualche anno dopo la verità, soltanto parziale, della sua affermazione: arrestata e processata per aver dichiarato pubblicamente che anche il re aveva diritto a una difesa, venne condotta alla ghigliottina nel novembre del 1793 con una condanna che le imputava, fra l'altro, di "aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso". L'Assemblea costituente intanto, su proposta di Robespierre, respingeva la tesi dell'uguaglianza politica dei due sessi e, qualche anno dopo, lo stesso Codice civile napoleonico (1804), nonostante sia stato un modello di modernità giuridica per molti paesi, continuò a sancire l'inferiorità delle donne ribadendo che su di esse dev'essere esercitata l'autorità del padre o del marito.